CI MANCAVA SOLO IL CIMITERO PRIVATIZZATO

29/05/2009 di

Tutti i fiumi sfociano in mare, ma bisogna risalirne tutto il percorso per arrivare alla sorgente. Non si può prescindere da questa affermazione, per inquadrare e capire la vicenda del cimitero di Latina. L’epilogo, laddove il fiume sfocia, sono le proteste dei cittadini, contro gli aumenti delle tariffe, la chiusura del cancello principale, la riduzione degli orari, etc. Cambiamenti scattati a partire dall’11 maggio quando una ditta privata, l’Ipogeo-Damiani ha preso in gestione per trent’anni il cimitero, attraverso il project financing, che le consentirà di costruirne la parte nuova e gestire quella esistente.

Qui si inizia a risalire il fiume. Il problema non è rappresentato da questa ditta in sé, ma dal fatto che si tratta di un’azienda privata. A differenza del servizio pubblico, il privato nel fornire un servizio, vuole prima di tutto fare i suoi interessi, che sono quelli di avere un bilancio che a fine anno, non preveda perdite. Fuori logica pensare il contrario. Continuiamo a risalire il fiume. Perché allora il Comune di Latina cede un servizio cosi importante, come la gestione del cimitero e della memoria della città ai privati? Semplice, perché non ha le risorse per continuare a farlo lui. Le casse comunali sono sempre più vuote: dal Governo centrale arrivano nuovi tagli e decisioni come quella di eliminare l’Ici sulla prima casa. Senza questi introiti è difficile pensare che qualsiasi amministrazione riesca ad adempiere a quelli che sono i suoi compiti. Ed eccoci arrivati alla sorgente del fiume. L’acqua è pura e a tutti noi tocca fare un passo indietro. Forse non ci conviene esultare quando non pagheremo la tassa sull’Ici, perché quei soldi che permettono al Comune di adempiere alle sue funzioni, nell’interesse pubblico (di tutti), li andremo a spendere da un’altra parte. Meglio pagare una tassa diretta, che ci assicura il servizio pubblico, che permette a tutti di morire in santa pace, che pagare tanti piccoli balzelli ai privati, sparsi qui e là per la città, dall’acqua al cimitero.

Vincenzo Arma