Detenuto in Guinea, Berardi malato di malaria

03/05/2014 di
roberto-berardi-video-torture

«Roberto Berardi, l’imprenditore italiano detenuto da oltre un anno in Guinea Equatoriale in condizioni disumane, è affetto da malaria». È la denuncia del senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani di Palazzo Madama.

«Dopo l’incontro a Bruxelles del Presidente equato-guineano Obiang con il Vice Presidente della Commissione europea, Antonio Tajani dello scorso primo aprile – ha dichiarato Manconi – la situazione di Berardi sembrava avviata a soluzione. Ora è successo quel che si temeva, vale a dire un significativo e davvero preoccupante peggioramento delle condizioni di salute di Berardi, che ha contratto la malaria. Questo fatto rende ancora più urgente intensificare le iniziative messe in campo per riportare a casa il nostro connazionale il quale si trova da troppo tempo nelle carceri della Guinea Equatoriale a rischio della propria vita».

Roberto Berardi, imprenditore di Latina di 49 anni, è stato arrestato in Guinea Equatoriale il 19 gennaio 2013.In affari con il figlio del presidente della Guinea, è stato condannato a 2 anni e 4 mesi per truffa e appropriazione indebita. L’uomo è riuscito a mandare un video-shock della sua detenzione trasmesso dal Tg1, che mostra segni di frustate e percosse sulla schiena

  1. Ora però questo caso è sempre più oggetto mediatico che non accetta filtri silenziatori, pericolosamente esponenziale e urticante per il regime equatoguineano. Per questo si è resa necessaria una nuova strategia da parte della dinastia Obiang: attaccare il prigioniero su un altro fronte e con altri ipotetici reati, per poterlo mantenere in carcere svincolando la sua vicenda dal legame con la famiglia presidenziale.

    Sorge così dal nulla la nuova accusa che un perfetto sconosciuto, tale Wenceslao Mbele Asumu, ha presentato contro il nostro connazionale per alienazione di beni, fallimento e appropriazione indebita. A seguito di questa nuova querelle gli è stato negato il diritto ad avere la tutela del difensore da lui stesso designato, provvedendo a fornirgli invece – in base a quale arbitrio legale? – solo assistenza “controllata” dal regime.

    La sua difesa è stata affidata a Santiago Mbasi, avvocato di dubbia formazione che già una volta l’aveva abbandonato nella causa contro Teodorín, lasciandolo completamente scoperto di tutela legale.

    Mbasi è conosciuto come un gregario e un figurante, la cui missione è attuare ciecamente le istruzioni del presidente della Audencia Provincial: Eliseo Nvo Mengue. Il quale, a sua volta, obbedisce solo al potere stabilito ed è il diretto responsabile dell’attuale isolamento di Berardi.

    Lo scorso 1 aprile, a Bruxelles, fu lo stesso presidente Teodoro Nguema Mbasogo ad assicurare al vicepresidente della commissione Ue, Antonio Tajani, che Berardi sarebbe stato liberato al suo rientro in Guinea «per motivi umanitari». Non solo questo non è avvenuto, ma la situazione si è acuita tanto da indurre a temere un epilogo drammaticamente annunciato della vicenda Berardi.

    Negli ambienti forensi equatoguineani liberi dall’asservimento alla dittatura – per questo perseguiti e costretti a parlare nella clandestinità – la vicenda Berardi costituisce l’ennesimo scandalo giudiziario, ma anche sul piano della dipomazia internazionale. Ci si chiede quali siano i motivi che spingono il nostro governo quantomeno al silenzio, se non all’inazione e alla paralisi di fronte all’evidente violazione dei diritti umani oltre che delle prassi del diritto internazionale.

    La libera opinione pubblica africana è sinceramente scandalizzata da come il caso Berardi viene trattato dall’intelligence italiana ed europea, e continua a inviarci comunicati di richiesta d’aiuto e di pressione sul governo equatoguineano.

    La nostra tiepidezza sta diventando francamente imbarazzante e sinceramente non riusciamo a spiegarcela se non con i crescenti interessi economici che la grossa industria italiana sta radicando in una delle Bengodi più ricche del mondo, con la scia di meccanismi internazionali e diplomatici che segue a rimorchio.

    È sempre più tetra ed evidente l’analogia che già diverse volte abbiamo denunciato con il caso di Igor Celotti, l’altro italiano perito nel 2007 in Guinea Equatoriale in circostanze mai chiarite.

    Se anche il caso Berardi avrà lo stesso epilogo dovremo dire che lo sapevamo; e dovremo trovare l’ennesima giustificazione a quel rumore sollevato dall’opinione pubblica e bypassato dall’immobilismo della nostra diplomazia.

  2. E in Italia dei drogati fanno sciopero della fame contro il maltrattamento nelle carceri italiane… In effetti dovremmo dare alberghi a 5 stelle a quei poveri DELINQUENTI! Mandiamoli tutti all’estero e risolviamo il problema.