Wojtyla beato, in piazza tra gioia e lacrime

01/05/2011 di

C’è chi è riuscito a conquistarsi un posto in prima fila ed era felice, anche se stremato dalla fatica dopo una notte passata per strada in sacco a pelo. E chi non è riuscito neppure a oltrepassare i varchi ed è rimasto, un pò deluso, «in piccionaia», a un chilometro di distanza dal cuore della festa. C’è chi è riuscito a mettersi a favore di maxischermo e non ha mollato la posizione. E chi invece si è rassegnato a vedere le immagini della celebrazione sull’I-Phone. Qualcuno, ad avvicinarsi alla basilica, non ci ha neppure provato, come un gruppo di pellegrini milanesi, che ha trovato delle sedie di fortuna in una strada a ridosso del Vaticano e lì s’è fermato. «Tanto l’importante è sentire l’atmosfera». La folla che ha raggiunto piazza San Pietro, via della Conciliazione e ha «invaso» le zone della Capitale attorno al Vaticano per essere alla beatificazione di Wojtyla, ha tanti volti. Ed è fatta di gente di tutte le razze. Donne africane nei loro variopinti abiti tradizionali con i ritratti di Giovanni Paolo II stampigliati o con indosso le magliette con riprodotta la sua immagine. La suora giunta dall’India, che tra i primi ha superato il varco di via della Conciliazione. I polacchi con le bandierine in mano. I giovani spagnoli, inglesi, francesi, con gli occhi a mandorla, in un miscuglio di lingue. I mille diversi copricapo delle suore, a seconda delle congregazioni. I prelati che, allegri, si scattano una foto sul sagrato. Una diversità che trova una sintesi nell’applauso esploso subito dopo la proclamazione di Giovanni Paolo II beato e nell’urlo «santo subito», accompagnato da commozione e qualche lacrima sul volto dei fedeli. La gente ha cominciato ad assieparsi attorno a San Pietro già ieri sera e l’area più vicina alla Basilica, compreso il quartiere Borgo, è stata sgombrata e sigillata, lasciata libera da auto, accessibile solo ai residenti e alle forze dell’ordine. Ma subito a ridosso si sono formati bivacchi per strada. Alle due di notte, con tre ore di anticipo rispetto al previsto, sono stati aperti i varchi per accedere in via della Conciliazione e in piazza e i pellegrini si sono sistemati per strada, chi dormendo, chi pregando. Stamani, migliaia di pellegrini affollavano tutta l’area attorno alla Basilica, nel raggio di 500 metri. Le stime parlano di un milione e mezzo di pellegrini. Massime le misure di sicurezza. Quando il fiume di folla si è messo in moto, ha cominciato ad avanzare a ondate, ora con più forza, ora a rilento, ora di nuovo con energia. Nella calca, qualcuno si è sentito male per lievi collassi, qualcuno è caduto o è stato spintonato, rimediando qualche contusione. Episodi gravi non ce ne sono stati, ma gli interventi di soccorso sono stati comunque numerosi, sull’ordine delle centinaia. Certo, le lamentele non mancano. Qualcuno si è ritrovato a camminare per chilometri o schiacciato nella calca e ha puntato il dito contro la «disorganizzazione». «È un incubo», sussurra un passante. Una signora ha un piede dolorante e fasciato, dopo che nella notte è stata travolta. «Sono stata in tanti santuari, a Fatima, dove c’era molta più gente – dice – e non è mai successo nulla: c’è una cattiva organizzazione». «Son scioccata, c’è una grossa disorganizzazione, da ore ricevo solo spintoni dalla folla», racconta un’altra signora. Ai varchi c’è chi questiona con gli agenti, che per motivi di sicurezza non possono consentire alla gente di uscire ed entrare dalla zona presidiata. «Chi esce non rientra, a meno che non debba raggiungere il bagno chimico», avvertono gli uomini delle forze dell’ordine. Guardando i fatti nel complesso e visto l’alto numero di persone, la situazione ha tenuto. Terminata la celebrazione, una parte consistente dei fedeli si è messa in fila per rendere omaggio alla teca di Wojtyla, ma una parte ha preso la strada del ritorno e anche il deflusso è stato abbastanza ordinato. Per fortuna, contrariamente alle previsioni, non ha piovuto e chi si era portato l’ombrello, lo ha aperto per ripararsi dal sole.