Così fu ucciso Fabio Buonamano, parla il medico legale

23/09/2011 di
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Ucciso con tre colpi di pistola e poi trascinato dall’auto in fuga. Il medico legale Giovanni Arcudi, ieri mattina, ha tracciato un quadro completo dell’omicidio di Fabio Buonamano davanti ai giudici della Corte d’Assise del tribunale, dove è in corso il processo a carico di Romolo Di Silvio.

Il medico legale ha illustrati i dettagli dell’autopsia e della perizia effettuata sul cadavere del ragazzo. Tre i colpi di arma da fuoco che hanno colpito Buonamano: il primo è stato quello mortale al viso. Poi, il secondo, al collo e il terzo al torace quando Buonamano era già a terra. Una rapida successione di colpi che secondo l’accusa sono stati esplosi da Romolo Di Silvio e non dal nipote Costantino, già condannato all’ergastolo, come sostenuto dalla difesa e dallo stesso Costantino detto «Patatone». La ferita alla mano di Costantino, infatti, sarebbe incompatibile con la dinamica del delitto. «Patatone – commenta l’avvocato Luigi Pescuma, parte civile nel processo per conto della famiglia Buonamano – non poteva esplodere quei colpi perché aveva la mano ferita, una frattura al pollice che secondo i medici rendeva impossibile premere il grilletto in quel modo». Costantino Di Silvio ha sempre detto di aver sparato usando entrambe le mani, ma l’accusa non gli crede. Secondo il pm Marco Giancristofaro fu lo zio Romolo a sparare mentre Costantino teneva fermo Buonamano. Da qui la responsabilità di entrambi i membri del clan Di Silvio, difesi dagli avvocati Melegari e Poscia, in quel delitto che nel 2010 sconvolse Latina al culmine di una guerra criminale mai conosciuta prima.
Il medico legale Arcudi ha poi illustrato le analisi tecniche che hanno portato all’ulteriore conclusione: il cadavere di Buonamano fu trascinato sull’asfalto probabilmente dall’auto degli assassini. Non uno schiacciamento, come inizialmente ipotizzato, ma un trascinamento, forse accidentale, nel momento della fuga.

Dopo aver ascoltato i medici Arcudi e Setacci, la Corte ha sentito la testimonianza di un ispettore di polizia, Stefano Imparato, che effettuò le indagini sui telefoni degli imputati. Dalle parole del testimone è emerso il tragitto seguito da Romolo e Costantino Di Silvio prima e dopo il delitto, lo spostamento dall’ospedale Goretti a via Monte Lupone dove avvenne l’omicidio. Poi la fuga verso Cassino per trovare rifugio. La testimonianza proseguirà nella prossima udienza del 13 ottobre.