Tiziano Ferro si racconta: “Questo è un disco di liberazione”

24/11/2011 di
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C’è un percorso «di liberazione e ritorno a casa», nel nuovo album di Tiziano Ferro. Uscito da «una bolla in cui ero carceriere e carcerato», il cantautore di Latina festeggia i 10 anni di carriera inaugurando un nuovo modo di scrivere, meno cupo, con un’ispirazione artistica che arriva «pur non stando male», dopo aver «sciolto dei nodi ed essermi liberato di alcuni fantasmi».

Il titolo del disco, ‘L’amore è una cosa semplicè, ne è l’emblema: «Sembra che più si soffre, più si sia degni di stare al mondo, ma io mi sono complicato fin troppo la vita e ho capito che amare dovrebbe invece semplificarla».

In conferenza stampa oggi a Milano, il cantante ha svelato un suo mondo interiore costellato di «sensi di colpa per il fatto di essere felice», di «sottostima di sè», dove «è inutile negare che il discorso dell’omosessualità non mi ha aiutato». Più adulto e consapevole («mi mettono ancora fra i giovani cantanti, ma non è più così»), dopo il libro e il coming out di un anno fa, Ferro saluta ora una ritrovata serenità, scherza sulla sua mania di controllare tutto («potremmo chiamare la mia analista, la pago 80 euro l’ora»), sul nuovo modo di gestire la sua voce («anche quello è un percorso di accettazione, sono stato da tutti i foniatri d’Italia») e si guarda indietro con tenerezza «perché a 20 anni sei un coglioncello pieno di ingenuità, com’è giusto che sia».

Il pensiero, col senno di poi, va alle nuove leve che partecipano ai talent show: «Usciti da lì, li rinchiuderei a prendere mazzate senza telecamere, come ho fatto io, perché i pianti senza le telecamere fanno molto più male e non hai la consolazione del televoto», dice.

A 31 anni, invece, il cantautore si regala «il disco che sognavo di fare da anni», registrato a Los Angeles insieme a grandi musicisti americani e pieno di generi diversi, dal rap, allo swing, al blues, alla bossanova. In uscita il 28 novembre, in
oltre 200mila copie, l’album contiene un brano scritto da Irene Grandi, “Paura non ho”, «dove mi sono concesso per una volta di essere interprete, inventandomi un mondo emotivo», e un altro del rapper Nesli, ‘La finè, «che sembra raccontare di quando ho toccato il fondo ed ero vicino al crollo. Un me che ormai non mi appartiene più».

Ultima delle 14 tracce è ‘Karmà, versione inglese di ‘Smeraldò, interpretata in duetto con John Legend: «era uno dei tre artisti con cui volevo collaborare, insieme ad R Kelly o Kanye West. Anche se il mio vero sogno sarebbe stato duettare con Amy Winehouse».

Dopo questo lavoro, ci tiene a sottolineare Ferro, «sono libero, non ho pressioni, perché è il mio ultimo disco in contratto e non ho firmato con nessuno, nonostante le proposte». Le prossime canzoni, insomma, «arriveranno quando avrò voglia di scrivere e perché ne avrò bisogno».

Prima o poi arriverà anche un greatest hits, assicura il cantante, ma già il tour, in partenza il 10 aprile da Torino e si concluderà il 14 luglio allo stadio Olimpico di Roma, «sarà come un best of dei brani più famosi, visto che avrò 19-20 singoli in scaletta».

  1. poverino, che liberazione non avere più un contratto soffocante e qualche milione di euro che ti attende anche se scrivi porcherie………

  2. ottimo artista che scrive canzoni con un linguaggio non banale. e non e’ poco. invito a concentrarsi sui testi, delle piu’ grandi star mondiali, tipo J.Lo, beyonce e compagnia bella, e vi accorgerete della stupidita’ dei testi.
    roba che farebbe impallidire i Cugini di Campagna

  3. può piacere o no, non si discute, per me non è granchè, i testi non piacciono e quesi falsetti son ridicoli, de gustibus………..

  4. a quelli che si sentono “orgogliosi” di averlo come concittadino: di Barbara Ensoli dobbiamo essere orgogliosi, non certo di Arcuri, Ferro, Santarelli, Salvalaggio e compagnia !!

  5. Diciamo che del cantante gay di latina (con tutto il rispetto per le persone come lui), non me ne può fregar di meno. Meno lo sento, meglio sto

  6. Tiziano Ferro,non ha mai rinnegato la sua Latina,e non ha nemmeno mai rinnegato la gioia di vivere ai “palazzoni”.Porta il nome di Latina in tutto il mondo,e non si scorda nè dove è nato,ne la città dove ha vissuto.Mi sempra ovvio,che poi in questa nazione chiamata Italia,se sei un pò particolare,vieni preso di mira.In altra parti del mondo vivi tranquillamente