SCUOLA, PRIMO GIORNO TRA TAGLI E INCERTEZZE

14/09/2009 di

Gentile redazione,

Non ho più figli in età scolare, fortunatamente, perchè lo spettacolo cui si assiste con la scuola attuale non è tra i più incoraggianti!

Oggi tutte le scuole riaprono i battenti. Non è certo un inizio facile, con agitazioni estese a livello nazionale per la cosiddetta “razionalizzazione”, parola che, tradotta, significa chiusura di plessi poco frequentati, licenziamenti di precari, mancata assunzione del personale ausiliario, riduzione drastica dei maestri per classe, ecc.. ecc..

Una montagna di tagli che non fanno certo pensare ad un avvio tranquillo. Non si è riusciti a fermare la girandola degli insegnanti, la riduzione dei fondi statali è ormai la regola, le dotazioni degli istituti sempre più scarse, il contributo richiesto alle famiglie sempre più alto.

Una scuola sofferente, dove  il ritorno ad una certa severità è forse l’unico segno positivo dopo l’appiattimento generale dovuto a mio parere al sistema  dei crediti e al terrore che una parola tremenda suscitava in Ministero: “dispersione scolastica”, ovvero quanti ragazzi riuscivano a concludere il ciclo di studi. Un numeretto, una percentuale che non teneva minimamente conto se alla fine si aveva un diplomato preparato o un emerito somaro con tanto di diploma!. Un esempio? a me personalmente è capitato un geometra che in vita sua non aveva mai visto una fettuccia metrica!! Non me ne vogliano i geometri, la situazione credo non cambia cambiando il tipo di scuola.  Un buonismo a tutti i costi, per cui il docente che bocciava veniva sottoposto a ogni tipo di reprimenda, quasi che la bocciatura fosse una sua colpa. I genitori poi, sempre pronti a difendere il pargolo anche contro ogni evidenza,  arrivando addirittura allo scontro fisico con l’insegnante “insensibile” se non “incapace”. Ed ancora è così, basta leggere  i giornali…

I sindacati poi: dall’arrivo della triplice confederale negli anni 80 si è inaugurata la politica del “tutti uguali” e del “dalli all’untore”, dove l’untore di turno era il professore che aveva 4 (sic) mesi di ferie l’anno, lavorava 18 ore a settimana (doppio sic)  mentre l’operaio o il personale ausiliario ne faceva almeno il doppio e infine, scandalo nello scandalo, faceva  lezioni private evadendo le tasse, quasi fosse lui che obbligava gli alunni ad andare a lezione privata invece di studiare. Quindi (mini)aumenti uguali per tutti, trattative uguali per tutti, insegnanti o personale ausiliarioi, appiattimento generale delle retribuzioni. Si inventarono i corsi di recupero per eviatre le vituperate lezioni private, esito disastroso, bastava frequentare e si recuperava… I docenti diregola  si rifiutavano di  tenere corsi di recupero retribuiti a livello di colf, quindi studenti universitari che diventavano docenti o laureati senza alcuna esperienza di scuola.

Risultato? chi poteva è fuggito dalla scuola. Gente con esperienza e possibilità di lavorare nella società è subito scappata. Gli stipendi dopo 25 anni di carriera per un laureato sono così crollati a quello di un impiegato in una dittarella con due -tre anni di esperienza. Al culmine della carriera un docente con 40 anni di anzianità arriva a guadagnare attorno ai 2000 euro. Quanto un qualsiasi operaio specializzato neo assunto o un impiegato con un minimo di esperienza.

Niente carriera, a meno che non tenti la dirigenza. Ma su un milione circa di persone, quanti possono diventare dirigente? E di quanto si migliora la propria condiizione? Molto, molto poco. Non è come in magistratura dove tutti diventano… tutto, basta aspettare un adeguato numero di anni!!

Quindi la scuola lentamente è diventata una sorta di ente assistenziale, pochissimi ci lavorano con passione e dedizione estrema tra mille difficoltà, moltissimi, specie tra le nuove leve, provano ad entrarci non avendo alternative o solo perchè sono madri di famiglia e si adattano a stipendi men che mediocri avendo in cambio la possibilità di far crescere i figli con maggior cura e tranquillità.

Una volta si cominciava il primo ottobre, si aveva il maestro unico, si veniva bocciati se non si studiava. Scuola reazionaria? non so, però i nostri studenti nelle graduatorie internazionali erano sempre ai primi posti, sia nelle materie scientifiche che classiche… Nessuno usciva “traumatizzato” dalla scuola a causa del professore aguzzino, la società si rendeva conto di quanto fosse importante una scuola efficiente e degna di rispetto.

Ora piangiamo sul livello culturale dei diplomati… trentiamo riforme, riformine, sperimentazioni… 700 sperimentazioni in tutta italia… alla ricerca della luce!! Ma intanto il professore tipo o sposa una collega  o cerca il secondo lavoro, non riesce a mantenere la famiglia, far studiare i figli, mantenere il decoro che gli si richiede con il suo misero stipendio. Sogna l’Europa, con i suoi stipendi doppi e tripli  a parità di consizioni, chiedendosi perchè è stato così sfortunato da nascere in Italia…

Ulisse

 

 

  1. Mi associo a quelle poche parole che hanno delineato una scuola ridotta al lumicino. Le sperimentazioni, i corsi di recupero, l’autonomia scolastica, docenti nominati dirigenti con pseudo-corsi affrettati e senza alcuna esperienza dirigenziale, decenni di prove e controprove sulla scia del ’68 senza sapere dove andare a parare.
    Ogni volta che cambiava il Ministro dell’Istruzione cambiava tutto. Via a quanto fatto e nuovi indirizzi, nuovi concorsi, nuove regole. Ultimo esempio eclatante la SIS, nata come toccasana che doveva risolvere ogni problema di arruolamento dei docenti, appena cambia il Ministro viene chiusa e definita un “generatore di precariato”.
    Chi ha ragione? il Ministro che le crea? o quello che le chiude??
    E il discorso potrebbe essere generalilzzato all’indietro per tanti altri casi.
    Quasi il 98 %, se non di pi

  2. Ho provato ad iscrivere il mio bimbo a un asilo comunale… Tempo perso, discussioni inutili, posti disponibili diminuiti ed esauriti… Ho chiesto in giro ai vari asili privati: niente da fare, tariffe che non mi posso permettere.
    POi per