Battesimi, funerali e inchini. Così la criminalità usa (da sempre) simboli e riti

20/09/2015 di
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funerale-casamonica-roma-2015È da sempre che la criminalità organizzata utilizza simboli e riti religiosi per dimostrare il suo potere e ostentare al mondo la sua esistenza. Il funerale di Vittorio Casamonica a Roma ne è stato un esempio, così come oggi l’iniziativa dei manifesti affissi nel catanese per il battesimo del figlio di un pregiudicato locale. Il santuario della Madonna della Montagna, a Polsi (Reggio Calabria), nel cuore dell’Aspromonte, indicato in diverse inchieste della magistratura come luogo d’incontro – in concomitanza con la festa dell’1 e 2 settembre che richiama migliaia di fedeli – delle cosche di ‘ndrangheta per decidere di affari e strategie, ha fatto storia.

Ancora più celebri gli «inchini» nel corso delle processioni: sono diverse quelle finite nel mirino degli investigatori per il sospetto di una strumentalizzazione da parte della ‘ndrangheta con gli “omaggi” rivolti alle abitazioni dei boss locali. Uno degli episodi più eclatanti è stato quello di Oppido Mamertina, che ha spinto il vescovo di Oppido-Palmi, mons. Francesco Milito, a sospendere a tempo indeterminato lo svolgimento di tutte le processioni della sua diocesi. E proprio in quella diocesi c’è stata, poco dopo quella di Oppido e prima del provvedimento del vescovo, una processione nel corso della quale la statua di San Procopio si è fermata davanti all’abitazione in cui abita la moglie di Nicola Alvaro, 70 anni, detenuto da anni e ritenuto dagli investigatori un elemento di spicco dell’omonima cosca. Una consuetudine, quella dell’«inchino», che ha portato a un giro di vite dei vescovi della Calabria sulle feste e processioni religiose, per contrastare eventuali infiltrazioni da parte della criminalità organizzata. La Conferenza episcopale regionale ha predisposto un vero e proprio vademecum nel quale sono contenute le direttive per i sacerdoti.

Ed è un’abitudine che sconfina pure nelle altre mafie: è dell’anno scorso un altro caso esploso in occasione della processione della Madonna del Carmelo nel quartiere Ballarò di Palermo, dove i padri carmelitani si sono dovuti difendere dall’accusa di aver fatto fermare il corteo per tributare «onori» al boss Alessandro D’Ambrogio in cella al 41 bis. Infine, l’ultima ostentazione di tipo mafioso che ha scatenato violente polemiche, il funerale del boss dei Casamonica a Roma in una chiesa del quartiere Tuscolano. Esequie che, come nel caso dei funerali dei boss di ‘ndrangheta, si sono trasformate in momenti celebrativi che hanno sfiorato l’idolatria e il fanatismo, con la foto del boss defunto vestito da Papa e la scritta «Re di Roma».