Unioni civili, urla e bagarre in aula a Roma

27/01/2015 di

Bagarre in Aula Giulio Cesare durante l’ultimo sprint sulla delibera sulle unioni civili. La decisione – poi naufragata – di proseguire oggi la seduta, ad oltranza, fino al voto della delibera che istituisce nella Capitale il registro delle unioni civili, ha scatenato la protesta degli oppositori e momenti di tensione con i rappresentanti delle associazioni Lgbt.

Alcuni manifestanti hanno scavalcato la transenna che divide gli spettatori dai consiglieri per cercare di esporre uno striscione con la scritta «Difendi la famiglia», ma sono stati bloccati con i vigili, i quali hanno fronteggiato anche gli spintoni di un altro gruppo che voleva irrompere in tra gli scranni. La decisione di chiudere la seduta in serata e ricominciare domani mattina è stata annunciata nel tardo pomeriggio dalla presidente dell’Aula Valeria Baglio, nonostante dai sostenitori delle unioni civili arrivassero cori che invocavano il «voto». Tra i gruppi proponenti della delibera, il M5S si era da subito detto contrario ai lavori ad oltranza. Alla fine il coordinatore della maggioranza e capogruppo Pd Fabrizio Panecaldo ha spiegato: «Domani festeggeremo di mattina. Chiudiamo adesso perchè se andiamo avanti non ci sono i numeri per fare passare la delibera. Dei consiglieri Pd che per problemi personali dovevano andare via. Inoltre il sindaco, che teneva a votare questa delibera consiliare importante, non era presente. Basta strumentalizzare», l’appello all’opposizione.

Tra molte urla, qualche spintone, ingiurie e fischi si sono fronteggiati i manifestanti pro e contro unioni civili al grido di «fascisti» da un lato e «vergogna» e «dimissioni» dall’altro. Con la presidente Baglio che più volte ha richiamato all’ordine dicendo: «Non è uno stadio!». Protagonisti della protesta contro il registro anche tre consiglieri di opposizione Lavinia Mennuni (Ncd), Fabrizio Ghera (Fdi) e Dario Rossin (FI). La prima ha esposto, prima sullo scranno della presidenza, e poi con il collega Fdi Fabrizio Ghera nello spazio riservato al pubblico, un cartello con su scritto «Maschio e femmina li creò». Anche Dario Rossin si è avvicinato ad un gruppo di manifestanti favorevoli alle unioni civili con il dito medio alzato accusando uno di loro di avergli fatto quel gesto e dicendo: «se tu mi fai così…».

In seguito ha strappato e poi raccolto per restituirlo un foglio che una signora anziana gli sventolava sotto.«Sono intervenuto per sedare gli animi ma sono stato apostrofato con il gesto del dito medio – ha dichiarato in seguito Rossin puntando il dito contro la gestione dell’Aula -, offeso, ingiuriato e minacciato dal pubblico pro delibera presente in Aula». In piazza del Campidoglio all’inizio dei lavori d’Aula qualcuno ha esposto uno striscione «la vostra cultura è contro natura», poi rimosso su richiesta della polizia. «Fuori dall’Aula – ha accusato da Sel Gianluca Peciola – cartelli omofobi e l’opposizione si prende la responsabilità politica di una manifestazione che ha lo sguardo in Medio Oriente». Poco dopo in Aula Giulio Cesare una ventina di militanti di Gioventù Nazionale, movimento giovanile di Fratelli d’Italia-An, si sono alzati in piedi esponendo dei cartelli con su scritto «Difendi la Famiglia».