Calicchia, i miei ricordi con Ajmone Finestra

27/04/2012 di
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di Rita Calicchia *

Si scriveranno fiumi di parole sul sen. Finestra. Aggiungendosi ai torrenti in piena che da sempre accompagnano il suo percorso…e continueranno a segnarlo. La morte è la curva della strada, morire è solo non essere visto. Ma non conta quando la vita è caratterizzata da gesta, fatti, cose… che si toccano, che hanno aiutato a scrivere la storia.

Si dirà del Finestra repubblichino, del komandir, dell’uomo dalla vita avventurosa, ardita e a tratti esagerata, delle scorribande in Val d’Ossola, della sua eterna sfida con la morte, vinta nella situazioni più assurde e sempre guardandola in faccia…. dentro
gli occhi, senza paura. Il giudizio storico su Finestra, per la caratura del personaggio, è già materia di studio e di …contendere da anni. Non c’è bisogno di aspettare quella curva, del resto, per giudicare i Grandi. E’ per questo che voglio parlarne da sindaco. Ma anche qui da un angolo di visuale diverso dal giudizio storico/politico che non attiene ad un comunicatore. Sono stata per 9 anni il suo capoufficio stampa in Comune ed il direttore responsabile dell’house organ (Latina in Comune) che con straordinaria intuizione decise di editare. Lo conoscevo già, per frequentazioni di famiglia….ma in realtà perché era ed è impossibile non conoscerlo per qualsiasi latinense. Si candidò trascinato dal vento del 1993, sulle macerie dell’Italia (Latina compresa) travolta da tangentopoli e dalla fine della DC. Non ci credeva nessuno in una sua possibile affermazione. Neanche lui stesso. Poi alla vigilia delle amministrative, Latina Oggi riportò un sondaggio sulla popolarità dei candidati con lui schierato al primo posto. E il vento divenne un ciclone.

Ricordo di lui soprattutto la signorilità. Tutte le mattina arrivava in Comune e salutava personalmente uno ad uno i suoi collaboratori.
Già. COLLABORATORI. Li chiamava tutti così. Dal capodigabinetto all’ usciere, all’autista….non esistevano sottoposto né schiavi…. Con me personalmente e con Stefano Gori, si intratteneva poi circa quaranta minuti in ufficio stampa per una scrupolosa lettura dei quotidiani del giorno in conseguenza della quale si decideva la strategia comunicativa della giornata, in merito alla quale era comunque sempre il mio parere ad avere un peso (ma era quasi sempre coincidente col suo). Rispettoso dei ruoli, onesto. Paterno quando ce n’era bisogno (ah….se avessi seguito suoi alcuni suoi consigli….). Leale. Sempre. Fino in fondo. Ricordo la sua coerenza, spinta fino – a volte – alla sofferenza fisica. Non fu indolore il “no” a Fini; fu durissimo l’isolamento cui gli “alleati” lo costrinsero nella seconda consiliatura; fu da “annali” la notte del Prg di Cervellati, barricato nella sua stanza da sindaco deciso a difendere fino in fondo un’idea, la Sua idea di città. Giusta o sbagliata che fosse. E ricordo l’incidente stradale sulla Via del Lido, quel maledetto fuori strada che – ripeteva dal lettino dell’ospedale romano da dove ancora si chiedono come abbia fatto a rialzarsi – forse cambiò il corso di alcuni eventi che ancora oggi sono cronaca in questa città.

Con lui ho collaborato alla revisione di alcuni suoi storici libri, oggi tradotti in tutto il mondo: da “E’ passata senza fermarsi” a “Ad ogni costo”. Con lui ho vissuto ed in qualche caso condiviso battaglie civili importanti. Sempre nel rispetto. Sempre con signorilità. Sempre con coerenza. Fino all’ultima intervista – inedita – contenuta in “Un buco nell’acqua” – il libro/dossier sulle terme di fogliano, in cui racconta la sua verità su una controversa vicenda di ancora grande attualità. Ecco, questo è il Finestra che da suo capoufficio stampa
voglio ricordare. Un Uomo. Con la U grande. Uno che ha girato la curva. Uno che non si vede. Ma che nel suo essere riesce a far diventare un dettaglio anche questo.

* Capoufficio stampa del sen. Finestra dal 1993 al 2000

  1. Latina, Littoria, Olim Palus…come la volete chiamare, è stata, forse, dall’inizio una città sfortunata.
    I suoi abitanti non sono mai stati suoi veri figli, lo saranno le prossime tre generazioni.
    Un gruppo di migranti venuti da più parti d’Italia ha dato vita a questa comunità che, in quel che si decideva, non ha mai trovato un accordo lasciando spazio a personaggi dalla vaga integrità.
    Probabilmente Finestra era uno di questi.
    Sventolare ai quattro venti il fatto di essere stato un fascista, prima, ed un vero seguace di Almirante tanto da non seguire nel suo cammino politico Fini, poi, mal si concilia, se si ostenta il valore della fedeltà ad un ideale, con quello fatto negli anni.
    Si badi, non c’è alcun tipo di malizia nel tono di chi scrive, ma solo attenzione ad uno dei tanti politci che ha fatto promesse in ager pontinus senza mai mantenerle.
    Promettere ai propri concittadini la nascita di una città dello sport per un rilancio dell’immagine del capoluogo agli occhi dei più sembrerebbe qualcosa di geniale ed, allo stesso tempo, utile per tutti.
    Meno lo diviene laddove si viene a sapere che chi l’ha proposto un centro sportivo già ce l’ha.
    Una indelicatezza non da poco, eppure, le cose da contestare non finirebbero qui.
    Il capitolo terme è un capitolo troppo controverso per poter esser citato esaurientemente in questa sede.
    Eppure, a parere di chi scrive, basterebbe un sol pensiero…
    Fare o non fare un impianto termale ha dei suoi punti forti e dei suoi punti deboli; elencarli tutti esaustivamente è un compito che andrebbe lasciato ai tecnici.
    Tuttavia il cittadino, la sua opinione, può dirla: una volta che si è intrapresa una strada, abbandonarla lasciando i debiti da pagare è una sconfitta per tutti.

    Tutti, ripeto, Tutti.

    Le terme non si son fatte, Latina non ha avuto il suo riscatto turistico ed in più le imprese che ti han fatto i buchi per cercare l’acqua ti stan chiedendo i soldi perchè gli scavi sono stati eseguit ed ora, terme o non terme, bello mio, paghi.
    Quando le cose prendono questa piega, beh, vederle sotto l’ottica anche del “controverso”, sembra proprio ci sia l’intenzione di addolcirle.
    Alla luce di queste ombre, che sono solo quelle che la collettività maggiormente conosce, come si può ancora tirar fuori il gagliardetto della coerenza?
    Creare un ponte con il passato, affermando che non bisogna vergognarsi di ciò che si è stati, riproponendo il nome di Littoria quando poi, quello stesso nome, lo si sta sporcando con vaghe operazioni, siamo sicuri si possa ancora parlare di “Coerenza?”.

    Condoglianza alla famiglia e agli amici.
    Il lutto di chi ti sta affianco è quanto di più difficile ci sia da gestire e affrontare.
    E a voi va tutto il mio cordoglio.

    Per la città, per una volta, si rifletta su quei personaggi che ci mostran come eroi.

  2. Questo commento avrebbe ben altra dignità se il suo autore si fosse ricordato di firmare con nome e cognome.

  3. Bassoli, conta il contenuto non la firma, almeno in questi casi.
    Che cosa aggiungerebbe il nome dell’autore, una ipotetica autorevolezza?
    Concordo in pieno con la coraggiosa e lucida, seppure parziale, visione di “Un commento Critico”, complimenti, bello vedere che vi è ancora chi sa ragionare con la propria testa, conosce i fatti, sa esprimerli in modo conciso e argomentato. Una rarità purtroppo, non solo su questo portale.

  4. Una citta in una nazione di figli e figliastri,famiglie “fortunate” i cui componenti sono quasi tutti assunti nella p.a.
    Fare (o pilotare) rimoziione, a che pro, se qualcuno ha sbagliato(o ha fatto particolarismi) che lo si sappia, altrimenti si fa demagogia dell’ipocrisia..

  5. Caro Fernando Bassoli
    Se guardi in testa all’articolo c’è tanto di nome e cognome. Prego.