Arrestato il prete pedofilo, si era trasferito a Terracina e poteva colpire ancora

21/05/2015 di
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giampiero-peschiulliSi era trasferito a Terracina dove continuava ad avere pericolosi contatti con fedeli e anche bambini. Arrestato per abusi sessuali su minorenni compiuti approfittando “dell’autorità morale e religiosa connessa all’essere il parroco” don Giampiero Peschiulli, 73 anni, originario di Carbonia ma residente da anni a Brindisi.

Il prete pedofilo è stato posto ai domiciliari dai carabinieri su ordinanza di custodia cautelare richiesta dal pm Giuseppe De Nozza e disposta dal gip Tea Verderosa. Il sacerdote prestava la sua opera in una chiesetta del centro città, la parrocchia Santa Lucia, ma recentemente si era trasferito a Terracina.

L’ACCUSA. Dagli atti emergono anni di molestie nei confronti di ragazzini, anche minori di quattordici anni, rimasti nel silenzio fino alla denuncia anonima giunta nella redazione della trasmissione televisiva le Iene e alla visita dell’inviato Giulio Golia, nel settembre dello scorso anno e alla messa in onda di un filmato che fece scoppiare il caso del cosiddetto “prete pomicione”. Tre attori, due dei quali avevano finto di essere minorenni, si erano recati a trovarlo, in chiesa, ed erano stati fatti oggetto di attenzioni particolari. Poi l’incursione di Golia e la reazione del sacerdote che si era barricato all’interno del luogo sacro e aveva chiamato i carabinieri. Iniziarono cosi’ le indagini: con l’acquisizione di commenti postati su Facebook da persone che facevano intendere di sapere, con l’avvio di intercettazioni telefoniche e con l’ascolto di presunte vittime di molestie e dei famigliari. Qualcuno ha raccontato di aver subito nel lontano 2002 atti sessuali da parte di Peschiulli, secondo un copione sempre predefinito: carezze, baci, palpeggiamenti. E poi l’invito a “non frequentare le ragazzine”. Altri, tra cui due genitori, hanno anche specificato d’essersi rivolti “con insistenza” al vescovo dell’epoca, Rocco Talucci che aveva “espresso meraviglia – emerge dalle indagini – sul fatto che i giovani avessero parlato delle molestie ricevute in casa, aveva invitato le vittime a non denunciare la vicenda e a non parlarne con altri”. Nelle conversazioni con la perpetua, poi, Peschiulli aveva fatto piu’ volte riferimento a Talucci e alla Chiesa di Brindisi, facendo intendere che vi fossero altri “scandali”. “Se deve parlare don Giampiero – si legge tra le conversazioni – quanti dovrebbero togliersi il colletto”. La personalita’ del sacerdote viene comunque tratteggiata dai magistrati come “invasiva nella sfera sessuale delle persone offese” e per rafforzare tale tesi sono riportate negli atti conversazioni con uomini stranieri chiamati per fissare incontri a pagamento. “Non ho mai smesso di servire messa per la mia fede” hanno raccontato le vittime, pur rappresentando il disagio che avevano gia’ in qualche modo fatto emergere a scuola ma che non era stato tradotto in denunce alle forze dell’ordine. “Non riuscivo piu’ a dormire la notte” dice ai carabinieri uno dei due chierichetti. “Non riuscivo neanche piu’ a guardare in faccia i miei genitori”. “Sincera partecipazione alla sofferenza di chi ha subito azioni riprovevoli” viene espressa dall’arcivescovo di Brindisi-Ostuni, mons.Domenico Caliandro: “Ove accertati fatti del genere la ferita inferta alla dignita’ umana e cristiana delle vittime e’ veramente grave, ancor piu’ se proviene da chi avrebbe dovuto custodirle e farle crescere nel bene”.

FUGA A TERRACINA. Dopo la bufera televisiva, don Giampiero si era dimesso da parroco ma non aveva lasciato l’abito talare. Si era trasferito a Terracina (Latina) dove continuava a concelebrare messa e avere, scrivono i magistrati, rapporti con i fedeli tra cui con bambini e ragazzi. Da qui le esigenze cautelari, che trovano fondamento sul pericolo di reiterazione delle condotte.