Crack Midal, tutti davanti al giudice

04/02/2013 di
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Saranno ascoltati oggi alle 15 i cinque arrestati per il crack della Midal, l’azienda che gestiva i supermercati Ipersidis e Gusto. Paolo Barberini, Rosanna Izzi, Ivo Lucarelli, Sergio Gasbarra e Sandro Silenzi compariranno davanti al gip Costantino De Robbio che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare al termine dell’inchiesta della Guardia di Finanza.

LE ACCUSE – Il procuratore aggiunto Nunzia D’Elia, che ha coordinato l’inchiesta insieme al sostituto Raffaella Falcione, parla di una «gestione dissennata» della società. «Gli indagati – scrive D’Elia – sono stati attinti dalla misura cautelare poiché, dissimulando sin dal 2005 lo stato di gravissima difficoltà (e poi di dissesto) della società e compiendo dissennate operazioni gestorie, con la complicità degli organi di controllo, hanno distratto dall’attivo della società ingentissime somme di denaro quantificate in oltre dieci milioni di euro, in pregiudizio dei creditori».

La Procura contesta pagamenti per oltre 4 milioni di euro eseguiti dalla Midal a favore di società estere. Le fatture riguardavano operazioni inesistenti per prestazioni di servizi mai eseguire. In alcuni casi si trattava di consulenze per l’apertura di nuove sedi commerciali, o altri servizi. Ma gli indagati, stando alle accuse, avrebbero ripetutamente falsificato i bilanci della società fallita «artatamente gonfiati – spiega D’Elia – con l’indicazione di voci attive insussistenti per oltre 40 milioni di euro».

L’APPARTAMENTO – Uno dei casi più clamorosi riguarda l’acquisto da parte della Midal di un immobile di proprietà di Rossana Izzi a un prezzo gonfiato: un milione di euro rispetto a un valore di circa 300.000 euro. «Ci fu – spiega D’Elia – l’acquisto, da parte della Midal di un complesso immobiliare a Latina Scalo per un prezzo di 10 milioni di euro di proprietà di una sua controllata (Coal) che, a sua volta, ha acquistato per pari importo azioni di una società (RIZ ONE srl) che, di lì a poco, sarebbe stata anch’essa dichiarata fallita con conseguente annullamento del valore delle azioni».

CONSULENZE D’ORO – Intanto, secondo l’accusa, la società pagava profumatamente gli amministratori e i consulenti. Il procuratore D’Elia parla di «elevatissimi compensi agli amministratori ed ai consulenti (taluni in evidente conflitto di interesse) per svariati milioni di euro in epoca di avanzato stato di dissesto artificiosamente dissimulato attraverso la falsificazione dei bilanci».