Colpo al clan Casamonica legato ai Di Silvio e Spada: 36 arresti per mafia

18/07/2018 di

Un clan mafioso a tutti gli effetti, radicato sul territorio, unito da vincoli di sangue e da affari, con un esercito di affiliati e tantissime vittime intimidite con le minacce e sopraffatte dalla paura solo a sentire quel cognome, Casamonica, con legami di parentela con i Di Silvio di Latina a loro volta legati agli Spada di Ostia.

La Procura della Capitale ha sferrato un duro colpo alla mafia di Roma est, a quella maxifamiglia di sinti italiani arroccata tra l’Anagnina, la Romanina e Porta Furba, dedita ad estorsione, usura, traffico di droga, amante del lusso trash ostentato considerato come un marchio di fabbrica del potere più sfacciato: 33 tra Casamonica e affiliati, compresi i potentissimi Di Silvio e Spada, sono stati arrestati in un maxiblitz che ha decapitato la famiglia. Altri tre sono ricercati.

Tra gli arrestati il pugile Domenico Casamonica e 13 donne, potentissime nel clan. E donna è la pentita che ha incastrato il clan che da decenni comanda in un pezzo periferico ma vastissimo di Roma e oltre fino ai Castelli. La donna è l’ex compagna di Massimiliano Casamonica, fratello di Giuseppe, ritenuto il capo dell’ associazione: non sarebbe stata mai bene accetta e avrebbe subito comportamenti che abitualmente il gruppo riservava agli estranei. Fuggita di casa dopo essere stata di fatto segregata dalle altre donne della famiglia, ha deciso di collaborare. L’usura era il business forse più evidente, gli interessi erano incassati a suon di minacce e botte: tra le vittime di anche il conduttore radiofonico Marco Baldini e uno dei figli di Franco Zeffirelli.

Il clan gestiva anche numerosi locali, anche in centro. Sigilli ad una discoteca a Testaccio, un ristorante in zona Pantheon e la palestra a Marino riconducibile e a Domenico Spada, boxeur, conosciuto come Vulcano. Gli arrestati sono ritenuti responsabili, in concorso fra loro e con ruoli diversi, di aver costituito un’organizzazione dedita al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, usura, concessione illecita di finanziamenti ed altro, tutti commessi con l’aggravante del metodo mafioso.

Per gli investigatori il ruolo apicale di promotore era ricoperto da Giuseppe Casamonica, recentemente uscito dal carcere dopo circa 10 anni di detenzione. Arrestato anche un componente della famiglia Strangio: il clan, per l’accusa, prosperava anche grazie al patto con le mafie storiche. Le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo di Frascati sono scattate nell’estate 2015 prima dei funerali show alla periferia di Roma di Zio Vittorio, quelle esequie a Don Bosco tra pioggia di petali di rosa, carrozza e le note del Padrino che furono un’onta per Roma. A quanto accertato, il gruppo poteva contare su una vera e propria roccaforte in vicolo di Porta Furba, in zona Appia a Roma, e ramificazioni nelle periferie difficili della città e a Ostia grazie all’alleanza con gli Spada. Un’organizzazione di «difficile penetrazione» per gli inquirenti anche per la lingua che utilizza, un dialetto sinti che non molti sono in grado di interpretare, capace di stabilire solidi legami con le famiglie più influenti della ‘ndrangheta calabrese.

Gli affiliati non avevano bisogno di usare la violenza, bastava il solo nome della famiglia Casamonica per farsi rispettare. “Un gruppo molto forte anche per il marchio di origine particolarmente significativo sul territorio romano – ha sottolineato il procuratore aggiunto della DDA di Roma, Michele Prestipino. Le vittime non denunciavano sia per timori di ritorsioni, ma anche perché pagare il ‘clan’ Casamonica rappresentava una sorta di assicurazione a vita”.

Ieri il blitz con circa 250 i carabinieri del Comando Provinciale di Roma, con l’ausilio di unità cinofile e un elicottero impegnati stamattina all’alba fra la Capitale e le provincie di Reggio Calabria e Cosenza per eseguire le misure cautelari in carcere, emesse dal gip di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia. E dopo il blitz, twitta la sindaca Virginia Raggi, «Ancora una volta insieme per dire #FuoriLaMafiaDaRoma. #nonabbassiamolosguardo. Grazie a ai carabinieri e alla Dda.». Un ringraziamento condiviso anche dal governatore del Lazio, Nicola Zingaretti che ha definito l’operazione di oggi «un duro colpo alla criminalità organizzata».

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