Clan Di Silvio-Ciarelli, la guerra criminale che terrorizzò Latina

17/04/2012 di
operazione-caronte-latina-disilvio-ciarelli-5678245

L’ultimo blitz contro il clan Di Silvio-Ciarelli riguarda i fatti del 2010 e 2011. Nl 2010 si scatenò a Latina una «guerra criminale» che mise a ferro e fuoco la città.

Tutto inizia il 25 gennaio del 2010. Quella mattina un sicario spara a Carmine Ciarelli, capo indiscusso dell’omonimo clan. Lo fa al bar dove l’uomo è solito fare colazione, nel «suo» feudo, quello di Pantanaccio: una sfida nella sfida.
A vincerla è proprio Carmine Ciarelli, il quale colpito all’addome ha il tempo di parlare con alcuni familiari e «dettare» la linea, poi resta a lungo in rianimazione dopo un delicatissimo intervento chirurgico, quindi lascia l’ospedale «Santa Maria Goretti» sulle sue gambe.
La sera stessa del 25 gennaio si consuma la vendetta, Massimiliano Moro, 45 anni, apre la porta della sua abitazione di Largo Cesti e viene freddato da due colpi di pistola.

Nel tardo pomeriggio del 26 gennaio la stessa sorte tocca a Fabio Buonamano, noto come «Bistecca», 34 anni, portato a Gionchetto, ucciso a colpi di pistola e poi trascinato per metri sotto un’automobile.

L’unica certezza, finora, è che l’assassino di Buonamano ha un nome e un volto. E’ «Patatone» Di Silvio, condannato in appello a 20 anni di carcere, mentre lo zio Romolo è ancora sotto processo avendo scelto il rito ordinario. Per l’assassinio di Massimiliano Moro c’era fino a ieri un solo indagato, Andrea Pradissitto, al quale si sono aggiunti Simone Grenga, Antoniogiorgio Ciarelli e Ferdinando «Furt» Ciarelli. Per il tentato omicidio di Carmine, invece, indagato Gianfranco Fiori che avrebbe agito su ordine di Moro.

OPERAZIONE CARONTE, LE ACCUSE. Secondo la Procura i capi dell’organizzazione sono Carmine, Pasquale e Ferdinando Ciarelli (detto Macù), Ferdinando Ciarelli (detto Furt) e Giuseppe Di Silvio (detto Romolo). Erano loro a determinare la strategia criminale e a prendere decisioni di rilievo sulle azioni da compiere. C’era poi Pupetto Di Silvio che si occupava dell’organizzazione pratica delle azioni da compiere individuando i mezzi e gli uomini giusti da impiegare. Una macchina all’apparenza perfettamente oleata, nella quale ognuno svolgeva un ruolo ben preciso senza interferire con gli altri membri della gang.

Secondo l’accusa il gruppo poteva contare su una lunga lista di affiliati, tutti finiti in manette, molti dei quali già in carcere: Giuseppe Di Silvio detto «Ciappola», Mario Esposito e Giuliano Papa (si occupavano delle armi e delle azioni violente), Fabio Di Stefano (armi, intimidazioni, estorsioni e aggressioni), Vincenzo Falzarano (armi e azioni violente), Mario Carboni (estorsioni, recupero crediti usurari, guardia del corpo), Alessandro Paglierini detto «Il cinese» (aggressioni, intimidazioni), Simone Grenga (spedizioni punitive, attentati e omicidi), Andrea Pradissitto (armi, aggressioni, omicidi), Maria Cristina Di Silvio (occultamento delle armi), Antonio Di Silvio detto «Sapurò» (custodia delle armi), Monia Izzo (estorsioni e recupero dei crediti), Antoniogiorgio Ciarelli (attentati, omicidi, copertura dei latitanti), Antonio Di Silvio detto «Patatino» (intimidazioni, estorsioni e rapine), Rosaria Di Silvio (recupero crediti usurari), Rosaria Ciarelli (gestione dell’attività usuraria) e Gianluca Mattiuzzo. Ai domiciliari Giuseppe Giovanni Bedin, Corrado Coronella, Valentina Ciarelli, Pasquale Verrengia, Sebastiano Casaburi.

OMICIDIO MORO. L’accusa più grave riguarda l’omicidio di Massimiliano Moro (come vendetta dopo il tentato omicidio di Carmine Ciarelli al Pantanaccio) di cui sono accusati Andrea Pradissitto, Simone Grenga, Ferdinando Ciarelli detto Furt e Antoniogiorgio Ciarelli. Ci sono poi diversi tentati omicidi: ai danni di Maurizio Santucci e Silvio Savazzi, Francesco Annoni, Gianfranco Fiori (considerato dal clan il responsabile dell’agguato a Ciarelli) e Fabrizio Marchetto. Quest’ultimo sarebbe stato colpito da Pradissitto e Grenga, fermati dagli agenti della Squadra Mobile con le armi in pugno.
Fondamentale il ruolo delle donne all’interno della gang. Erano loro che pensavano a riscuotere il denaro frutto di usura e a nascondere le armi. Molti degli episodi contestati dai sostituti procuratori Cristina Pigozzo e Marco Giancristofaro erano stati trattati in altre inchieste precedenti, la più corposa fu «Andromeda», ma ora sono stati arricchiti da nuovi elementi che i magistrati intendono utilizzare durante il processo.

Nelle settecento pagine di ordinanza di custodia cautelare, firmata dal giudice Tiziana Coccoluto che oggi inizierà gli interrogatori degli arrestati (difesi tra gli altri dagli avvocati Alessandro Paletta e Oreste Palmieri), si descrive un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie di reati: omicidi, tentati omicidi, lesioni, incendi, rapine, estorsioni, usura, droga e armi.

LE INTERCETTAZIONI. Nelle intercettazioni si fa riferimento agli omicidi per intimidire le vittime, come nel caso di Antonio Di Silvio che dice con tono minaccioso: «Lo sai chi sono io… Lo sai che è successo con Bistecca…». Tutto questo per ottenere denaro, ma anche auto o appartamenti per saldare debiti con tassi usurari anche del 216%.

IL VIDEO 

  1. posso dire una cosa? è da ieri che si sbandiera questa mega operazione delle forze dell’ordine contro la criminalità eppure ho l’impressione che questa sia una grossa operazione mediatica costosissima visto il dispiego delle forze dell’ordine e l’uso dell’elicottero che dalle 5,30 mi volava sopra casa ,per arrestare chi???? tutta gente che già dovrebbe stare in galera e quei pochissimi nuovi si sarebbero potuti arrestare con molta meno publicità

  2. Vediamo se almeno 20 anni se li fanno visto i reati gravissimi contestati.

  3. poi questo titolo al passato “la guerra che terrorizzò” mi sembra del tutto fuori luogo

  4. @the punisher
    se li arrestano e’ un operazione mediatica, se non lo fanno non va bene..decidetevi

  5. mi ripeto,è ovvio che vorrei vederli tutti dietro le sbarre a vita,quello che volevo dire è che tutti questi nomi già stavano in gabbia e qualcun’altro ai domiciliari,proprio l’altro giorno li avevano condannati a 23 giorni alle terme di ischia

  6. il diritto alla difesa è un principio inalienabile, fossero pure Hitler o Bin Laden

  7. il diritto alla difesa è sacrosanto.ma in egual modo se io uccido,guadagno soldi con la vendita di cocaina e affini ,estorgo denaro,minaccio e intimidisco e strozzo la gente con l’usura,faccio parte della categoria:RIFIUTI SOLIDI UMANI è altrettanto sacrosanto che io paghi quantomeno con i lavori forzati.le carceri costano.e noi imbecilli che ancora lavoriamo arrancando e non riuscendo a dare un futuro ai nostri figli,forse dico forse ci siamo rotti le P…E.

  8. Ce devono da la diffida da latina cche se escono lo faranno di nuovo

  9. In un periodo di crisi vuluto dal fallito governo guidato dal Nano di Arcore, dove le attività chiudono mettendo in grave difficoltà i cittadini, gli unici a godere sono gli avvocati. Grazie alle famiglie dei rom che gli procurano in continuazione lavoro. Le forze dell’ordine fanno sforzi enormi per arrestarli. Gli avvocati li fanno uscire. E si ricomincia di nuovo. A rimetterci, come sempre, sono i cittadini onesti.

  10. speriamo che i giudici stavolta li spaccano,almeno x qualche anno stiamo tutti tranquilli che dite ………

  11. PE ARRESTA DELLE FEMMINE E DEI RAGAZZI CHE POI PIU DELLA META STAVA GIA IN GALERA TUTTO STO CASINO E NOI PAGHIAMO!!!!!!!!!!!! CHE NERVOSO

  12. E. guarda che nessuno ti costringe a stare a latina tu tranquillamente puoi fare la vita per fatti tuoi che nessuno ti si fila …………….