Sim card false, il processo non sarà trasferito a Latina

09/11/2013 di
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Resta a Milano il procedimento in fase di udienza preliminare che vede coinvolta Telecom Italia (insieme a 83 persone fisiche), nell’ambito di una inchiesta secondo la quale 503.663 sim dell’operatore telefonico sarebbero state «false», ovvero intestate fittiziamente a persone inesistenti o a persone a loro insaputa. Alcuni legali avevano chiesto il trasferimento del processo a Latina, negato dal giudice.

Lo ha deciso il Gup del tribunale di Milano Manuela Scudieri, respingendo l’eccezione sulla competenza territoriale presentata dagli avvocati di Telecom Italia, che chiedevano di spostare il procedimento a Roma o a Napoli. La richiesta di spostare il processo era stata fatta anche da altri legali, che in alcuni casi chiedevano di portare il caso al tribunale di Latina.

Il Gup ha ritenuto che nessuna eccezione dovesse essere accolta, mantenendo a Milano per competenza tutto il procedimento. Il gruppo di tlc è indagato in virtù della legge 231/2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti, in quanto sono coinvolti alcuni suoi dipendenti nel periodo di contestazione (2007-2009).

La società, inoltre, si è anche costituita parte civile, sostenendo di essere stata danneggiata, mentre secondo l’ipotesi accusatoria avrebbe avuto profitti illeciti per 129.346.000 euro sempre nel periodo tra il 2007 e il 2009. Le persone per cui la procura di Milano, con il pm Francesco Cajani, ha chiesto il rinvio a giudizio, oltre a una decina di dipendenti telecom, sono alcuni rivenditori di schede telefoniche. Il reato contestato ai dipendenti della società è associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione di documenti di identità e di schede sim, falsi documentali e falso nelle dichiarazioni liberatorie per il trattamento dei dati personali. Ai rivenditori Telecom (sparsi in tutto il territorio nazionale) viene contestato il concorso con i dipendenti del gruppo solo per i reati fine (quindi non l’associazione).