Roma Capitale, via libera del Parlamento

17/09/2010 di

Il Parlamento dà il via libera al primo decreto su Roma capitale. Manca a questo punto solo il varo definitivo nel Consiglio dei ministri di domani e il provvedimento che attribuisce un nuovo status alla città di Roma potrà essere pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il 20 settembre, nel 140esimo anniversario della breccia di Porta Pia. Una coincidenza simbolica fortemente voluta dal sindaco Gianni Alemanno, che lunedì in Campidoglio darà la cittadinanza onoraria al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ma se il Parlamento pronuncia il suo sì quasi all’unanimità, a gettare un’ombra sull’iter di Roma capitale ci pensa Umberto Bossi, che interpellato sul voto di domani da parte dei ministri della Lega, risponde: «Vedremo, ancora devo studiare» il testo. Intanto, dal Consiglio comunale trapela il malcontento per la riduzione a 48 dei consiglieri della nuova Assemblea capitolina: troppo pochi, concordano maggioranza e opposizione, per una città di quasi tre milioni di abitanti. «Oggi è un passaggio politico molto importante», dice Alemanno. Che sottolinea in particolare come il parere positivo della commissione bicamerale sul Federalismo fiscale sia arrivato con il voto positivo di Pdl, Lega, Fli e anche Pd, il solo voto contrario dell’Idv e l’astensione di Udc ed Api. Il sì bipartisan, secondo il sindaco della capitale, è «un viatico molto forte per questo percorso». «La Lega sui fatti sostanziali non è così ostile a Roma come si dice», aggiunge anche il sindaco. Ma a frenare gli entusiasmi ci pensa subito Bossi, che getta un velo di incertezza sul via libera in Consiglio dei ministri, che sembrava ormai scontato. Nel merito, l’ultima stesura del testo sullo status di Roma capitale è «la più virtuosa», secondo Alemanno, ed è la base necessaria per avviare il lavoro sul secondo decreto, che prevederà poteri, funzioni amministrative e patrimonio (è stato rimandato anche il discorso sulle indennità). Audizione del sindaco da parte del governo e procedura d’urgenza per l’approvazione dei provvedimenti, sono le due modifiche già varate su cui il Campidoglio pone l’attenzione. Mentre malumori bipartisan emergono sulla riduzione dei municipi a 15 e soprattutto dei consiglieri comunali a 48 (ora sono 60). I capigruppo di Pdl, Pd e Udc in Consiglio comunale concordano nel lamentare un problema di adeguata rappresentanza per una città che ha più del doppio degli abitanti di Milano. Ma Alemanno assicura: «C’è l’impegno a rivedere il numero con la riforma del Codice delle autonomie». Intanto i presidenti di Regione e Provincia Renata Polverini e Nicola Zingaretti esprimono la loro soddisfazione per il via libera al primo decreto e già guardano al secondo, il cui iter si preannuncia più complesso vista la più ampia diversità di vedute. E in effetti le opposizioni in Parlamento sottolineano che sarà sul secondo testo che si misurerà la tenuta della maggioranza. Anche perchè, aggiungono, il primo decreto ha disegnato solo la cornice, sancito uno status: «una prima parzialissima attuazione della Costituzione», secondo il Pd, un «decreto patacca», per l’Idv, un «barattolo vuoto» per l’Udc. La sostanza, concordano tutti, deve ancora arrivare.