VIDEO La lezione di Zingaretti nel Lazio: Così la sinistra di governo può vincere

06/03/2018 di
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Nel tracollo nazionale del centrosinistra un fortino resiste ed è la Regione Lazio: Nicola Zingaretti, alla guida di un’ampia coalizione che comprende anche LeU, vince e fa il bis, primo governatore nel Lazio ad essere rieletto.

Nella Waterloo del Pd Zingaretti tiene e strappa una vittoria sudata, partita in discesa ma finita in salita, con una Roberta Lombardi insidiosa e uno Stefano Parisi in rimonta che tenta fino all’ultimo di erodere il bottino di voti del governatore.

Alla fine Zingaretti vince con il 33%, Parisi arriva al 31,2%, Lombardi al 27% e Pirozzi al 4,9%.

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«È stata una rimonta straordinaria e bellissima, la differenza tra il voto politico e quello regionale oscilla tra 250 e 300 mila voti», dice alle dieci di sera il neo governatore bis parlando dal suo comitato elettorale confermando la sudata vittoria e rivendicando il suo risultato tutto personale. Poi sembra parlare oltre il ruolo regionale: «nel centrosinistra è tempo di rigenerazione», dice, «in questi tempo difficili difenderemo la Costituzione».

I dati consegnano Zingaretti al secondo mandato, una vittoria importante nella tempesta che travolge il partito di Renzi e, scostandosi dal dibattito nazionale, si avvale dell’apporto anche di Leu, oltre che di Insieme, +Europa, Lista Civica Nicola Zingaretti e Centro Solidale per Zingaretti. Del resto il partito di Pietro Grasso ha scelto di sostenere Zingaretti perché con il suo programma garantiva «una svolta a sinistra».

Ma Zingaretti vale più della sua coalizione e trascina il Pd a tre punti in percentuale sopra la media. L’unico rischio per Zingaretti bis è quello di una maggioranza debole in consiglio, questo almeno sembrano per ora disegnare i dati. Parisi e Lombardi hanno inseguito il governatore fino all’ultimo. Roberta Lombardi, candidata pentastellata ferma al 27,1%, nonostante il M5s si laurei primo partito della regione un pò ovunque.

«È stata una sfida difficile e non ho mai mollato» dice Lombardi in serata. Parisi si attesta al 30,6 %, in crescita nelle ultime settimane sull’onda nazionale. La sua rimonta ha sofferto certamente dell’erosione a destra firmata Sergio Pirozzi, il sindaco di Amatrice irremovibile nella sua corsa solitaria. E infatti il candidato del centrodestra taccia il leader dello Scarpone di «non avere senso di responsabilità: se avesse avuto a cuore gli interessi della Regione e non gli interessi di Zingaretti oggi non ci sarebbe partita». Ma Pirozzi definisce il suo risultato «straordinario» e a Parisi dice «la gente non ti ha votato».

Zingaretti vince ovunque, a Roma e nel Lazio, tranne che a Latina. Ora si ritrova solo, nel panorama nazionale, a rappresentare un centrosinistra vincente, in una formula estesa – non-renziana – che alla luce delle dimissioni del segretario apre, secondo molti osservatori,? una partita che potrebbe spingere il neo-governatore-bis verso le porte del Nazareno.

Il successo di Zingaretti, oltre che dal lavoro amministrativo degli ultimi 5 anni – in particolare l’uscita dal commissariamento sanitario, il rinnovo delle flotte gomma e ferro per i pendolari, il risanamento finanziario – nasce infatti dalla ampia coalizione che è riuscito a coagulare attorno a sé.

In particolare l’accoppiata Pd-LeU – non riuscita in Lombardia – è stata dirimente; poi i radicali di +Europa, i socialisti-verdi di Insieme e due liste civiche che hanno fatto la differenza: quella omonima del presidente (che include anche pezzi degli ex-Pisapia e Sel) e il Centro solidale, di forte impronta cattolico-sociale. La sinistra ampia e unita che riesce a vincere. Ora nel Pd più di uno scommette che è da qui, dalla ridotta del Lazio e dal suo governatore, che bisognerà ripartire.

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  1. Sicuramente questa è la strada per vincere, mandare a casa lo statista toscano e trovare il Pirozzi di turno.