Scambio di embrioni, il caso in Procura

16/04/2014 di

È arrivato in Procura il caso del presunto scambio di embrioni avvenuto all’ospedale Pertini di Roma. Ma a rivolgersi alla magistratura romana non sono stati i genitori che hanno sollevato la vicenda (la ‘coppia 1’) quelli cioè che attendono due gemelli di cui non sarebbero genitori naturali. Dai giudici è andata invece la ‘coppia 2’, quella la cui procedura di fecondazione assistita – avvenuta assieme ad altre tre coppie lo scorso 4 dicembre – non è andata a buon fine. Quelli insomma che non saranno genitori, neanche di figli ‘altruì, e che si sentono probabilmente i più danneggiati dall’ intera vicenda. Oggi, assistiti dall’avvocato Pietro Nicotera, hanno chiesto ai magistrati di effettuare tutti gli accertamenti per «evitare che possano rimanere dubbi lancinanti per tutta la vita su quello che è potuto accadere».

Perchè il sospetto è che siano proprio loro quelli coinvolti nel presunto scambio di embrioni portato alla luce dalla ‘coppia 1’, il cui impianto sarebbe avvenuto molto vicino cronologicamente al loro. ‘Coppia 3’, infatti, si sarebbe a quanto pare sottoposta a sua volta a un test genetico, andato a buon fine, il che escluderebbe di conseguenza ‘coppia 4’ da possibili scambi. Almeno, questo è quanto trapela in una vicenda nella quale, naturalmente, è prioritario per tutti mantenere il massimo grado di riservatezza.

Nella denuncia, i due mancati genitori oggi sollecitano i magistrati di Piazzale Clodio a effettuare «i provvedimenti necessari» e di «acquisire le documentazioni cliniche attestanti quanto avvenuto, nonchè, ove sussistano ipotesi di reato, che si proceda nei termini di legge nei confronti di chiunque verrà ritenuto responsabile dei fatti». La ‘coppia 1’ invece, difesa dall’avvocato Michele Ambrosini, almeno fino a ieri non sembrava intenzionata almeno per ora a rivolgersi alla magistratura. Rimanendo, come del resto tutti gli attori della vicenda, in attesa dei risultati dei test genetici decisi ieri dalla commissione regionale d’inchiesta in accordo con la Asl Rm B e il loro legale. Test che vogliono verificare la compatibilità genetica tra le quattro coppie che si sono sottoposte alla fecondazione assistita al Pertini il 4 dicembre scorso e il materiale biologico dei feti della ‘coppia 1’ conservato al Sant’Anna di Roma, dove la donna che sarebbe incinta ‘per conto terzì ha eseguito una villocentesi. I risultati potrebbero arrivare già nei prossimi giorni.

Intanto il ministero della Salute, «visto il ritardo nell’ autorizzazione dei centri Procreazione medicalmente assistita», ha reso noto che chiederà alla Regione Lazio di accelerare le procedure di accreditamento e certificazione per applicare in tutti i Centri gli standard nazionali, e «con la stessa attenzione e rigore attueremo la sentenza che ha introdotto l’eterologa, che ha bisogno di regole e procedure certe». «Abbiamo recuperato il ritardo» con un decreto del governatore Nicola Zingaretti dello scorso giugno, la replica della Regione, «e attualmente si sta procedendo, con il massimo impegno e la cautela dovute, a completare le procedure di accreditamento delle strutture».