Ragazze legate e sospese, quando l’erotismo diventa morte

10/09/2011 di

Legate e sospese come due marionette in cui il dolore, il soffocamento e il piacere fisico dipendono dai movimenti dell’altra. E un voyeur che le osserva eccitato dopo averle legate con l’antica tecnica giapponese dello Shibari. Ma in pochi minuti l’erotismo è diventato morte.

È finito in tragedia il «gioco» praticato questa notte da tre persone a Roma nei locali delle caldaie di un palazzo a Settebagni in affitto all’Enav e all’Agenzia delle Entrate: una studentessa leccese di 23 anni Paola C. è morta soffocata, impiccata con il cappio che aveva al collo, e un’altra ragazza, 24/enne romana, Federica F. è in gravi condizioni. L’amico che invece le ha legate, un ingegnere romano di 42 anni, Soter Mulè esperto di bondage, è stato invece arrestato con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale, ma si sta valutando anche l’ipotesi di trasformare l’imputazione in omicidio preterintenzionale. Prima di scendere nelle caldaie dei garage fino alle 4, i tre avevano trascorso la serata in un locale, avevano bevuto e, sembra, fumato droga. Poi l’idea dello Shibari. La 24/enne, che lavora come usciere negli uffici di una agenzia esterna che si occupa dei servizi di reception dell’edificio, ha proposto come luogo del gioco il vano caldaia del palazzo dove lavora, in via di Settebagni, alla periferia nord di Roma. Tutti d’accordo.

E Soter Mulè, l’ingegnere esperto di bondage, ha cominciato ad avvolgerle con le sue mani esperte. Le due ragazze erano legate con una stessa corda in varie parti del corpo fino al collo. La corda passava su un tubo orizzontale della caldaia all’altezza di due metri da terra. Attraverso il gioco dello Shibari ognuna faceva da contrappeso all’altra alternandosi in saltelli: una scendeva verso terra, l’altra saliva verso l’alto con il balzello, dandosi la spinta con le punte dei piedi, in una sorta di dondolio. Salendo, la corda provocava uno strozzamento che durava alcuni secondi: il soffocamento, secondo alcune tecniche erotiche, produce infatti una sensazione simile all’orgasmo. E il minimo movimento di una, condizionava i movimenti dell’altra. Ma una delle due ragazze a un certo punto è svenuta ed è rimasta impiccata.

L’ingegnere che assisteva alla scena ha tentato di tagliare la fune cercando di salvare l’altra ragazza, la 24/enne, e ha chiamato l’ambulanza: la ragazza è finita in rianimazione in ospedale, dove è tuttora ricoverata. La Squadra Mobile di Roma ha trattenuto Mulè per ore nei suoi uffici e nel pomeriggio lo ha arrestato con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale. All’interno dell’auto dell’ingegnere sono state trovate altre corde e arnesi: i suoi originali strumenti di piacere che stavolta hanno procurato la morte.

UN ESPERTO DI BONDAGE. Il suo nome è legato a gran parte di siti internet dedicati al bondage e alle pratiche sadomaso, delle sue fotografie con modelle strette da corde è piena la rete. Soter Mulè, il 42enne romano arrestato per omicidio volontario per la morte di una ragazza in seguito ad un gioco erotico, frequenta da anni il mondo bondage ed è una delle persone più navigate del settore. «Nell’ambiente – racconta una persona legata al mondo bondage che ha voluto mantenere l’anonimato – è considerato una delle persone più esperte, con la testa sulle spalle. Questa notizia ci ha lasciato davvero scioccati, siamo sconvolti e sbalorditi. Quando si avviano queste pratiche di sesso estremo bisogna sempre avere tutto sottocontrollo. Ci sono segnali e strumenti che servono proprio a garantire la sicurezza, come un paio di forbici per tagliare le corde se qualcosa dovesse andare storto. Ma Soter queste cose le sapeva benissimo. Proprio non riusciamo a capire cosa possa essere successo». Diplomato presso l’Istituto Pio XII delle Religiose dell’Assunzione di Roma, laureato in Ingegneria Meccanica all’Università di Tor Vergata ed iscritto ad un secondo corso di laurea in Psicologia alla Sapienza, Mulè ha fondato nel 1997 una società di sicurezza informatica, ma la sua vera passione è sempre stata la fotografia. «Ho fatto il fotografo quando non ci capivo niente – scrive su una community su internet – e ora non riesco a capire come essere un buon fotografo. Nel frattempo scatto, scatto, scatto». Il suo nome e le sue istantanee sono spesso accostati a manifestazioni dedicate a pratiche di sesso estremo, di cui sembra essere uno dei massimi rappresentanti romani. Come nickname per diverso tempo ha utilizzato ‘Kinbakù, altro nome con cui viene chiamato lo Shibari, la tecnica giapponese risultata fatale questa notte ad una ragazza di 24 anni e a causa della quale una 23enne è ricoverata in gravi condizioni.