Sperlonga, dopo gli insulti ai giornalisti il delegato del Comune chiede scusa

Chiede scusa ai giornalisti il delegato alle politiche giovanili del Comune di Sperlonga, Alessandro Saccoccio, che aveva pesantemente insultato la categoria attraverso facebook, definendo i giornalisti «feccia della società».
Ieri l’ufficio stampa del Comune di Sperlonga ha diffuso la nota con le scuse di Saccoccio: “Desidero scusarmi con i giornalisti, per aver offeso una categoria professionale nel pieno esercizio del proprio lavoro. Una recente discussione avvenuta su Facebook, in calce ad un articolo in cui si raccontava l’esecuzione del sequestro dell’hotel Ganimede di Sperlonga, ha scatenato diverse reazioni, tra cui la mia. Sconforto e rabbia mi hanno sopraffatto per la profonda amicizia che mi lega ad alcuni dipendenti della struttura alberghiera a cui sono stati posti i sigilli. Quelle emozioni mi hanno portato d’istinto scrivere una frase sbagliata, che può essere stata percepita come uno sfogo gratuito contro chi svolge il suo lavoro. Esprimo il massimo rispetto per i giornalisti, indistintamente per tutti coloro che svolgono il proprio mestiere e per le indagini della magistratura. Inoltre non voglio che il mio gesto impulsivo offuschi il dramma che ha colto tutto il personale della struttura alberghiera, trovatosi improvvisamente senza la certezza di un impiego. A loro e alle loro famiglie va tutta la mia solidarietà e un grande incoraggiamento per il futuro, nella speranza che la vicenda si risolva quanto prima per il meglio e possano tornare presto al loro posto”.
il dramma nel dramma tipicamente italiano, mi spiego senza riferimenti specifici al caso Sperlonga; non si capisce per quali strani motivi la Giustizia non tenga presente non calcoli il doppio o triplo danno che un amministratore pubblico infedele corrotto ecc… cagioni alla collettività, oltre al danno patrimoniale, erariale, paesaggistico, ecologico si aggiunge anche quello delle persone che conseguentemente perdono il lavorano presso quella attività, artigianale, commerciale, industriale o pubblica risultata fuori legge del tutto o parzialmente, l’esempio tipico sono le acciaierie “ilva”, chi paga sono gli operai ed i cittadini ma non i diretti responsabili in prima persona.