Narcotizzavano anziani per rubare, due arresti a Roma. Indagato uno psicologo di Latina

28/06/2018 di

Arrestate due donne dalla polizia a Roma accusate di aver messo a segno rapine e truffe ad anziani. I poliziotti della squadra mobile, al termine di un’attività investigativa coordinata dalla procura di Roma – Gruppo Reati contro il Patrimonio hanno arrestato due donne di origine sinti: una 55enne nata in Liguria e la figlia di 41 anni, della provincia di Latina, entrambe di fatto residenti ad Aprilia, per numerosi episodi di rapine aggravate in abitazione, avvenute a Roma lo scorso anno.

Le indagini sono partite da una serie di truffe ad anziani che si sono tramutate in vere e proprie rapine in abitazione ai danni di persone ultra 65enni, adescate e distratte in strada dalle arrestate con semplici pretesti.

Una volta convinte le vittime ad aprire la porta di casa, le due truffatrici si introducevano all’interno delle abitazioni con la scusa di prestargli assistenza o fargli compagnia oppure con il pretesto di festeggiare il compleanno e, dopo aver stordito gli anziani con pasticcini o bevande diluite con sostanze narcotizzanti, li derubavano di denaro e oggetti preziosi. Cinque i colpi accertarti nelle zone Tuscolano, Appio e Sant’Ippolito nel periodo ricompreso tra gennaio e novembre 2017.

Nel corso delle indagini è stato appurato inoltre come le arrestate si avvalessero della collaborazione di due psicologi, di Palestrina e di Latina, indagati per false attestazioni in atti destinati all’Autorità Giudiziaria, che avrebbero redatto in loro favore falsamente certificati medici per consentire di ottenere gli arresti domiciliari al posto della detenzione in carcere.

 

Nel corso dell’esecuzione degli arresti, in collaborazione con personale della Questura di Latina, sono state effettuate 11 perquisizioni a carico di altrettante persone indagate a vario titolo per i reati di falso materiale e ricettazione.

Le arrestate, entrambe già sottoposte al regime degli arresti domiciliari per analoghi reati, al termine degli atti di rito sono state portate al carcere di Rebibbia.