Edilizia in crisi, i costruttori del Lazio lanciano l’allarme

18/12/2012 di
cantiere

Ventimila operai in meno in soli due anni ed un credito nei confronti delle amministrazioni pubbliche che sfiora il miliardo di euro. Sono i numeri della crisi del settore edile nel Lazio. A lanciare il grido dall’allarme i presidenti delle sei associazioni dei costruttori edili della regione – Ance Lazio, Acer e le cinque Ance provinciali di Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo.

«Dal 2009 ad oggi – spiega il presidente dell’Acer Eugenio Batelli – l’edilizia laziale conta 20mila operai e 2.800 imprese in meno, con un calo rispettivamente del 27,5% e del 18,8%. In tre anni più di un quarto degli operai è rimasto inoccupato e quasi un quinto delle imprese è scomparso, con una flessione di 12mila ore lavorate (-30%). Tra gennaio e settembre del 2012 le ore di cassa integrazione autorizzate nella regione per il solo settore delle costruzioni sono salite del 42,2% rispetto allo stesso periodo del 2011 – continua Batelli – Un valore che si colloca al di sopra della media della crescita della cassa integrazione che riguarda tutti i settori economici, che si è fermata al 27,5%. Se le cose non cambieranno rischiamo che il 2013 sia anche peggiore del 2012: centinaia di imprese non ce la faranno a riprendere l’attività dopo la pausa natalizia, con la conseguente messa in mobilità di migliaia di operai».

Oltre al calo di attività, a mettere in ginocchio l’industria edilizia regionale è soprattutto il ritardo nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione che continua ad affidare appalti, ma che da anni non liquida più le aziende.

«Troppe imprese hanno chiuso i battenti a causa dei ritardati pagamenti della pubblica amministrazione e dell’impossibilità di ottenere credito dalle banche. I crediti che le imprese edili vantano nei confronti delle diverse committenze pubbliche nel Lazio sono ormai prossimi al miliardo di euro. Si tratta di una cifra abnorme. Se pagate le imprese disporrebbero di risorse importanti da reinvestire».

A tal proposito, il presidente di Ance Lazio Stefano Petrucci ha fatto esplicito riferimento al caso dell’Astral: «Siamo rimasti attoniti di fronte alla notizia che l’Astral, che da anni non paga i lavori eseguiti dalle nostre imprese, avendo accumulato debiti per oltre 50 milioni, abbia come se nulla fosse avviato una procedura per ricevere offerte per opere per 2 milioni. È l’ennesima cattiva pratica di illudere le imprese con lavori che non verranno pagati o liquidati dopo anni dalla loro realizzazione. Un sistema inaccettabile».

L’invito dei costruttori  a chi sarà chiamato a governare la Regione subito dopo la scadenza elettorale è, dunque, quello di impegnarsi a liquidare rapidamente i debiti accumulati nei riguardi delle imprese di costruzione e di assicurare tempi rispettosi delle direttive europee per i nuovi lavori pubblici per ripristinare quello “Stato di diritto” che in questi anni è venuto meno.

  1. ABBASSATE i prezzi…e poi vedrete come riparte il mercato….l’hanno fatto tutti…a Latina ancora chiedono 3000€ minimo…

  2. hanno costruito troppo! un sacco di abitazioni sono vuote in questa città! invendute o sfitte perchè ci sta di mezzo la camorra che ricicla soldi nell’edilizia. invece di costruire cemento su cemento bisogna incentivare l’acquisto di questi immobili vuoti a prezzi possibilmente non esorbitanti… è l’unico modo per far ripartire l’economia edilizia.

  3. 3000 euro però non sono molti. magari ha anche l’entrata indipendente?

  4. magari avessero costruito, hanno fatto un cartello, niente piano regolatore ed i ” soliti noti” hanno imposto i prezzi, elevati, ingiustificati, esosi, imbarazzanti.
    Latina e’ nota ormai per essere una citta depressa del centro italia, dove le entrate dei cittadini si basano sulla pubblica amministrazione, cig, mobilita e mettiamoci qualche ” impiccio”.
    Ci si lamenta perche le banche non erogano ilmutuo, ma qualebanca concede 200/300 mila euro ad uno che ne guadagna 1500?
    La cosa che veramente non si puo sentire, e’ che i prezzi non scendono ( ma non vendono) solo perche gli avidi costruttori vogliono proteggere gli ingenti guadagni.
    Fatela finita, e se non riposizionate i prezzi secondo le reali possibilita, spero che l invenduto venga occupato dalle famiglie che ne hanno bisogno, come in q5.

    BASTA BASTA BASTA!

  5. Assurdi e ridicoli, in tempo di guadagni facili e mutui a pioggia hanno alimentato la bolla immobiliare gonfiando i prezzi ed ingrassando a dismisura, alle spalle dei poveri dementi che guadagnando 1200 euro al mese si impegnavano con le banche per mutui quarantennali da 200.000 euro!! Ora che l’Italia cade a pezzi e il sistema non funziona più, anzichè abbassare i prezzi a livelli giusti e umani (tipo anno 2000 + rivalutazione) mantengono i prezzi gonfiati e pur di non abbassarli non vendono, e anzichè intaccare le grasse riserve accumulate licenziano i poveri operai, chiedendo nel frattempo l’intervento di Stato e Istituzioni per avere aiuti…. RIDICOLI E PEZZENTI, meritate di chiudere bottega tutti, se la Camorra non vi avesse campato fino ad oggi non saremmo arrivati a questo…

    Case a 1000-1500 euro al metro, e vedrete come riparte l’economia!!

  6. Una casa usata in centro di circa 60mq vogliono 150000-200000 nuova sui 250000 la gente mica e stupida peccato che se ne accorta troppo tardi che i prezzi sono da folli, quando era a Lira stavano la meta’ e perche’ forse ci vogliono guadagnare troppo magari anche il 70% poi magari a volte i materiali di oggi sono anche scadenti e bello imprendere e fare i soldi facili e girare con gipponi e fare la bella vita, i tempi di checchinella sono finiti…non per chi li ha messi di canto.

  7. Aaaahh adesso piangete cari costruttori… Fino adesso non vi interessava della povera gente che si indebitava fino al collo per avere un buco di casa eehh??? M ricordate i sempre che la ruota gira….

  8. operai in crisi rispondono all’ allarme:
    Abbassando i prezzi aiutereste ad uscire dalla crisi tutti !!!
    tutto tutto niente niente
    il vs cetto lachiunque