Niente estradizione, Battisti resterà in Brasile

29/12/2010 di
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Il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva annuncerà solo domani la sua decisione in merito alla concessione dell’asilo politico a Cesare Battisti, l’ex terrorista dei Proletari Armati per il Comunismo (Pac) condannato all’ergastolo in Italia per quattro omicidi, in carcere in Brasile dal 2007.

L’ANTICIPAZIONE – Secondo il quotidiano brasiliano Folhia de S.Paulo, la decisione di Lula, dopo aver ascoltato il parere dell’Avvocatura generale dello Stato, sarà quella di concedere lo status di rifugiato a Battisti, bloccando così l’estradizione verso l’Italia.

I MOTIVI – La decisione di Lula sarebbe motivata – secondo quanto anticipato dal sito di Globo News – dal fatto che «il governo brasiliano teme che esista un rischio di morte» dell’ex terrorista se «tornerà in Italia». Una motivazione già emersa quando nel gennaio 2009 l’allora ministro della giustizia Tarso Genro decise di concedere lo status di rifugiato a Battisti. E che fece infuriare le autorità italiane, tanto da spingere il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a scrivere una lettera al collega brasiliano per esprimere «profondo stupore e rammarico» a nome suo e di tutte le forze politiche italiane. Dopo il ricorso presentato dall’Italia, nel novembre 2009 il Supremo tribunale federale brasiliano autorizzò l’estradizione di Battisti ma lasciò l’ultima parola a Lula. Oggi, a due giorni dalla fine del suo mandato presidenziale, l’atteso annuncio.

LE REAZIONI – «Mi aspettavo una decisione simile. Vorrà dire che ci muoveremo in modo molto più deciso», sono state le prime parole di Alberto Torreggiani, figlio del gioielliere ucciso nel 1979 dai Pac in un conflitto a fuoco in cui lui stesso fu ferito rimanendo paralizzato. «Sarei stato sorpreso se fosse stato il contrario – ha aggiunto amareggiato Torreggiani – ma non sono deluso perchè ero preparato. Non è tanto una questione personale ma la scelta apre un precedente molto pericoloso. Qualsiasi delinquente saprà di poter contare su una scappatoia, e questo non è giusto». E anche se l’annuncio ancora non è stato ufficializzato, anche la politica italiana sta già reagendo. «L’atto di mancata estradizione e la liberazione di Battisti verrebbe vissuto dal nostro paese come un affronto politico e di giustizia davvero grave», ha commentato il senatore Idv Stefano Pedica.

CHI E’ CESARE BATTISTI – Da terrorista di estrema sinistra ad autore di noir di successo. Cesare Battisti, una vita da ‘esulè in mezzo mondo dopo attentati, condanne, carcere e fughe, è nato nel 1954 a Sermoneta (Latina). Nel 1968 si iscrive al liceo classico, ma già nel 1971 abbandona la scuola e viene arrestato per la prima volta nel 1972, per una rapina compiuta a Frascati. Tra il 1974 e il 1976 viene arrestato più volte per furto e sequestro di persona, subendo
anche qualche condanna. Nel 1976 si trasferisce al nord e partecipa alla fondazione dei Pac, Proletari armati per il comunismo, formazione nata nell’area dell’autonomia del quartiere Barona, alla periferia di Milano. Nel 1977 viene arrestato di nuovo, sempre per rapina, e rinchiuso nel carcere di Udine dove conosce Arrigo Cavallina, ideologo dei
Pac. In questi anni partecipa alle azioni del gruppo eversivo, viene arrestato a Milano il 26 giugno 1979 e condannato a 13 anni e 5 mesi per l’omicidio del gioielliere Pierluigi Torreggiani, ucciso nel febbraio 1979. Nel 1981 riesce ad evadere dal carcere di Frosinone, dove stava scontando la pena, grazie a un assalto di terroristi. Nel 1985 è condannato al’ergastolo nel processo contro i Pac, sentenza confermata dalla Cassazione nel 1991. La condanna è per vari reati, tra i quali quattro omicidi: quelli del gioielliere Pierluigi Torreggiani e del macellaio Lino Sabbadin (militante del Msi),avvenuti entrambi il 16 febbraio 1979, a Milano e Mestre, del maresciallo degli agenti di custodia Antonio Santoro, ucciso a Udine il 6 giugno 1978, e dell’agente della Digos Andrea Campagna, assassinato a Milano il 19 aprile 1978. Ma nel frattempo Battisti non c’è più. Prima a Parigi, poi in Messico, a Puerto Escondido, con la compagna Laurence, dalla quale si è poi separato, e che che gli ha dato due figlie. In Messico fonda il giornale «Via Libre», che ‘trasferira« in Francia, quando, nel 1990, torna a Parigi.  Appena giunto Oltralpe Battisti viene arrestato ma, cinque mesi dopo, la Francia nega l’ estradizione e lui torna in libertà. Nel 1997 è uno degli »esuli« dei movimenti politici dell’estrema sinistra italiana rifugiati in Francia, riuniti nell’associazione ‘XXI secolò, che chiedono all’allora presidente Oscar Luigi Scalfaro una soluzione politica »di indulto o di amnistia« dei reati loro addebitati. A Rio de Janeiro Battisti fugge nel 2004, poco prima del pronunciamento definitivo del Consiglio di Stato francese che l’avrebbe estradato in Italia da Parigi, dove l’ex militante dei Pac, così come altri terroristi coperti dallo ‘scudò della
dottrina Mitterand, si è rifatto una vita come affermato scrittore noir. Il 18 marzo 2007 Battisti, che afferma di essere innocente, viene arrestato a Copacabana, in Brasile e nel 2009 si dice pronto ad incontrare i parenti delle vittime degli omicidi per i quali è stato condannato. Il 18 novembre 2009 la più alta istituzione giurisdizionale del Brasile, il Supremo Tribunal Federal, considera illegittimo lo status di rifugiato politico concesso dal governo brasiliano.
La pronuncia, 5 voti favorevoli e 4 contrari, è favorevole all’estradizione di Battisti in Italia, ma lascia al presidente Lula la parola definitiva sulla sua effettiva esecuzione.

  1. Quando accogliamo in Italia bande di clandestini che si dichiarano rifugiati politici, non andiamo a sindacare se sono delinquenti, assassini ed altro. Adesso ci meravigliamo perchè il Brasile considera Battisti rifugiato politico. Smettetela di dire “abbiamo fiducia nella giustizia” io aggiungo QUANDO MI FA COMODO

  2. Hai perfettamente ragione. Se la “cosa pubblica” funzionasse, l’uomo più idagato d’Italia neglio ultimi 150anni, nonchè padrone dell’informazione, che continua a governare con l’acquisto di onorevoli, definito dalla sua ex moglie e dalla Chiesa cattolica “una persona malata che ha bisogno di cure”, con il 41bis, starebbe a marcire in galere da un pezzo. Spero che Lula si renda conto che in Italia vige un regime simile a certi regimi del sud america con la bava alla bocca, e che Battisti e più sicuro dove so trova adesso.