Desirée, il pusher resta in carcere ma cade l’accusa di droga a minore

15/11/2018 di

Resta in carcere ma non è stato lui a cedere la droga a Desiree. Ne è convinto il gip Maria Paola Tomaselli che ha confermato la misura cautelare per Marco Mancini, il pusher di 36 anni arrestato nell’inchiesta sulla morte della minorenne di Cisterna di Latina, ma ha fatto cadere nei suoi confronti l’aggravante della cessione di stupefacente ad minore. Per il magistrato, in sostanza, Mancini ha ceduto alcune sostanze , tra cui anche alcuni flaconi di psicofarmaci, ai quattro extracomunitari arrestati che, a loro volta, avrebbero somministrato a Desiree il mix letale.

Una decisione sulla quale il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, è intervenuto in serata: «Accuse che cadono, posizioni che si alleggeriscono, indagati che propongono ricostruzioni fantasiose… Desirée merita giustizia, i criminali che l’hanno uccisa devono pagare tutto, noi non la dimentichiamo».

La decisione del gip è arrivata al termine dell’interrogatorio di convalida. In una stanza del carcere di Regina Coeli, dove Mancini si trova detenuto da sabato scorso, il pusher per circa due ore ha respinto le accuse affermando che lui quella notte non era nello stabile occupato di via dei Lucani, nel quartiere San Lorenzo. «In quelle ore non mi trovavo lì, non ho dato io la droga a quella ragazza», ha affermato il 36enne. Il nome di Mancini era stato fatto agli inquirenti da una serie di testimoni. «Marco era quello che portava gli psicofarmaci e in cambio otteneva la droga», hanno raccontato agli investigatori alcuni «frequentatori» dello stabile affermando che l’uomo aveva lasciato vicino al container dove è stata trovata morta Desiree, alcuni giorni prima del decesso, delle confezioni di Tranquillit e Quentiax: gli antipsicotici utilizzati per il mix di droghe fornito poi alla minorenne.

Oggi, inoltre, nel carcere di Foggia è stato ascoltato, su rogatoria dei pm capitolini, Yusif Salia il ghanese di 32 anni catturato il 26 ottobre scorso in una baracca abusiva che si trova nel ghetto di Borgo Mezzanone. Salia avrebbe riferito di aver avuto con Desiree, che sapeva essere 20enne, un rapporto sessuale consensuale, la sera del 18 ottobre, il giorno prima del delitto. Inoltre, secondo quanto riferiscono i suoi legali, l’uomo sarebbe scoppiato a piangere quando ha saputo della morte della ragazzina.

Salia ha raccontato di aver conosciuto Desirée per il tramite di una ragazza congolese che frequentava lo stabile abbandonato e avrebbe invitato Desirée ad andare via, a seguirlo perché doveva partire per Frosinone dove avrebbe incontrato un amico ma lei avrebbe rifiutato. Infine arriverà nei prossimi giorni la decisione del tribunale del Riesame di Roma in merito all’istanza di scarcerazione avanzata dai difensori di un altro degli arrestati: Mamadou Gara, senegalese di 26 anni. L’uomo è accusato di omicidio volontario, violenza sessuale di gruppo e cessione di sostanze stupefacenti. Proprio ieri i giudici della Libertà hanno fatto cadere per Chima Alinno e Brian Minthe, l’accusa di omicidio riformulando quella di violenza sessuale in abuso aggravato dalla minore età della vittima.