Nel Lazio 69 industrie a rischio di incidente

30/01/2013 di
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«Nel Lazio sono ben 69 gli impianti a rischio di incidente rilevante in 32 Comuni, ma solo 7 amministrazioni (22%) hanno risposto all’indagine “Ecosistema rischio industrie” realizzata da Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile per verificare lo stato dell’arte rispetto alla prevenzione dei rischi stessi. Tra coloro che rispondono solo 3 Comuni su 7 (43%) hanno realizzato la planimetria delle zone interessate dalla presenza di impianti a rischio e solo il 57% ha individuato le strutture vulnerabili o esposte al pericolo.

Il Lazio non brilla nemmeno per il coinvolgimento della popolazione, visto che solo un risicato 14% dei Comuni effettua esercitazioni per prepararsi all’emergenza e solo il 57% effettua campagne di informazione sull’emergenza e collabora con le associazioni di volontariato». Lo comunica, in una nota, Legambiente.

«C’è una certa sottovalutazione da parte dei Comuni rispetto al rischio di incidente rilevante, segno da un lato che si va perdendo la memoria di disastri come quelli di Seveso dall’altro della necessità di sostegno alle amministrazioni che a volte mancano di competenze su temi così complessi – dichiara Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio – Per affrontare le emergenze è necessario avere ben chiari i rischi, informare e preparare la popolazione per poter agire in maniera tempestiva in caso di pericolo. A partire, innanzitutto, da una corretta identificazione delle aree a rischio e dei pericoli ai quali sono soggetti i cittadini in caso di dispersione di sostanze chimiche volatili o liquide.»

«In Italia – prosegue la nota – sono presenti 1.152 impianti industriali che trattano sostanze pericolose in quantità
tali da rientrare nei parametri previsti negli artt. 6/7 e 6/7/8 del D.Lgs. 334/99, situati nei territori di 739 Comuni. Impianti industriali che trattano sostanze pericolose in quantitativi tali da essere ritenuti suscettibili di causare incidenti rilevanti in base alle direttive Seveso e ai decreti legislativi che le recepiscono. Impianti chimici, petrolchimici, depositi di gpl, raffinerie e depositi di esplosivi o composti tossici che, in caso di incidente o di malfunzionamento, possono provocare incendi, contaminazione dei suoli e delle acque, nubi tossiche, e che sono censiti dal Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare in un inventario nazionale aggiornato semestralmente. La Protezione Civile della
Capitale è tra quelle che rispondono in modo positivo ai parametri richiesti, con l’individuazione di strutture sensibili, attività d’informazione e sensibilizzazione della cittadinanza, collaborazioni con le associazioni di volontariato ed esercitazioni, anche se ad esempio nell’area di Malagrotta è evidente una forte carenze proprio rispetto all’informazione e al coinvolgimento della popolazione, come denunciano i comitati da molto tempo. A Pomezia non risultano, invece, individuate aree di rischio né pianificate esercitazioni che coinvolgano la popolazione in caso di emergenza. Viterbo dichiara di aver realizzato piani e iniziative per rispondere in maniera efficace in caso di pericolo ma non effettua esercitazioni con i cittadini. Rieti non ha progetti di collaborazione con associazioni di volontariato ed esercitazioni che
coinvolgano la popolazione. A Cisterna di Latina (Lt) non vengono segnalate strutture potenzialmente pericolose e mancano progetti di collaborazione o piani di emergenza in caso di necessità. Latina dichiara di aver individuato le strutture a rischio e informata la cittadinanza ma manca un network con associazioni o altri enti per le esercitazioni. Non sono pervenuti dati per Frosinone e provincia».

«Sugli impianti a rischio di incidente rilevante serve più chiarezza per i cittadini, per evitare tragedie può essere molto utile un lavoro da parte della Regione a sostegno dei Comuni per affrontare il rischio, come è stato fatto anni fa per gli incendi – dichiara Cristiana Avenali, direttrice di Legambiente Lazio -. I dati sugli impianti a rischio di incidente rilevante sono molto frammentari e parziali nel Lazio, non permettono di rassicurare la popolazione sulle iniziative in caso di emergenza, soprattutto nelle province di Roma, Latina e Frosinone. Una maggiore sensibilizzazione di coloro che abitano in quei contesti a rischio e la collaborazione tra associazioni, Protezione Civile e amministrazioni è la risposta necessaria per salvaguardare la salute dei cittadini e dell’ambiente».

  1. “Latina dichiara di aver individuato le strutture a rischio ebdi aver informato la cittadinanza”??? Latina chi? Il Comune, la Provincia? Quali sono gli impianti?

    Un’altra presa per il c..o della nostra tanto amata e votata classe dirigente…
    Le persone in compenso dormono beatamente