CASO GUGLIOTTA, ALTRE ACCUSE PER AGENTI

14/05/2010 di

Le scuse del capo della Polizia Manganelli ma anche nuove accuse agli agenti da parte di un altro giovane arrestato la sera della finale di Coppa Italia Inter-Roma. Sul caso Gugliotta, il giovane arrestato e scarcerato dopo che un video ha testimoniato di un pestaggio prima dell’arresto, oggi alla festa della Polizia Antonio Manganelli ha spiegato che «quando accadono questi fatti, c’è amarezza e forte rammarico e voglia di scusarsi con tutti. Ci sono migliaia di uomini e donne straordinarie nelle forze di polizia che lavorano ogni giorno raggiungendo ottimi risultati e possono esserci fisiologici momenti di smagliatura. Per prevenirli abbiamo costituito un anno fa la Scuola della formazione e tutela dell’ordine pubblico che insegna buone pratiche». Intanto, in una conferenza stampa al Senato promossa dall’Idv i parenti di uno dei sette ragazzi ancora in carcere hanno denunciato soprusi subiti dal loro congiunto.

«Mi hanno pestato. Poi, all’interno della camionetta, mi hanno fatto mettere in ginocchio e mi hanno camminato sopra in due»: così Stefano Amicone, trentenne imprenditore romano, tuttora a Regina Coeli, ha raccontato alla sua compagna Michela Reali ciò che successe la sera del 5 maggio. Alla conferenza stampa ha partecipato anche il senatore dell’Idv Stefano Pedica che ha lanciato un appello per la loro scarcerazione: «È una retata di incensurati – ha spiegato Pedica, che ogni giorno li va a trovare – o c’era il bisogno di fare numero o c’è certamente qualcosa che non va. I capi d’imputazione sono ingiurie, resistenza e oltraggio, ma non si parla di partecipazione agli scontri: perchè in carcere non ci sono le persone che hanno lanciato i sassi?». Dietro le sbarre, invece, ci sono «degli innocenti – spiegano le famiglie – persone sbagliate al momento sbagliato». Emanuele De Gregorio e Stefano Carnesale, per esempio, due abruzzesi di 19 anni, si sono fermati a raccogliere una canna di plastica «per appendere il Tricolore quando ci saranno i Mondiali. Sono anche della Juve: amano il gioco, non il tifo – spiega la sorella del primo – Due ‘bimbì gracili e inesperti».

Emanuele Pecorone, in cella anche lui, ora ha lividi e una rotula rotta. Antonello Cori ed Emiliano Giacomobono stavano solo mangiando un panino vicino a un camion bar. Luca Danieli, unico non incensurato, è stato ripreso mentre viene urtato da un’auto bianca. Ha una vertebra schiacciata e 30 giorni di prognosi. Amicone, addirittura, ha i legamenti della gamba rotti: «Figurarsi se poteva fare tafferugli – spiega la compagna – E poi è tifoso, ma non è un ultrà. Nostro figlio chiede di lui: gli dico che è in viaggio e ha il cellulare scarico». Pedica ritiene che, tenendo conto dei tempi tecnici, potrebbero essere rilasciati già nelle prossime ore, ma intanto sta organizzando nel carcere una partita di calcetto ‘incensurati-agentì (lui starà in squadra con i primi): «Sono giovani come mio figlio, come potremmo essere noi – ha spiegato – che da otto giorni si chiedono ‘perchè siamo qui?’ Ogni giorno che passa hanno sempre meno fiducia nelle istituzioni. Pensiamo anche al loro futuro, al lavoro che potrebbero perdere, alla loro dignità. Non lasciamoli soli». Intanto Pedica ha presentato un ddl nel quale si chiede l’introduzione dell’Ufficio matricola e della cartella del detenuto con i suoi dati sanitari negli uffici di polizia giudiziaria, i quali, insieme ai penitenziari, dovranno essere videosorvegliati «a tutela dei fermati, ma anche degli uomini in divisa».