Fassari, ciak al Circeo ma il delitto non c’entra nulla

29/06/2011 di
Antonello-Fassari

Il 14 luglio tornerà sul set de I Cesaroni, la quinta edizione della fortunata fiction di Canale 5 che ha portato il popolare quartiere della Garbatella nelle case degli italiani. Ma Antonello Fassari, che a gennaio prossimo festeggerà 40 anni di carriera, ama «sparigliare le carte». E così, oltre che domani sera su Retequattro nella docu-fiction L’ombra del diavolo, lo vedremo anche in due film che poco hanno a che fare con la leggerezza e l’ironia della fiction con Claudio Amendola.

Il primo è un film di Maurizio Ponzi, dal titolo provvisorio ‘Ci vediamo a casà, con Ambra Angiolini e Edoardo Leo. «Una commedia all’italiana in tre episodi – dice all’ANSA – con un plot molto serio, sul problema sociale della ricerca della casa: da parte di una coppia gay, di extracomunitari e di una giovane coppia, che alla fine entrerà in casa di un pensionato, che sarei io».

Il secondo film è «stato scritto da uno sceneggiatore, Stefano Tummolini. L’abbiamo girato al Circeo, è un film drammatico, che parla di un gruppo di ragazzi più o meno ‘bene». Ma non c’entra niente con il famoso caso del Circeo, chiarisce. «Succede un fatto, di cui non dico nulla, e io sono l’unico personaggio ‘vecchiò, il giardiniere della villa, testimone di quello che succede».

Insomma, Fassari continua la sua «doppia vita attoriale tragicomica» e dice: «Non mi sono stancato di fare i Cesaroni, anche se è faticoso, giriamo da luglio ad aprile. Saranno 26 episodi, per 13 puntate. Ma è divertente, c’è un bel clima. Quest’anno torna Elena Sofia Ricci, torniamo allo schema più classico delle prime serie. Spesso le fiction sanno tirare fuori più attori del cinema. Le produzioni dei Cesaroni, Il medico in famiglia e Tutti pazzi per amore hanno sempre cercato fare cast importanti».

I set saranno Cinecittà («sempre più disabitata») e la Garbatella. Racconta: «Sono 40 anni che faccio questo lavoro e dopo 33-34 anni arriva questo successo così enorme, così nazional-popolare. Anche Avanzi è stato un successo grandissimo, così come I ragazzi della terza C. E ho fatto tante cose in teatro, da Ronconi a Eduardo. Ma non sono stati successi di queste proporzioni. Io però non ho problemi di etichette. Ho sempre sparigliato le carte». E non essere un bello lo ha aiutato, perché «i belli sono costretti a essere subito importanti, protagonisti. A noi invece viene data la possibilità di studiare di più e confrontarsi con personaggi con i quali non si condivide nulla».