Manifesto del Pd, scoppia la polemica per quelle gambe in mostra

23/06/2011 di
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La gonna rosa di una donna che si alza a causa del vento e le sue mani che la tengono abbassata. E lo slogan «Cambia il vento». L’immagine scelta dal Partito democratico di Roma per la Festa de l’Unità 2011 della capitale fa discutere. Almeno quella in versione femminile, che al cravatta svolazzante dell’altra «metà del manifesto» non entra nella polemica.

Un dibattito quasi esclusivamente interno al partito, quello scatenato ancor prima dell’inizio della festa e che ha visto schierarsi in posizione decisamente contraria le donne del Comitato ‘Se non ora quandò, che non hanno esitato a esprimere «sconcerto di fronte alla campagna pubblicitaria lanciata dal Pd romano». Per il Comitato «l’abbinamento fra lo slogan ‘Cambia il ventò e l’ennesima immagine strumentale del corpo femminile ci lascia stupite e attonite. Il comitato protesta ancora una volta di fronte all’uso del corpo delle donne come veicolo di messaggi che nulla hanno a che fare con esso e invita il Pd romano a ritirare la campagna, anche per rispetto verso milioni di donne italiane il cui voto è stato fondamentale nelle amministrative e nei referendum nazionali del 12 e 13 giugno». Non si è fatta attendere la risposta della segreteria del partito romano: «Dal 2001 ogni manifesto o slogan scelto per la presentazione della Festa de L’Unità di Roma è fonte di discussione e dibattito. Un paio di gambe sono automaticamente equiparabili a un’immagine offensiva o volgare come quelle delle ‘olgettinè che circolano sul web? Sono la stessa cosa o c’è una differenza? Qual è il confine oltre il quale comincia la mercificazione o l’uso improprio? Il manifesto è una citazione pubblicitaria, una rievocazione di Marilyn Monroe del film ‘Quando la moglie è in vacanzà, divenuta un’icona. Pu• piacere o non piacere. Ma è davvero riprovevole?». Il manifesto piace anche ai Giovani democratici del Lazio: «A noi piace – spiega il segretario del Lazio Sara Battisti – Siamo impegnate da tempo in una battaglia a difesa della nostra dignità, e contro la mercificazione del nostro corpo tanto in voga nell’epoca berlusconiana, ma in quel manifesto si ravvisa più la poesia frivola e rivoluzionaria di una Marylin Monroe, che non la volgarità televisiva a cui siamo abituati. Siamo state parte del movimento ‘Se non ora, quando?’, siamo in prima fila contro la proposta di legge Tarzia sui consultori, siamo per il diritto di ogni donna ad avere più opportunità e più lavoro. Quindi, non dobbiamo correre l’errore di passare da una idea servile e puramente estetica della donna di Berlusconi, ad un’idea sacrale del nostro corpo. Basta con le polemiche e godiamoci la festa». In casa Pdl si schiera contro il manifesto e chiede che la comunicazione politica rispetti il corpo delle donne la consigliera regionale e membro dell’Ufficio di Presidenza, Isabella Rauti: «Se il vento che cambia è quello che solleva le gonne delle donne, è un vento che non pu• piacere. Non entro nel merito di quello che si configura come un confronto interno al Pd ma essendo sempre intervenuta contro l’uso distorsivo dell’immagine della donna nella comunicazione, credo necessario sottolineare che le kermesse politiche dovrebbero essere pubblicizzate con messaggi di carattere istituzionale».

  1. LO SCHIFOSO GAY PRIDE DI ROMA HA AVUTO IL BENESTARE DEL SIONISTA ALEMANNO E POI CI SI LAMENTA DI UN MANIFESTO?
    A RIDICOLI!