Roma, sfilano i “nuovi fascisti” di Casapound

25/11/2012 di

No al governo delle banche, no al governo Monti. Sì, invece, al mutuo sociale e alla tutela delle fasce più deboli. Così, sotto lo sventolare delle bandiere rosse con la tartaruga, è scesa in piazza ieri pomeriggio Casapound, il movimento guidato da Gianluca Iannone. Movimento che, senza vergogna, non esita ad autodefinirsi dei “fascisti del terzo millennio”.

«C’è chi si rifà a Marx o a Ford – ha spiegato il leader – io voglio avere la libertà individuale di rifarmi a Mussolini, a livello filosofico e politico». Ma non ci stanno a essere considerati nostalgici. Tra le circa 6.000 persone che oggi hanno sfilato da piazza Mazzini a ponte Milvio, non un simbolo del ventennio, non un gesto che richiamasse a quella dittatura. Piuttosto, oltre ai loro stendardi, tricolori (fumogeni compresi) e bandiere spagnole in segno di solidarietà, e anche siriane di un gruppo di giovani sostenitori di Assad. E soprattutto striscioni, con i punti caratterizzanti del programma di Casapound: nazionalizzazione delle banche, mutuo sociale e sostegno ai marò trattenuti in India. Ma è contro la ‘politica dominantè che si scaglia la polemica di Casapound. ‘Falli piangerè si legge nello striscione di testa, sotto i volti di Alfano, Monti, Bersani e Fornero. E poi gli slogan, scanditi dai militanti organizzati in modo rigoroso, in fila per sei con le bandiere. Ce n’è per tutti, anche per le amministrazioni di centrodestra di Alemanno e Polverini. «Storace non ci piace, e neanche Alemanno» spiega Iannone annunciando loro candidati alle prossime Amministrative. Rimandano al mittente gli attacchi di chi non avrebbe voluto farli sfilare: «Pacifici? Ha già risposto il prefetto. Questo è un corteo politico, forse non vogliono che si veda la nostra diversità rispetto a chi sfascia macchine dei padri di famiglia. Siamo una comunità serena e severa» spiega ancora il leader che cammina a fianco ai militanti. Molti giubbotti neri, molti cappellini, jeans stretti e scarpe da ginnastica.

La loro musica è Lucio Battisti, il rock dei gruppi identitari di destra, ma anche Rino Gaetano. Solo all’ inizio qualcuno trasmette un inno molto popolare nel Ventennio, che viene subito spento. Quasi un ritratto dell’archetipo del giovane di destra. Ma loro, spiegano, sono diversi dall’ immaginario: «oggi – afferma Carlo – sarà una festa, il nostro programma è forte e noi siamo gli unici che rispettano la Costituzione che difende la proprietà privata». Eppure la Costituzione è fondata sull’antifascismo, ma per loro non è un problema.

Contro il loro corteo è scesa in piazza anche la «Roma antifascista», come recita uno striscione srotolato al sit-in svoltosi a pochi isolati dalla sede di Casapound, blindatissima per tutto il giorno. E dietro a striscioni come «Roma libera, no ai fascisti vecchi e nuovi» il sit-in rafforzato dall’arrivo di uno spezzone della manifestazione degli studenti, dei Cobas e dell’Anpi, si è trasformato in un corteo che ha raggiunto il Colosseo, meta negata dalla Questura al movimento di estrema destra che, comunque, aveva chiesto un cambio di percorso a fronte del rischio prospettato di problemi di ordine pubblico. Così gli antifascisti hanno esultato per la ‘conquista del Colosseò dove già stamani era comparso uno striscione con su scritto: «Roma non è fascista».