Pdl, un matrimonio di convenienza

29/03/2011 di

di Massimo De Simone

Accade che il PdL dopo l’evidente fallimento amministrativo e relativa caduta di giunta del 15 aprile 2010 non può più mettere la testa sotto la sabbia. Gli elettori, anche i più affezionati, reclamano spiegazioni. La parola d’ordine è discontinuità. Cirilli è l’unico uomo avvicinabile che si addice per la nuova imprescindibile esigenza. Riportare l’ex AN all’interno del movimento serve a dare il via alla dovuta purificazione e giova a ridare al PdL una parvenza di quella credibilità ormai dilapidata da ben otto anni di clamorosi insuccessi amministrativi.

D’altro canto il candidato a sindaco Di Giorgi c’è dentro dalla punta dei capelli (si fa per dire) a quella dei piedi. Se fosse per lui, non avendo avallato la sfiducia al sindaco Zaccheo, l’ex giunta sarebbe ancora in carica a mietere danni. Anch’egli responsabile in prima persona, in quanto presidente della commissione viabilità, di eclatanti inefficienze come il trasporto pubblico, e di clamorosi scempi come le strisce blu e soprattutto come la fantomatica “metro leggera”, oggi finalmente, dopo anni di totale cecità, ripudiata da tutto il mondo politico locale.

D’altro canto Cirilli deve prendere atto di cosa è accaduto in questi ultimi concitati anni della sua carriera politica. Nel 2005 l’Onorevole viene rieletto al Consiglio Regionale del Lazio nelle file di AN con un risultato davvero notevole: ben 25.792 preferenze. Complimenti.

La sua popolarità è all’apice ma nel 2007 non condividendo il progetto politico del suo gruppo, sceglie di uscire dal partito per correre da solo come candidato sindaco con la lista civica “Progetto per Latina”. Il risultato è anch’esso considerevole. Raccoglie ben 17.286 preferenze personali, 6.000 più di quelle della sua stessa lista, e rischia di andare al ballottaggio, giungendo a pochissimi voti da Mansutti, candidato del Pd.

Cirilli opera bene all’opposizione ma il suo popolo non lo capisce. Alle elezioni regionali del 2010 apparentatosi alla costituente di centro, raccoglie meno di 6.000 preferenze, contro le 20.000 di Galetto e le 10.000 di Di Giorgi. Un fallimento elettorale se si considera il male operato del rampollo del sindaco Zaccheo e del rampante avvocato.
Ma d’altronde si sa, i mezzi a disposizione di un grande partito nazionale come il PdL sono ben superiori rispetto a quelli di un listino civico e l’elettore latinense è mediamente ottuso o al limite propenso al voto di utilità immediata e personale. Ciò deve averlo ben compreso Cirilli. Dopo l’esclusione in Regione, non deve essere stato esaltante per l’ex AN immaginarsi ancora sullo scranno del Consiglio Comunale con ancor minore possibilità di incidere rispetto al passato.

La conseguente decisione è storia recente, con una sola precisazione. Spunta il famoso documento di Cirilli firmato dal PdL (in realtà Galetto ha tenuto a precisare di non averlo né volerlo firmare) in cui di parla di discontinuità con il passato, interesse collettivo, partecipazione, trasparenza, condivisione, rifiuto delle logiche verticistiche, concretezza, realizzabilità dei progetti, e chi ne ha più ne metta. Un documento definito morale con cui si evidenzia che il PdL apre una nuova fase della politica della città.

Ma come sarebbe a dire? Gli stessi personaggi che per anni hanno agito per interesse personale, che sono andati contro ogni principio partecipativo, che hanno immaginato i progetti più inutili e dannosi arrischiando la bancarotta comunale, ignorando persino le più basilari leggi, normative, Costituzione compresa, ora si sarebbero convertiti sulla via di Damasco per un banale scritto tra privati?

Certo non deve essere facile spiegare ai propri elettori tale improvvida, imprevista e imprevedibile alleanza mediante ragionamenti utilitaristici anche se, politicamente legittimi! Alla luce dei fatti, tutto sembra invece rientrare di diritto nella casistica classica del “matrimonio di convenienza”, dove un prete che non c’entra nulla celebra un’unione in cui ognuna delle parti ci guadagna, o almeno ci prova. Di solito uno porta la dote, nel caso specifico i voti del PdL, l’altro il buon nome. Il sacerdote in via del tutto eccezionale stavolta è donna, e chiamasi Renata da Roma. Ma si dà il caso che è la stessa casistica a dirci anche che tali unioni finiscono sovente nel peggiore dei modi e per di più in breve tempo, e a perderci, sai che novità, saranno ancora una volta la città e tutti i cittadini.