Elemosina fingendo la malattia della figlia, denunciata

23/09/2010 di

A Ostia, a Ladispoli, a Bracciano, a Pomezia ed in varie zone della capitale, una italiana di 24 anni, girava per la strada munita di una lettera nella quale raccontava che sua figlia di 4 anni aveva assoluta necessità di essere sottoposta ad una delicata operazione chirurgica a causa di una malattia agli occhi.

La soluzione era un intervento molto costoso che poteva essere effettuato in Spagna. In realtà era tutto falso e la ragazza è stata denunciata per truffa dalla polizia. Con questa scusa la ragazza riusciva ad impietosire cittadini, spesso titolari di esercizi commerciali i quali credendo alla buona fede donavano denaro convinti di poter dare il proprio contributo per una buona causa. Ma ieri pomeriggio gli agenti del Commissariato Ponte Milvio, diretto da Riccardo Buonocore, hanno messo fine al triste escamotage. I poliziotti sono intervenuti a seguito di una segnalazione di una cittadina, la quale, insospettita dall’atteggiamento della ragazza, ha chiamato il 113. Alla vista degli agenti, la donna ha tentato di allontanarsi ma è stata fermata dopo pochi metri in via degli Orti della Farnesina. Aveva con sè alcuni fogli su cui era applicata una marca da bollo del ministero dell’Economia per far sembrare la cosa ufficiale. In queste pagine erano elencate tutte le persone che le avevano donato dei soldi; donazioni che andavano da un minimo di 2 euro fino ad un massimo di 20 euro, per un totale, almeno da quanto documentato sul foglio, di circa 1000 euro. La donna ha raccontato agli agenti di avere una figlia di quattro anni che però non sarebbe malata, nè tantomeno bisognosa di un intervento chirurgico. La donna ha quindi confessato che una sua amica le aveva consigliato questo sistema per raccogliere soldi. Gli agenti hanno sequestrato le liste con i nomi ed il denaro.

  1. COME MAI I ZINGARI SLAVI E COMPAGNIA BELLA ELEMONISANO A TUTTO SPIANO AI SEMAFORI E NESSUNO GLI DICE NIENTE . VERGOGNA STATO ITALIANO PIUTTOSTO A QUESTA RAGAZZA DATELE UN LAVORO