Crisi a Roma, Alemanno stringe sulla nuova Giunta

13/01/2011 di

 Alla scadenza del termine che lui stesso si è dato, mancano meno di 24 ore. Ma il sindaco Gianni Alemanno non sembra ancora venire a capo della crisi politica che ha aperto con il ritiro delle deleghe a tutti i suoi assessori. I veti incrociati delle diverse anime del Pdl sembrano infatti ancora precludere la determinazione concorde della nuova squadra di governo della capitale. Tant’è che suona come un avvertimento la frase che il sindaco consegna in serata ai cronisti: «Uno deve essere sempre pronto ad andare alle elezioni». Per il momento, comunque, Alemanno procede dritto per la sua strada, con le consultazioni con le categorie sociali e produttive sugli aspetti programmatici. E in serata, prima di una girandola di incontri in Campidoglio, va a palazzo Chigi, da Silvio Berlusconi. Si è trattato di un incontro istituzionale su Roma capitale e sulle prospettive di sviluppo e di rilancio dell’azione della giunta capitolina, si apprende al termine del colloquio di circa un’ora tra il sindaco di Roma e il premier. Nessuna dichiarazione ai microfoni. Ma l’incontro con Berlusconi sancisce il profilo nazionale della partita che si sta giocando in queste ore attorno all’Alemanno-bis, nella quale alcuni espressamente invocano l’intervento del Cavaliere. Di profilo nazionale sono del resto i politici che il sindaco ha consultato fin dall’inizio (primi tra tutti i capigruppo di Camera e Senato Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri). E deputati e senatori intervengono direttamente in difesa degli assessori che, nelle intenzioni di Alemanno, in queste ore rischierebbero il posto. «Noi accetteremo le indicazioni del sindaco – dice il deputato Fabio Rampelli – Quanto a me, promuovo l’operato dell’assessore alla Scuola Laura Marsilio, perchè i suoi provvedimento sono esemplari». E nel pomeriggio arriva in Campidoglio anche il senatore Stefano De Lillo, con il fratello Fabio, la cui delega all’Ambiente dovrebbe essere ritirata. Mentre tengono il punto gli ex azzurri, che chiedono una presenza in più in giunta, per equilibrare lo «strapotere» degli ex An. In tarda serata sono attesi gli incontri decisivi, nelle stanze del sindaco. Il quale per tutta la giornata ha visto i rappresentanti di forze produttive e sociali della capitale, nonchè i direttori de Il Messaggero e Il Tempo (domani tocca ai sindacati). Insomma, il messaggio di Alemanno è chiaro: l’annullamento delle deleghe è funzionale all’avvio di una «fase-due» del suo governo, quindi bisogna puntare sui contenuti, per dare «uno scossone» alla crisi economica e «calare sul territorio i risultati» per la città. «Alemanno se ne vorrebbe andare, ma lasciamolo lì. Dimostri cosa è capace di fare», è la sfida che gli lancia l’ex sindaco Francesco Rutelli, che lo accusa di un vero «disastro». «Non capisco come i miei predecessori possano ancora parlare», ribatte Alemanno, che cerca di sbrogliare intanto la matassa Pdl, ma continua anche a valutare eventuali innesti «tecnici» (ammette l’ipotesi dell’ingresso del presidente delle Acli romane Gianluigi De Palo) e il possibile arrivo in giunta de La Destra, di Francesco Storace. Intanto dal Pd il capogruppo in Campidoglio, Marroni, segnala una strana circostanza: a Roma sono apparsi dei manifesti, dice, «con slogan dal tono ‘gli eletti dal popolo non si toccanò e ‘no ai doppi incarichì». Che siano stati gli assessori in uscita, insinua, a farli affiggere?