Burocrazia, disabile rischia di restare senza pensione

03/01/2012 di

Padre e tutore di un ragazzo disabile grave, un uomo di Roccasecca da qualche giorno è sul piede di guerra perché vengano tutelati i diritti del proprio figlio, un uomo di 33 anni costretto da una malattia sulla sedia a rotelle fin da bambino. Pomo della discordia la recente legge n. 201 del 6 dicembre scorso, in particolare l’articolo 12, che impone – come racconta Antonio Pisa, padre del giovane disabile – gli accrediti delle pensioni su libretti, conti correnti bancari o InpsCard. «Ma alle Poste italiane – continua l’uomo al Messaggero – parlano un’altra lingua, purtroppo, e per questo mio figlio, disabile grave interdetto per patologie, sicuramente rischierà di non vedersi recapitare più la pensione e l’assegno di accompagnamento».

Pisa, nella lettera inviata all’Inps di Latina racconta di aver presentato nel 2008, all’Ufficio postale di Priverno, la formale richiesta d’accredito delle indennità del figlio Luigi sul suo conto corrente, aggiunge che arrivò poco dopo la conferma da parte dell’Inps, ma in realtà l’accredito non venne mai effettuato.

«Ho scritto e telefonato più volte alle Poste centrali di Latina – continua – all’ufficio meccanografico, addetto agli inserimenti per gli accrediti – ma non ho mai ricevuto formale risposta scritta, se non qualche accenno quando io telefonavo, mi hanno detto che la cosa non era possibile perché mio figlio, che è interdetto, non risultava essere cointestatario del mio conto corrente. Da allora io ho sempre riscosso le indennità alla cassa dell’Ufficio di Priverno, fino ad oggi».

Antonio Pisa chiede al direttore dell’Inps di Latina di intervenire al più presto. «Chiedo anche – sottolinea – che Inps e Poste parlino, una volta per tutte, una sola lingua in maniera chiara, principalmente verso quell’utenza già tanto gravata da problemi quotidiani per l’assistenza e la cura di disabili gravi, come nel mio caso». E’ lo sfogo di un padre stanco e alle prese con una burocrazia sorda, si chiede infatti: «Come si spiega che alla cassa posso prelevare il denaro di mio figlio mentre non può essere accreditato sul mio conto corrente del quale, ahimè, mio figlio non potrà mai essere cointestatario per gravissimi problemi di comunicazione?».

Pisa ha chiesto due volte alle Poste l’accredito delle indennità di Luigi: la prima il 19 maggio 2008 e la seconda il 9 aprile 2011, ma non è successo nulla. Ora la querelle arriva negli uffici del giudice tutelare al quale si è rivolto ieri il papà del giovane disabile che ha chiesto l’autorizzazione ad aprire una InpsCard per gli accreditamenti dell’indennità di accompagno e della pensione a nome del disabile ma con delega a prelevare da parte del genitore.