LETTERA Latina adesso può cambiare ma occorre una visione per progettare il futuro

12/06/2016 di
coletta-calandrini

coletta-calandriniCara Latina24ore.it,

seguo da fuori la campagna elettorale e vedere le cose in prospettiva mi aiuta non poco a mettere a fuoco.

Sull’assurdità di molte candidature non dirò, essendo già stato rilevato. E comunque ora siamo al ballottaggio e molto è stato sfoltito, anche se avrei preferito “potature” in altre direzioni. E’ rimasto un ragioniere di Latina Scalo che non credo abbia operato molto sotto casa, vedendo in che condizioni versa la sua frazione e che con la stessa negligenza ha operato dal 2002 in città. Non pago dello scempio che le amministrazioni di destra, con cui ha sempre lavorato, ha svolto, si ripresenta con argomenti a me incomprensibili. Purtroppo io questo signore non l’ho mai incontrato ad un cinema, ad una manifestazione, in una piazza, battersi per una causa associativa, promuovere un’iniziativa. Eppure siamo più o meno della stessa generazione e la città io l’ho vissuta non poco. Quindi lo seguo con le sue esternazioni mediatiche e il quesito su come abbia potuto raccogliere tanti voti è pari alla mia meraviglia sul perché la Torre di Pisa non crolli.

Damiano Coletta invece l’ho visto operare, impegnarsi, promuovere, progettare, esternare le sue idee. Dichiaro pertanto subito il mio intento: spero che Damiano Coletta possa farcela. Affermando ciò, non temo conflitti d’interessi non essendo più giornalista locale. Quando lo ero non ho mai fatto neanche un ufficio stampa ad un politico, per dire.

La mia analisi però è sui programmi, ovvero l’elenco telefonico delle buone intenzioni. Li ho letti attentamente tutti: prolisse liste, che abbracciano l’universo mondo del fattibile: cimitero, rifiuti, università, piste ciclabili, strade, spazi verdi, lavoro, museo eccetera eccetera eccetera difficile arrivare fino all’ultima riga.

Mi viene il dubbio siano fatti apposta per non essere letti. Ebbene alla mia domanda “Che cosa vuole diventare questa città” io non ho trovato risposta.

Io non capisco quale sia la VISIONE per questa città. Del tutto irrilevante è sapere cosa farà un sindaco con la sua giunta nei primi cento giorni, fondamentale è sapere come immagina la città tra dieci anni.

C’è bisogno di una VISIONE, all’interno della quale mettere un PROGRAMMA, che a sua volta contiene PROGETTI. Con una lista di progetti non vai da nessuna parte! Campicchi. La commissione Europea che di programmazione ha fatto scuola, finanzia progetti unicamente se sono contenuti in una visione strategica a lungo termine. C’è un senso in ciò.

Vogliamo farla diventare la città del TURISMO? Bene, all’interno di questa visione faremo un programma con tempi e risorse, che contenga progetti: potenziamento delle reti stradali e ferroviarie, bus , tram, ciclabilità, collegamenti con gli aeroporti, sostegno a cooperative, enti e organismi che si occupano di turismo, sosterremmo ed elaboreremo percorsi e penseremo ad una forte visibilità.

Pensiamo che dovrà essere una città AGROALIMENTARE? Allora dovremmo fare un programma che contenga progetti di sostegno alle eccellenze che investono nell’agricoltura biologica, nella biodiversità locale, di favorire coordinamento tra le imprese per essere competitivi sui mercati , di fornire servizi informatici per internazionalizzare i mercati, di dare sostegno per accedere a bandi europei che vengono inutilizzati a piene mani.

Nella visione puntiamo alla SOSTENIBILITA’? E allora dovrà esserci un programma che preveda progetti di abbattimento del consumo sia privato che pubblico. Incentivi per un’edilizia sostenibile, l’energia nelle scuole e negli spazi pubblici affidata alle rinnovabili, al sole, al vento. Bisognerebbe puntare alla mobilità con car sharing, piste ciclabili, collegamenti con i punti cruciali quale stazione, mare, periferie. Bisognerebbe puntare al verde pubblico affinché sia ben tenuto, godibile, partecipato. Bisognerebbe puntare ai rifiuti, impensabile nel 2016 ci siano ancora le discariche. Con la tecnologia a disposizione, i rifiuti sono fonti di guadagno. Quindi separare tutto e compensare. Il cittadino deve guadagnare non pagare per i rifiuti. Già accade altrove.

Se la nostra visione è CITTA’ del NOVECENTO dovremmo pensare al sostegno e potenziamento dei musei, alla valorizzazione degli archivi (non solo il pochissimo conosciuto e prezioso Archivio di Stato, ma anche i vari archivi che ci sono in città- camera di commercio, biblioteca, enti vari). Bisognerebbe pensare a conferenze, ad eventi internazionali annuali dedicati (festival delle letteratura a Modena della filosofia a Mantova hanno rilanciato due città), occorrerebbe pensare alla pianificazione architettonica e urbanistica. Solo negli ultimi 15 anni sono state abbattute bellissime case degli anni cinquanta per sostituirle con seriali palazzine a cortina con palme sui tetti. Sarebbe utile a rendere unica la città anche ripensare la cartellonistica, conservare al meglio gli edifici del novecento e segnalare percorsi di architettura del novecento.

Una visione che metterei al numero uno riguarda la città delle MIGRAZIONI. E’ la nostra forza, la nostra origine, è un unicum in Italia. Non è dato di sapere quante etnie, quante religioni, quante nazionalità siano presenti in città. Non ho letto nemmeno una riga in nessun programma che riguardi le comunità straniere che ci sono in città. E’ gravissimo Sono invisibili. Non so se esista un censimento. Sarebbe la prima cosa da fare e relazionarsi con le organizzazioni. Andrebbero promosse relazioni, momenti di incontro e conoscenza , conferenze incontri (sul cibo, sulle usanze, sulla memoria orale). E’ una forza enorme misconosciuta, una occasione perduta ogni giorno per la città di conoscenza. La mancanza della quale genera incomprensioni, paure, stereotipi. Se ho la VISIONE DI CITTA’ DELLE MIGRAZIONI promuoverò relazioni, conferenze, incontri, pranzi, concerti, letture, musei delle tantissime storie di arrivo, non solo quelle dei veneti. A Latina abbiamo fior di mediatori culturali, eccellenze come Emilio Drudi o Marco Omizzolo che dedicano la loro vita alle cause dei diritti dei migranti, in città nessuno li coinvolge. A dire il vero solo Latina bene comune indica alcuni punti riguardanti il terzo settore e il sostegno a fasce di bisogno. Ma gli immigrati sono portatori di ricchezza economica e culturale non solo di disagio da colmare. E comunque dato che nelle liste che appoggiano Damiano Coletta ci sono molte associazioni, confido in una sensibilità che altrove non ho mai visto.

E infine la VISIONE DELLA CULTURA. L’ho messa volutamente alla fine, ovviamente non per importanza ma per fare un ragionamento. La parola è stata abusatissima in campagna elettorale. Molti pensano che basti citare un autore classico, il titolo di qualche libro o di qualche pièce teatrale e voilà il gioco è fatto. Cultura in senso antropologico significa tutte quelle azioni che l’essere umano compie per adattarsi al proprio ambiente. Cultura dovrebbe significare aggregare, conoscere, occuparsi della città, aprirsi, difendere i diritti e combattere le diseguaglianze, battersi per la legalità. E allora tutti quegli eventi che sostengono tali principi vanno sostenuti, promossi, articolati.

E la CULTURA dovrebbe essere il collante di tutti le visioni enunciate, perchè fai cultura se ti occupi di sostenibilità ambientale, di migranti, di urbanistica, di architettura, di turismo, di agroalimentare. E lo fai anche con i libri, con i film, con i festival, con il teatro, con la musica, con l’arte. Però inserito in una visione complessa. Non è solo riaprire il teatro o organizzare il festival e la stagione di prosa, questo lo fa un amministratore di condominio.

Ultima postilla: tutte queste visioni dovrebbero portare LAVORO, convivenza, qualità del vivere.

Perché da Latina, sempre più deserta, non è una città dalla quale te ne vai. E’ diverso, è una città che ti caccia. Lo dico da persona che da sempre è stata impegnata socialmente e ancora continuo nonostante non vi risieda. Spero vivamente che qualcosa stavolta cambi davvero! Altrimenti vi sarà un esodo!

Emanuela Gasbarroni

  1. Nell’attuale quadro normativo dettato proprio dai vincoli europei (patto di stabilità e dintorni), un sindaco può garantire al massimo la ordinaria amministrazione. Gli stessi finanziamenti europei sono un capestro. Invito a leggere un bel libro uscito in questi mesi sull’argomento (googlare e amazonare..
    ) che sfata il luogo comune “gli italiani non sanno spendere i soldi dei finanziamenti europei”. Dunque il termine VISIONE e’ fuori luogo.

  2. Signor Banjo lavoro da anni su bandi eruoepi e ho avuto un incarico per la comunicazione dei piani strategici che impongono una visione di anni per inserire qualsiasi progetto. Non si finanziano altrimenti progetti slegati da una visione ampia. Il riferimento all’Europa era comunque una indicazione di metodo (oltre che pratico perchè lì sono i fondi). Una visione a lungo termine dovrebbe SEMPRE esserci se si vuole amministrare un territorio.

    • Un sindaco può fare solo fino ad un certo punto. E’ scorretto elencare nei programmi elettorali cose che non si potranno MAI e poi MAI realizzare. Un dato oggettivo. La pressione fiscale a livello locale aumentata vertiginosamente negli ultimi 20 anni. Dove vanno queste imposte? Non certo a migliorare i servizi. Non si risponda neanche demagogicamente “se magnano tutto”. Sarebbe ora di aprire gli occhi e cominciare a non farsi prendere in giro. Questa secondo me sarebbe la vera rivoluzione altro che Coletta….
      Fermo restando che in linea di principio lei ha ragione.