Bangkok, sequestro lampo per un architetto di Terracina

24/08/2013 di
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Doveva essere una serata spensierata, immersi nella vita notturna di Bangkok. Per gli italiani Danilo De Vito e Antonio Di Muro, amici laziali appena arrivati in Thailandia, si è trasformata invece in un’odissea di 24 ore, prigionieri di un gruppo di poliziotti improvvisatisi sequestratori a scopo di estorsione.

Per fortuna anche maldestri, tanto da mettersi in fuga prima del blitz della polizia thailandese che ha liberato i due italiani: sono in buone condizioni di salute e torneranno in patria nei prossimi giorni.

La disavventura di De Vito (un architetto di 51 anni nato a Terracina) e Di Muro (ingegnere romano, 62 anni) è iniziata lunedì 19 agosto. Stavano ritirando denaro da un bancomat nella zona di Nana, uno degli epicentri del divertimento notturno della capitale. Ma sono stati fermati da tre uomini, di cui uno in divisa, e accusati di possedere una carta contraffatta.

Dalle minacce si è passati al sequestro, prima verso un luogo non ancora identificato, infine da prigionieri nella camera di un hotel centrale – ironicamente chiamato “Sawasdee”, il caratteristico saluto thailandese. Il gruppo dei rapitori era composto da quattro agenti thailandesi – sergenti e tenenti – e un complice uzbeko che faceva da interprete. Per lasciar andare De Vito e Di Muro chiedevano 2 milioni di baht (47 mila euro), da mettere insieme in fretta, sotto le pistole puntate.

L’errore dei poliziotti è stato però lasciare ai due italiani un telefonino per comunicare con le famiglie, al fine di racimolare il riscatto: questo è stato prima dimezzato a un milione di baht, e poi parzialmente saldato con un trasferimento di contanti. Nel frattempo le famiglie hanno però contattato l’ambasciata italiana a Bangkok, che martedì è riuscita a parlare al telefono con i due sequestrati e poi ha avvertito la polizia locale.

Quando è scattato il blitz, i sequestratori – probabilmente resisi conto che la situazione gli stava sfuggendo di mano – erano già fuggiti. Due di loro sono stati arrestati ieri grazie alle immagini della tv a circuito chiuso dell’hotel, così come l’uzbeko, ma altri due rimangono latitanti; tutti sono stati già espulsi dai ranghi. Gli italiani sono ovviamente sotto shock, ma non hanno subito maltrattamenti durante il sequestro, che preferiscono non commentare.

L’episodio, eclatante per l’audacia e l’organizzazione degli agenti-rapitori, arricchisce la serie di malefatte delle mele marce all’interno della polizia thailandese, di cui spesso finiscono vittima ignari turisti nelle aree più visitate dagli stranieri, come Nana, Pattaya e Phuket: zone che attirano diversi truffatori anche non in divisa. Periodicamente, un incidente più grave di altri in Thailandia accende un dibattito sulla corruzione delle forze di polizia e l’importanza di garantire la sicurezza dei turisti. Ma neanche il moltiplicarsi di tali episodi – scrive l’Ansa – sembra scoraggiare i visitatori stranieri: quest’anno saranno oltre 24 milioni, il numero più alto di sempre.