La Camera approva la mozione sul caso Goodyear

23/06/2012 di
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La Camera dei Deputati ha approvato all’unanimità con 470 voti favorevoli   la Mozione sul “Caso-Goodyear”.

Il testo approvato vede come primo firmatario il Presidente della Commissione Parlamentare Lavoro On. Silvano Moffa del PDL, che ha illustrato ampiamente la mozione in Aula. Tra gli altri firmatari l’ On. Sesa Amici del Partito Democratico, che ha partecipato  al dibattito a nome del Gruppo parlamentare del PD. Numerosi gli interventi di parlamentari di tutti gli schieramenti politici, ai quali va il ringraziamento ufficiale dell’ “Associazione familiari ex dipendenti Goodyear”.

Il documento  – proposto dall’ On. Moffa e dagli altri sottoscrittori ed approvato dall’ Aula di Monteciorio –  impegna il Governo a convocare presso i Ministeri competenti i vertici della Multinazionale Goodyear  al fine di giungere, attraverso un Tavolo governativo, alla rapida definizione dei risarcimenti in favore degli operai ammalati di tumore per le omesse misure di protezione sul lavoro.

Il Governo stesso ha dato parere favorevole, e dunque si attende la convocazione delle parti nelle prossime settimane presso Palazzo Chigi o presso i Ministeri interessati.

IL TESTO DELLA MOZIONE

Seduta del 05 giugno 2012

MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE A TUTELA DEI LAVORATORI ESPOSTI ALL’AMIANTO NELLO STABILIMENTO GOODYEAR DI CISTERNA DI LATINA E DEI FAMILIARI DELLE VITTIME

La Camera,

premesso che:

la società multinazionale Goodyear ha attuato, durante il periodo della propria presenza in Italia, una politica industriale sostanzialmente impostata su un’attività concentrata in stabilimenti collocati in aree del Paese a basso tasso di sviluppo, anche in modo da usufruire delle agevolazioni fiscali della «Cassa per il Mezzogiorno»; quando le condizioni economiche e imprenditoriali non hanno
più consentito alla società di sviluppare in tal modo la propria produzione, la Goodyear ha scelto la strada di abbandonare l’Italia (e, in particolare, lo stabilimento di Cisterna di Latina), smantellando repentinamente i macchinari utilizzati negli stabilimenti italiani, coibentati in amianto, che sono stati trasferiti in Paesi in via di sviluppo che possiedono normative più deboli in materia di sicurezza sul lavoro; purtroppo, numerosi lavoratori impiegati dalla società presso i propri stabilimenti, negli anni di permanenza in Italia, hanno accusato gravissime patologie derivanti dall’esposizione agli agenti dell’amianto, che sono state riscontrate in modo oggettivo – e non
contestabile – dai competenti organismi sanitari; in questo contesto, nell’estate del 2008 il tribunale di Latina ha condannato a complessivi 21 anni di reclusione nove ex dirigenti della Goodyear italiana nel processo per le morti, causate dall’esposizione all’amianto, nello stabilimento di Cisterna di Latina, che produceva pneumatici e ha definitivamente chiuso nel 2000; dopo la sentenza, gli eredi delle vittime restano ancora in attesa dell’erogazione del risarcimento e l’azienda si rifiuta di corrispondere il dovuto, nonostante i reiterati ordini dei giudici di versare immediatamente le somme indicate; secondo l’autorità giudiziaria, l’assoluta carenza dei dispositivi di protezione individuali e collettivi, nonché la violazione delle norme poste a tutela degli operai, hanno determinato la morte di decine di operai, esposti all’amianto, alle ammine aromatiche e ad altre sostanze altamente tossiche; il 6 giugno 2012 è prevista presso il tribunale di Latina una nuova udienza, nell’ambito del processo penale di appello, mentre sta per iniziare presso il medesimo tribunale il dibattimento penale cosiddetto «Goodyear-bis» con dodici ex dirigenti della multinazionale in questione imputati di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose aggravate nei confronti di altri 20 operai, di cui 19 morti per tumore; in data 15 settembre 2010 è stata approvata all’unanimità, da parte della XI Commissione (lavoro pubblico e privato) della Camera dei deputati,
la risoluzione n.  8-00089, con la quale, proprio per far fronte a tale grave situazione e ad altre analoghe, il Governo si era impegnato a mettere in campo le iniziative più opportune, nell’interesse primario dei lavoratori drammaticamente coinvolti e delle loro famiglie, anche nell’ambito di un confronto generale con tutti i soggetti istituzionalmente coinvolti, nella prospettiva di portare all’attenzione e monitorare tutte le questioni ancora aperte; allo stato, non risulta che il Governo abbia dato seguito ai richiamati impegni assunti a livello parlamentare, mentre un’iniziativa di mediazione, avviata a livello privato – anche a seguito delle reiterate richieste di versamento dei risarcimenti – con il coinvolgimento della società multinazionale, ha prodotto risultati assolutamente inaccettabili e deludenti; occorre, dunque, intraprendere tutte quelle azioni tese a salvaguardare i diritti legittimamente rivendicati dai lavoratori danneggiati e dai familiari delle vittime e a garantire il rispetto delle norme sulla sicurezza sul lavoro nel territorio,

impegna il Governo

ad attivare immediatamente un tavolo di confronto istituzionale con tutti i soggetti coinvolti, intraprendendo qualsiasi iniziativa idonea a salvaguardare i diritti dei lavoratori danneggiati e dei familiari delle vittime, con particolare riferimento al caso di cui in premessa, in ottemperanza agliimpegni già assunti nelle competenti sedi parlamentari.

(1-01034)
«Moffa, Antonino Foti, Damiano, Poli, Paladini, Pelino, Razzi, Siliquini, Lehner, Gianni, D’Anna,
Scilipoti, Taddei, Binetti». (17 maggio 2012)

La Camera,

premesso che:

l’amianto è sostanza particolarmente insidiosa perché può provocare 2 diverse malattie: l’asbestosi, frutto dell’accumulo nell’organismo di fibre del materiale, altamente invalidante, e il mesotelioma pleurico, tumore maligno per la cui insorgenza, anche a distanza di decenni dall’esposizione, è sufficiente l’azione anche di pochissime fibre; è stato, pertanto, riconosciuto che l’esposizione all’amianto è fortemente nociva, in quanto provoca tumori maligni della pleura e del peritoneo; con legge 27 marzo 1992, n. 257, si è disciplinata la cessazione dell’impiego di amianto nelle attività produttive di qualsiasi tipo, con l’obiettivo di sottrarre il lavoratore alla fonte di rischio; purtroppo, in Italia numerosi sono i lavoratori impiegati presso multinazionali che hanno contratto la malattia o addirittura sono deceduti, perché le medesime aziende, in violazione delle norme vigenti, non hanno preso le dovute precauzioni per evitare l’esposizione all’amianto dei propri lavoratori; gli eredi delle vittime attendono ancora il dovuto risarcimento da parte delle aziende
condannate, le quali si rifiutano di pagare nonostante siano state emanate sentenze; è dovere del Governo attivarsi a tutti i livelli per monitorare le questioni ancora insolute, a tutela dei lavoratori lesi, delle famiglie delle vittime e di tutti i soggetti danneggiati dal mancato rispetto delle norme sulla sicurezza dei lavoratori e dei luoghi di lavoro; in data 15 settembre 2010 la Commissione lavoro pubblico e privato della Camera dei deputati ha approvato all’unanimità la risoluzione n.  8-00089, per impegnare il Governo, con particolare riferimento alla vicenda della Goodyear, ad aprire un tavolo di confronto con tutti i soggetti istituzionalmente coinvolti, per
portare all’attenzione e monitorare tutte le questioni ancora aperte, nonché a valutare l’eventuale esigenza di adottare possibili iniziative volte a garantire i diritti legittimamente rivendicati dai familiari delle vittime,

impegna il Governo

a dar seguito nell’immediato agli impegni già assunti in sede parlamentare e a relazionare al Parlamento sui risultati del monitoraggio, individuando quali e quante aziende coinvolte in sentenze risarcitorie non hanno ancora a tutt’oggi provveduto alla corresponsione del dovuto ai familiari delle vittime. (1-01067)

«Fedriga, Dozzo, Bonino, Caparini, Munerato, Lanzarin, Dussin, Togni, Laura Molteni, Fabi, Martini, Rondini».