Fondi, l’Antimafia confisca i beni della famiglia Tripodo

20/01/2011 di
dia_agente_antimafia

Il Centro Operativo della Direzione Investigativa Antimafia di Roma, su disposizione del Tribunale di Latina, ha confiscato a Fondi un ingente patrimonio riconducibile a Antonio Tripodo Venanzio, capo della cosca della ‘ndrangheta denominata La Minore, da anni attiva nel basso Lazio.

Tripodo è risultato essere uno dei promotori e dei personaggi di spicco di un’organizzazione in grado di controllare le attività economiche e commerciali del Mercato Ortofrutticolo di Fondi e per questo il primo luglio del 2009 era stato arrestato dalla Dia per associazione a delinquere di tipo mafioso.

Il provvedimento emesso dal Tribunale, scaturito da una articolata proposta di applicazione di misura di prevenzione patrimoniale formulata d’iniziativa dal Direttore della Direzione Investigativa Antimafia, Generale dell’Arma dei Carabinieri Antonio Girone, si correla alle recenti operazioni condotte nel sud pontino dal Centro Operativo Dia di Roma e coordinate dalle Procure Distrettuali Antimafia di Roma e Napoli, che hanno consentito di fare breccia nel muro di omertà che, da un decennio, celava gli interessi economici ed imprenditoriali di ‘ndrangheta, camorra e cosa nostra nel Mercato Ortofrutticolo di Fondi.

A Tripodo e alla moglie sono state confiscate tre società: Eurodis Giada Srl; Ortofrutta F.lli Peppe snc; Eurofrutta Peppe srl, nonchè autovetture e conti correnti per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro. In particolare, dagli accertamenti patrimoniali disposti dal Direttore della Dia, è emersa una capacità reddituale del tutto sproporzionata al tenore di vita condotto da Tripodo i cui redditi derivavano esclusivamente dalle suddette società delle quali era il “socio occulto”.

  1. questo è il frutto delle azioni di quel senatore “latinense” (aggettivo) che anni fa rifiutò il monitoraggio dell’antimafia sulla nostra provincia perché non vi erano i presupposti, ora tutto viene a galla ma tanto noi pensiamo solo alle famiglie dei zing… questa a confronto è poca roba!!

  2. AMICI e TEMPESTINI. – Al Ministro dell’interno. – Per sapere – premesso che:
    nell’ambito dell’«Operazione Underwood» la divisione anticrimine e la squadra mobile della questura di Latina hanno sequestrato beni mobili e immobili per un valore di circa 30 milioni di euro appartenenti alla famiglia dell’imprenditore Salvatore Di Maio;
    secondo quanto riferito dalla stessa questura, il provvedimento preventivo rientra nell’ambito delle indagini per il coinvolgimento della famiglia Di Maio con le organizzazioni criminali campane, tra cui il clan Cava di Quindici (AV);
    da tempo Salvatore Di Maio era sotto indagine della DDA di Napoli che ha accertato come tutto il complesso immobiliare posto sotto sequestro, intestato alla società «Clama srl» di cui il Di Maio è amministratore unico, appartenga in realtà allo stesso clan Cava;
    le misure patrimoniali sono state emesse nei riguardi di Salvatore Di Maio e di tutta la sua famiglia, compresa la figlia dell’imprenditore Rosa Di Maio che è anche consigliere comunale a Sabaudia;
    Rosa Di Maio risulta essere intestataria del dei beni sequestrati e amministratore unico di due società;
    sempre a seguito delle indagini dell’antimafia, lo scorso novembre la Guardia di finanza di Latina e il gli agenti del Nipaf hanno sequestrato cinque locali e le relative attività commerciali, nel centro di Sabaudia, in un edificio di proprietà della regione Lazio affittato ad una delle società in cui Rosa Di Maio figura come amministratore unico, con l’accusa di mutazione, usurpazione e abusivismo -:
    se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto espresso in premessa;
    quali iniziative intenda porre in essere al fine di accertare se ricorrano pericoli di infiltrazione di tipo mafioso nel comune di Sabaudia e stabilire la necessaria trasparenza dell’amministrazione locale.
    (5-03674)

  3. ass.capponetto ….a sabaudia e tutta mafia ,,,vogliamo fare qual cosa….giuliano piero ha ragione