Save the Children: “Il 96% dei genitori teme abusi sui figli”

13/11/2013 di
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Secondo un’indagine di Save the Children per il 96% dei genitori laziali i figli sono potenzialmente esposti alla minaccia di comportamenti abusanti o inopportuni degli adulti nei luoghi frequentati abitualmente. Quasi la metà degli adolescenti del centro Italia (44%) è a conoscenza di episodi più o meno gravi subiti da coetanei.

Secondo la ricerca “Tutela dei minori nei luoghi frequentati con regolarità, siamo in grado di garantirla?” realizzata da Ipsos per l’Organizzazione, al centro al centro per 2 adolescenti su 5 tra le principali minacce la pretesa o l’imposizione di contatti o rapporti fisici indesiderati, tra i luoghi frequentati più a rischio centri sportivi (39%), scuola (36%), oratori e parrocchie (31%) (p.14). Save the Children propone a istituzioni, associazioni e organizzazioni l’adozione di un sistema specifico di tutela, che per più dei 2/5 dei genitori toscani e 1/3 degli adolescenti del centro è oggi assente o non conosciuta nei luoghi vissuti da questi ultimi.

Il 96% dei genitori toscani è consapevole del rischio che i propri figli minorenni possano essere oggetto di comportamenti inappropriati o di abusi  da parte degli adulti negli ambienti organizzati dove i minori trascorrono la gran parte del loro tempo diurno al di fuori delle mura domestiche. Prendendo in esame la regione Lazio, per i genitori, i luoghi maggiormente a rischio sono: scuola (52% dato che si assesta al 36% per i ragazzi del centro Italia),  seguiti da dai centri sportivi (43% , per i ragazzi 39%), oratori e parrocchie (39%, per i ragazzi 31%), ma anche altri contesti come centri aggregativi, ludico-ricreativi e associativi sono considerati come luoghi potenzialmente non sicuri da questo punto di vista.

Che gli adulti, con un loro comportamento inappropriato o abusivo, possano far sentire insicuri i ragazzi, è una realtà purtroppo confermata da quasi la metà degli adolescenti del centro (44%, dato più elevato rispetto al 30% del nord e al 38% del sud), che dichiara di avere coetanei che hanno subito episodi di questo tipo da parte di adulti almeno qualche volta, o addirittura spesso (9%), dato quest’ultimo anche superiore alla media nazionale (7%).

Tra i genitori, nel Lazio solo il 17% ritiene che i propri figli siano completamente tutelati rispetto agli adulti nei luoghi di attività o svago frequentati, mentre per il 62% ci si ferma alla sola sufficienza, ma per il 20% di fatto la tutela è insufficiente o totalmente assente.

Questo lo scenario tracciato dall’indagine “Tutela dei minori nei luoghi frequentati con regolarità, siamo in grado di garantirla?” , realizzata da Ipsos per Save the Children e diffusa oggi in occasione della presentazione di Adulti a posto, il sistema di condotta, segnalazione e risposta ideato per aiutare a proteggere i minori da situazioni di abuso, sfruttamento e comportamenti scorretti da parte degli adulti  che dovrebbero prendersi cura di loro. Molte le voci autorevoli che si sono oggi confrontate nel corso dell’evento tenutosi a Roma presso la sala Caduti di Nassirya del Senato della Repubblica,  accogliendo la proposta di Save the Children sulla necessità di diffondere, promuovere e adottare nei diversi ambienti pubblici e privati frequentati da bambine, bambini e adolescenti, un sistema specifico di tutela, che preveda la dotazione di codici di condotta e di semplici procedure per la segnalazione di abusi o di comportamenti scorretti. Sono intervenuti tra gli altri Michela  Vittoria Brambilla Presidente Commissione Parlamentare per l’Infanzia e   l’Adolescenza, Immacolata Postiglione, Dipartimento Protezione civile nazionale – Responsabile Ufficio I Volontariato, Formazione e Comunicazione, Chiara Giacomantonio , Direttore III Sezione Divisione Analisi – Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, Francesco Marsico, Responsabile area nazionale Caritas Italiana, Simone Pacciani, Vice Presidente nazionale UISP, Vittorio Bosio, Vice Presidente CSI e Dario Merlino, Presidente CISMAI.

“Veniamo quotidianamente a conoscenza di fatti di cronaca che hanno coinvolto direttamente minori anche nel Lazio, vittime di abusi da parte di persone adulte appartenenti a istituzioni scolastiche o religiose, associazioni, organizzazioni o centri aggregativi di varia natura. Una persona che si trova in una posizione fiduciaria e autorevole rispetto ai minori, può più facilmente compiere abusi o adottare comportamenti scorretti nei loro confronti. I casi che vengono alla luce, però, rappresentano solo una parte di una realtà diffusa, fatta di comportamenti più o meno gravi, magari reiterati, che possono avere comunque conseguenze anche molto negative per lo sviluppo psico-fisico dei minori,” ha dichiarato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia.

Ma quali sono i comportamenti considerati abusanti o inappropriati degli adulti nei confronti dei minori?
Per  i ragazzi del centro, spicca la pretesa o l’imposizione di contatti o rapporti fisici indesiderati, mai accettabile per il 95% di loro, seguita dall’utilizzo di  minacce o ricatti per ottenere qualcosa (91%), mentre l’utilizzo di parole forti o parolacce, così come dare uno scappellotto o strattonare energicamente, rappresentano comportamenti ai quali sembrano essersi abituati: quasi la metà degli intervistati li considera accettabili (42% e 52%), evidenziando così un deterioramento del linguaggio fisico e verbale tra adulti e minori. Altro segnale rilevante riguarda l’accettazione di alcune azioni gravemente discriminatorie, come criticare o ridicolizzare comportamento e aspetto (20%), preferenze sessuali (21%) o fede religiosa (25%).
Anche in testa alla lista dei genitori laziali c’è la pretesa o l’imposizione di contatti o rapporti fisici indesiderati (93%), seguita dall’induzione all’utilizzo di sostanze proibite o vietate per l’età del ragazzo o di sostanze/farmaci che migliorino la prestazione fisica o intellettuale (92%).

Se si chiede quali di questi comportamenti siano un rischio reale, al centro più di 2 adolescenti su 5 indicano la pretesa o l’imposizione di contatti o rapporti fisici indesiderati (41%) o la promessa di favori in cambio di qualcosa (42%). Particolarmente di rilievo il fatto che più di 1 ragazzo su 3 pensa che si possa essere discriminati, dagli adulti di riferimento nei contesti extrafamiliari frequentati abitualmente, a causa delle preferenze sessuali.

“La possibilità che gli adulti, ai quali i ragazzi sono affidati nello svolgimento delle attività di studio, sport, svago,  si comportino in modo inappropriato arrivando anche a veri e propri abusi, è un fatto di cui genitori e figli si dimostrano coscienti, ma come agiscono quando questo avviene nella propria scuola o classe, nella palestra, piscina, o campo da calcio che si frequenta più volte a settimana, nella propria parrocchia o nell’associazione con la quale si fanno attività od escursioni nel weekend?” chiarisce Valerio Neri. “I dati ci dicono che in una buona parte dei casi non esiste un sistema conosciuto e condiviso da genitori, ragazzi e operatori delle stesse strutture, che consenta di segnalare adeguatamente l’accaduto perché non rimanga consegnato al silenzio e non si ripeta in futuro, o quando un sistema c’è, è insufficiente o sconosciuto a chi dovrebbe usufruirne. I minori stessi, si trovano così a non avere alcun riferimento per confrontarsi e agire senza timori”.

Segnalazione dell’abuso. Nella regione Lazio gran parte dei genitori (96%) ritiene che un caso di abuso più o meno grave vada segnalato, ma il 27% pensa che ci vorrebbero figure terze a cui rivolgere l’allerta o procedure precise su come farlo.
Tuttavia il 32% dei ragazzi al centro teme la possibilità di scatenare una caccia alle streghe e invoca cautela (opzione condivisa dal 31% dei genitori laziali), anche se un 30% pensa che andrebbe segnalato comunque anche in assenza di un’assoluta certezza (37% tra gli adulti), e un altro 30% ritiene invece indispensabile la prova certa per poter agire.

Quando si tratta però di identificare chi sarebbe il destinatario dell’allerta, emergono timori e contraddizioni. La maggioranza dei genitori laziali (61%), si immagina destinatario della prima segnalazione da parte dei figli, mentre invece la prevalenza (69%) degli adolescenti del centro lo confiderebbe ad un amico mentre poco più di 1 su 3 si rivolgerebbe ai propri genitori. Importante sottolineare come gli adulti di riferimento nei vari ambiti non godano di grande fiducia tra i ragazzi nel centro, visto che costituiscono un riferimento valido solo per il 23% di quelli intervistati.

La maggioranza dei ragazzi del centro (56%) e dei genitori del Lazio (68%), infatti, non sa dire che cosa gli adulti di riferimento farebbero una volta messi a conoscenza, sottolineando che dipende molto dal singolo che potrebbe dar seguito o meno alla segnalazione ricevuta o ci vorrebbero disposizioni chiare e l’indicazione di un referente, e il 7% degli adolescenti del centro ritiene che la segnalazione rimarrebbe “lettera morta”, per salvaguardare il posto di lavoro o l’istituzione, struttura, associazione o società in questione.

“Il problema è proprio quello della mancanza di indicazioni specifiche e condivise tra tutti, ragazzi, operatori e genitori, una lacuna che indebolisce e non favorisce certo  il necessario rapporto di fiducia tra le parti in gioco. Il forte interesse comune, che gli ambienti frequentati dai ragazzi siano sicuri e rispettosi dei loro diritti, di fronte ad una evenienza grave e spiacevole come quella di un abuso assistito, conosciuto o subito, si sfilaccia nei dubbi e nei timori che comprensibilmente ognuno si trova ad affrontare, e non trova sbocco in strumenti concreti e chiari che potrebbero fare la differenza. E’ proprio a questa esigenza, quella cioè di agire in modo preventivo attraverso formazione, sensibilizzazione e informazione da un lato, e predisposizione di semplici procedure di segnalazione verso referenti certi e preparati dall’altro, che l’iniziativa Adulti a posto di Save the Children, per la tutela dei minori da abuso, sfruttamento e comportamenti inappropriati da parte di adulti, vuole rispondere. L’esperienza dell’Organizzazione e dei nostri partner sul territorio, come UISP e CSI, che operano ogni giorno con centinaia di migliaia di ragazzi in tutto il territorio nazionale e l’hanno già adottata nelle loro attività, offre riscontri positivi. Per questo oggi la vogliamo condividere con tutti gli attori che operano con i minori nei più diversi ambiti, perché si possa rispondere concretamente sul campo e in modo preventivo alle minacce più o meno gravi di cui abbiamo spesso testimonianza diretta,” ha dichiarato Emilia Romano, Responsabile Nazione Child Safeguarding Policy di Save the Children Italia.