Pensionato ucciso a Bologna, l’albanese arrestato nega tutto

07/04/2011 di
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Ha negato ogni addebito davanti al Gip Bruno Perla, Nazmi Bibi, l’albanese di 46 anni fermato con il figlio Esmerald Bibi, di 20, dai carabinieri e dal Pm Luca Tampieri per l’omicidio del pensionato Antonio Procopio, 75enne, trovato morto il 27 marzo a seguito di quella che fino all’autopsia, che scoprì l’assassinio per strangolamento, era sembrata la conseguenza di incendio sviluppatosi nella cantina di uno stabile di San Lazzaro di Savena, in via Orlandi 16. Il figlio si è avvalso della facoltà di non rispondere.

I due sono difesi dalle avvocatesse Sabrina Di Giampietro e Valentina Matti, che hanno chiesto la remissione in libertà e anche una richiesta in subordine di arresti domiciliari. Il giudice si è riservato. Sia la vittima che i due fermati vivevano nello stabile dove è avvenuto l’omicidio. Nazmi ha detto di non sapere niente di quello che è successo. E quando l’omicidio verosimilmente è avvenuto, attorno alle 13.30, lui ha spiegato che si trovava nel suo appartamento. Il figlio, quando lui e la moglie sono rientrati alle 12.30 da una adunanza in una chiesa dei testimoni di Geova, si stava preparando per uscire e dopo poco se ne è andato. Lui è rimasto in casa fino a quando non ha visto il fumo e il trambusto ed è sceso per vedere cosa era accaduto.

Il Pm gli ha contestato anche due telefonate che ha fatto al figlio verso le 14: Nazmi ha detto che una volta lo ha chiamato per sapere come stava e dov’era; poi lo ha richiamato e il figlio gli ha chiesto se poteva andare a giocare a calcio con lui alla Cicogna, ma ha risposto che non poteva perchè nel palazzo era scoppiato un incendio. L’accusa per padre e figlio è di omicidio aggravato in concorso, distruzione di cadavere ed incendio.

Originario di Terracina, Procopio apparentemente stava svolgendo lavori di falegnameria all’interno della propria cantina ma ai primi sospetti dei carabinieri che non fosse stato il fumo a uccidere è venuta la conferma medicolegale: il corpo, gravemente ustionato, presentava fratture al volto e costali con ipotetica causa di morte per «asfissia meccanica da strozzamento». Procopio secondo i Cc sarebbe stato malmenato ed ucciso all’interno della sua cantina e – solo successivamente – l’omicida avrebbe incendiato il locale per distruggere le tracce del delitto.