VIDEO Fucilate e bombe a mano ad Aprilia, quattro arresti per mafia. In carcere i fratelli Gangemi

16/06/2018 di

Colpi di fucile contro la villa della vittima, bombe a mano lanciate in giardino e minacce. Dopo due anni di indagini i carabinieri hanno eseguito all’alba quattro arresti tra Roma e Latina per tentato omicidio, estorsione, usura con l’aggravante del metodo mafioso.

Quattro le persone arrestate: i fratelli di Aprilia Giampiero e Sergio Gangemi; il pontino Mirko Morgani e Patrizio Forniti.

A firmare le ordinanze di custodia cautelare il gip del Tribunale di Roma su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Capitale. Le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Frascati, con l’ausilio della compagnia di Pomezia, sono scattate nell’estate del 2016 dopo un vero e proprio attentato avvenuto a Torvajanica, vicino Roma, ai danni di un imprenditore della zona.

I responsabili spararono almeno 28 colpi di fucile contro i vetri (fortunatamente antiproiettile) della villa in cui in quel momento si trovava l’uomo e la famiglia. Dalla visione delle telecamere di videosorveglianza si accertò che i responsabili erano due uomini che, a volto coperto, arrivati a bordo di un’auto rubata si erano fermati all’altezza del cancello. Poi uno dei due, salito sul tetto del veicolo, aveva esploso con un fucile la raffica di colpi. Gli investigatori hanno ricostruito che quell’episodio era solo l’ultimo di una serie di intimidazioni subite in 4 anni dall’imprenditore di Torvajanica e dal suo socio di Latina.

Episodi che si sarebbero inseriti in una serie di richieste estorsive e ripetute minacce aggravate, secondo gli inquirenti, dal metodo mafioso e messe in atto da due fratelli calabresi in contatto con personaggi legati alla ‘Ndrangheta. I primi due episodi intimidatori si sono verificati ad Aprilia ai danni dell’imprenditore di Latina, con il lancio di alcune cartucce all’interno del giardino dell’abitazione e successivamente con l’esplosione di alcuni colpi di pistola contro l’appartamento dove si trovavano i familiari.

Ma i fatti più gravi si sono svolti però a Torvajanica con il lancio di due bombe a mano nel 2015 e con la raffica di colpi di fucile l’anno successivo. Quest’ultimo fu l’unico episodio denunciato. A quanto ricostruito, a fronte di un prestito iniziale di 13 milioni per la ricapitalizzazione della società dei due imprenditori gli arrestati ne avevano ricevuti 17 milioni nel tempo e ne pretendevano altri 25. Una somma mai versata a causa del fallimento della società dei due imprenditori.

Così avrebbero preso di mira prima l’imprenditore di Latina, che dopo gli attentati è fuggito all’estero, e poi il socio di Torvajanica. Quest’ultimo è stato costretto a versare 300 mila euro in contanti, oltre alla collezione di Rolex e gioielli, promettendo di estinguere il presunto debito di 25 milioni con pagamenti mensili di 300 mila euro e la cessione di gioielli e immobili di prestigio. Un “piano di rientro” che, secondo gli inquirenti. sarebbe stato concordato durante alcuni incontri ad Aprilia a cui hanno partecipato anche esponenti della criminalità organizzata calabrese.