Camorra, a Formia e Gaeta maxisequestro al clan dei Casalesi

15/03/2011 di
dia_agente_antimafia

Beni per oltre 100 milioni di euro, riconducibili a un clan contiguo ai “Casalesi” sono stati sequestrati oggi nel corso di un’operazione, denominata “Verde Bottiglia”, condotta dalla DIA di Napoli nel basso Lazio, in particolare nella provincia di Latina.

L’operazione prende il nome dal colore di una Jaguar regalata da Gennaro De Angelis, fondatore del gruppo criminale, al boss dei Casalesi Francesco Schiavone, detto «Sandokan». Si tratta di un duro colpo nei confronti di un’importante propaggine dei Casalesi tanto che il ministro della Giustizia Angelino Alfano l’ha definita «il più
ingente sequestro di beni illecitamente accumulati al di fuori della Campania». Di duro colpo al cuore dei Casalesi, invece, parla il ministro degli Interno Roberto Maroni: «Oggi il clan viene pesantemente colpito al cuore dei propri interessi patrimoniali, anche al di fuori del territorio campano». Per il titolare del Viminale, l’aggressione ai patrimoni mafiosi «è un elemento caratterizzante e punto di forza della politica della sicurezza del governo».

E, infatti, al gruppo del «boss imprenditore» De Angelis sono state sottratte 17 società, 2 ditte individuali, 31 fabbricati, 14 terreni, 16 autovetture e 118 rapporti finanziari individuati a Castrocielo, Cassino, Aquino, Frosinone, Formia, Gaeta, Roma e l’Aquila. I componenti dell’organizzazione – Gennaro De Angelis, 67enne di Casal di Principe (Caserta), Aladino Saidi, 33 anni, di Sora (Frosinone) ed Antonio Di Gabriele, 67enne di Crispano (Napoli) – sono attualmente in attesa di giudizio, dopo essere stati arrestati tre anni fa dalla DDA di Roma. Il provvedimento della DIA – adottato dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Frosinone su richiesta del direttore della DIA, Antonio Girone e del pm presso la Procura di Frosinone, Tonino Di Bona – dispone per loro la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per tre anni.

Dalle indagini è emerso il ruolo di alto profilo svolto da Gennaro De Angelis, dal 1970 punto di riferimento dei «Casalesi», prima con il capo Antonio Bardellino e, dopo la scissione, con Francesco Schiavone, del quale è
parente. Il gruppo si occupava di estorsioni, truffe, riciclaggio, ricettazione e, soprattutto, importazione da altri Paesi dell’Unione Europea di autovetture, evadendo l’Iva. Tra gli altri compiti procacciava e forniva armi in particolare durante la guerra intestina tra i Casalesi di «Sandokan» e i «bardelliniani».

De Angelis indicava al clan gli obiettivi economici del Sud Pontino su cui focalizzare le richieste estorsive e grazie alla sue capacità imprenditoriali e di intermediazione bancaria, investiva i capitali illecitamente accumulati sia in Italia che all’estero. Aladino Saidi si occupava invece delle frodi all’Erario: gli viene contestato il trasferimento fraudolento di valori, aggravato dai reati connessi ad attività mafiose e per associazione a delinquere finalizzata alle truffe ed altri reati contro il patrimonio. Antonio Di Gabriele, uomo di fiducia e prestanome di De Angelis, ha precedenti per reati di natura associativa, trasferimento fraudolento di valori, con l’aggravante prevista per i reati connessi ad attività mafiose, fittizie intestazioni di beni, nonchè reati contro la persona, il patrimonio, in materia di armi ed altro.

UNA JAGUAR VERDE PER “SANDOKAN” – L’operazione «Verde Bottiglia» della Direzione Investigativa Antimafia di Napoli – che ha consentito un sequestro beni nel basso Lazio per oltre 100 milioni di euro a un clan vicino a quello dei Casalesi guidato Francesco Schiavone, detto «Sandokan» – prende il nome da una circostanza che, secondo gli investigatori, evidenzia il rapporto fiduciario tra i boss De Angelis e lo stesso «Sandokan». Secondo quanto riferito dai collaboratori di giustizia – fra tutti Domenico Bidognetti, elemento di vertice del clan dei Casalesi e luogotenente di Francesco Bidognetti – l’ottimo rapporto tra De Angelis e Francesco Schiavone, ormai ultratrentennale, fu suggellato da un regalo: una Jaguar verde bottiglia, di cui «Sandokan» era appassionato. In una dichiarazione dove si parla di questo sodalizio, Domenico Bidognetti dice, in riferimento a De Angelis: «Lo incontravo spessissimo a Casal di Principe in quanto era persona di Francesco Bidognetti, anche se non abitava più a Casale, ma nel basso Lazio, tra Formia e Gaeta…». «Egli era in ottimo rapporto anche con Francesco Schiavone ‘Sandokan’ – dice ancora il collaboratore di giustizia – tanto che una volta gli regalò una Jaguar verde bottiglia. Ricordo questo episodio in quanto sapevo che Francesco Bidognetti aveva espressamente chiesto a De Angelis, che veniva a Casale con questa macchina, di regalarla a ‘Sandokan’, che era un appassionato di Jaguar». Domenico Bidognetti fu presente quando il regalo di De Angelis fu consegnato a Francesco Schiavone, circostanza che ricorda bene in quanto «Mario Caterino, tornando da Formia, entrando nell’abitazione di Schiavone, in via Bologna, rimase incastrato nel cancello elettrico che delimitava la proprietà, danneggiando l’auto». Infine, parlando del supporto che De Angelis era solito fornire ai Casalesi di ‘Sandokan’ il pentito aggiunge: «…mi sono recato in Formia sul finire degli anni ’80 per fare degli appostamenti finalizzati a rintracciare ed uccidere componenti del clan Bardellino».

ALFANO: IL PIU’ GRANDE SEQUESTRO FUORI CAMPANIA – «E’ davvero un’ottima notizia quella del sequestro di beni al clan dei Casalesi per un valore di oltre 100 milioni di euro. Il pi— ingente sequestro di beni illecitamente accumulati al di fuori della Campania». Lo afferma, in una nota, il Guardasigilli Angelino Alfano, commentando con soddisfazione l’operazione della Dia di Napoli denominata “Verde Bottiglia”. «L’operazione – continua il Guardasigilli – è l’ennesimo colpo inferto alla camorra che lo Stato, in sinergia con la magistratura e le forze di polizia, assesta in modo continuativo dall’inizio di questa legislatura. Quello che è avvenuto oggi è la dimostrazione che la cultura delle misure di prevenzione si sta diffondendo anche al di là delle regioni storicamente afflitte dalla camorra. È questa la vera antimafia dei fatti». «Il mio plauso e il mio ringraziamento – conclude Alfano – va agli uomini della Dia di Napoli, e alla Procura di Frosinone che li ha coordinati, per l’importantissimo successo ottenuto. Da oggi, grazie alle norme del Governo Berlusconi, il nostro Paese può disporre di questo ingente patrimonio per il miglior funzionamento del sistema giudiziario e per la sicurezza dei cittadini».

MARONI: COMPLIMENTI A MANGANELLI – «L’operazione condotta dalla Dia di Napoli è di grande importanza. Oggi il clan dei Casalesi viene pesantemente colpito al cuore dei propri interessi patrimoniali, anche al di fuori del territorio campano. L’aggressione ai patrimoni mafiosi è un elemento caratterizzante e punto di forza della politica della sicurezza del governo». Lo afferma il ministro dell’Interno, Roberto Maroni. Maroni si è congratulato con il capo della Polizia, prefetto Antonio Manganelli, per l’operazione eseguita dalla Direzione investigativa antimafia di Napoli e coordinata dalla Procura di Frosinone, che ha portato al sequestro di beni per un valore di oltre 100 milioni di euro.

VERDI: LAZIO E’ LUNA PARK PER I CLAN – «L’operazione della Dia di Napoli dimostra quanto il Lazio sia diventato zona franca per le associazioni di stampo criminale e mafioso, che qui credono di poter agire impunemente. Il Lazio è diventato un vero e proprio Luna Park per i clan». È quanto afferma il presidente dei Verdi del Lazio Nando Bonessio. «Non è la prima volta che grazie alla magistratura e alle forze dell’ordine – aggiunge – emergono fatti inquietanti per il nostro territorio, che dovrebbero far riflettere chi governa questa Regione. Non più solo il basso Lazio – prosegue Bonessio – ma tutto il territorio è diventato un grande Far West, una torta da spartirsi, e i clan hanno vita facile. Se il governo centrale taglia i fondi alle forze dell’ordine, la Regione non è da meno, rimanendo completamente immobile nella lotta alle mafie. La nuova commissione speciale Criminalità – conclude – renda note le iniziative che intende mettere in atto a tutela delle vittime e prevenire le infiltrazioni criminali».

ZARATTI: CRIMINALITA’ RADICATA – «Le ultime operazioni condotte dalla Dia di Napoli e dalla Polizia testimoniano una volta di più il radicamento delle organizzazioni criminali in vaste aree della nostra regione. Voglio esprimere le mie congratulazioni ai militari e agli agenti per il lavoro condotto, nonostante i gravi tagli di risorse economiche al comparto». È quanto afferma il presidente della commissione Sicurezza del Consiglio regionale del Lazio Filiberto Zaratti (Sel). «È chiaro ormai – prosegue – che il Lazio è diventato crocevia degli interessi mafiosi e criminali. Oggi la Dia ha sequestrato nel basso Lazio beni per 100 milioni ad affiliati al clan dei Casalesi. Contemporaneamente da Reggio Calabria una vasta operazione della Polizia ha sferrato un duro colpo alla cosca Longo di Polistena, e nella nostra regione sono stati sequestrati immobili tra Roma e Fondi e nelle maglie delle forze dell’ordine cade anche un ex consigliere comunale del paese pontino. Una settimana fa – aggiunge Zaratti – l’operazione Hummer aveva portato al sequestro di beni per 40 milioni tra Roma e la Calabria. Lo scenario è allarmante: in soli sei giorni nella nostra regione sono stati sequestrati beni di origine mafiosa per circa 150 milioni di euro. Occorre rafforzare – conclude Zaratti – l’impegno delle istituzioni affinchè contrastino il cancro delle mafie e delle illegalità, rafforzando i presidi antimafia sui territori sensibili del Lazio e dotandoli di adeguate risorse finanziarie e logistiche».

MONTINO: COMPLIMENTI ALLA DIA – «Desidero complimentarmi con gli uomini della Dia di Napoli e della Prefettura di Frosinone per l’operazione che ha portato al sequestro di beni appartenenti alla Camorra, al clan dei Casalesi per un valore stimato intorno ai 100 milioni di euro. Stesso ringraziamento va anche ai Carabinieri di Frascati che hanno arrestato 13 persone accusate di usura tra i quali ci sarebbe anche un vigile urbano di Roma». È quanto afferma il capogruppo Pd al Consiglio regionale del Lazio Esterino Montino. «La criminalità organizzata – aggiunge – è stata colpita nel cuore del Lazio, lo dimostrano i sequestri della Dia a Frosinone, Gaeta, Formia, Cassino ma anche nella Capitale. È la prova più evidente di come e quanto i gangli della criminalità organizzata siano profondamente estesi e radicati nella nostra Regione. Davanti a questa emergenza non possiamo chiudere gli occhi e pensare che il problema sia altrove, né dobbiamo permettere che le forze dell’ordine rimangano sole ad affrontare il problema. Dobbiamo sapere – sottolinea Montino – che Gomorra parla romano, ciociaro, pontino. Che è profondamente radicata nel tessuto economico e sociale del Lazio. Come rappresentanti delle istituzioni abbiamo il dovere di promuovere ogni forma di vigilanza, studio attento e costante del fenomeno delle infiltrazioni mafiose e soprattutto linearità amministrativa tale da non far addensare alcuna nube sul nostro operato. Solo così – conclude – possiamo evitare che Roma e il Lazio cadano preda di appetiti criminali».

LIBERA: MAFIA RADICATA NEL PONTINO – «Nell’esprimere il nostro plauso alle forze dell’ordine e alla magistratura per l’operazione ribadiamo che il sequestro di oggi è la conferma di quanto sosteniamo e denunciamo da anni: la quinta mafia è radicata nel tessuto economico del Lazio ed è riduttivo parlare solo di tentativi di infiltrazione delle mafie in questa Regione». Così in una nota Antonio Turri, coordinatore Libera Lazio commenta «il sequestro di oggi di 100milioni di euro al clan dei Casalesi nel Lazio». «È l´ennesima prova della forza di penetrazione delle mafie – prosegue il rappresentante di Libera – L´obiettivo delle cosche è fare affari, non ci sorprende la loro presenza dove è alta la possibilità d´investimento». «Qui la mafia – conclude Turri – non è più infiltrata, si sta radicando. Prima hanno accerchiato la Capitale investendo in città come Fondi, Latina, Gaeta e Formia; adesso stanno puntando al centro, e a ciò che rappresenta in termini di economia e potere. Del resto se è vero che le mafie sono delle holding finanziarie, con collusioni spesso con settori della politica allora va da sé che puntino con forza su Roma e dintorni».

SINDACO FORTE: USEREMO NOI I BENI SEQUESTRATI –  «Esprimo il mio vivo apprezzamento agli inquirenti della Dia di Napoli e alle forze di polizia intervenute nell’ operazione denominata ‘Verde Bottiglià che ha portato alla luce e smantellato un immenso impero economico intestato a famiglie camorristiche – dichiara Forte – L’amministrazione comunale di Formia nel plaudire all’azione investigativa e operativa ribadisce la ferma volontà nel tenere alta la guardia e collaborare con le forze dell’ordine su un fenomeno criminale che oltre a minacciare la civile convivenza costituisce un freno allo sviluppo e alla legalità del territorio». Il sindaco Forte esprime anche «la volontà dell’amministrazione comunale nel poter disporre della struttura sotto sequestro di Marina di Castellone da utilizzare quale insediamento per la nuova caserma dei carabinieri. Un atto di riscatto, civiltà e giustizia nei confronti di una città violentata e oltraggiata dalla violenza del crimine».

 

 

  1. MA NON ERA TUTTO FALSO?? Cari Presidente Cusani e Senatore Fazzone,cosa ci direte adesso?? Sicuramente che Formia e Gaeta sono lontani dai vostri feudi Fondi e Sperlonga?Che la nostra Provincia è immune da infiltrazioni camorristiche?…Povero Prefetto Frattasi esule in Italia che dopodomani festeggerà la sua unità….ma quale??Chiudetevi nell’albergo a Sperlonga senza partecipare a manifestazioni istuzionali…lo STATO è un’altra cosa…per fortuna!!!

  2. che ridicolo alfano che ringrazia la polizia e magistratura!
    Da una parte la elogiano e dall’altra cercano di rallentarla in tutti modi….. hanno paura che possano arrivare in parlamento? ahhaha dimenticavo ci sono già arrivati per 70 onorevoli indagati e condannati e per il premier che ha 4 processi uno appresso all’altro!

    W l’ ITALIA dei 150 di GALERAAAAAAAAAA!!!!!!!

  3. Siete i soliti comunisti. Questo e’ “FUMUS PERSECUZIONIS”, E FRTATTASI ERA UN PREFETTO COMUNISTA. Poverini questi sono solo perseguitati dalle toghe rosse!. Come mai in questo caso il Sig. Alfano, non parla di intercettazioni che violano la Privacy dei Cittadini?. Senza di esse questi risultati non si sarebbero potuti ottenere !!! Il ns Grazie va a questi Giudici, non sicuramente a certa politica, che poi ipocritamente si vanta e si vorrebbe impadronire( solo per motivi di facciata), dei risultati ottenuti da altri, spesso con sacrifici personali e con scarsi mezzi. E il ringraziamento qual’e’ ? Annullarli e addomesticare i Giudici al proprio servizio, per poter fare ancora di piu’ e questa volta senza piu’ timore alcuno, A QUESTO PUNTANO.

  4. o delinque non delinque oppure o destra o sinistra rimane il fatto che deve intervenire yahweh