FOTO Coletta incontra il Papa e gli dona un turbante realizzato dalle donne rifugiate a Latina

30/09/2017 di

Una stola, piatti decorati a mano, un cesto con prodotti tipici piemontesi e un turbante. Sono i doni che i sindaci dell’Anci, in udienza in Vaticano, hanno fatto a Papa Francesco. Tra loro c’era anche il sindaco Damiano Coletta accompagnato da Mireille, ex beneficiaria accolta nel progetto Sprar cui aderisce il Comune di Latina.

Il sindaco ha portato all’attenzione del Pontefice l’esperienza dell’atelier Acanthus, gestito dalla cooperativa sociale Astrolabio nell’ambito del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati del Comune di Latina. Un’esperienza importante e riuscita, che ha permesso alle donne fuggite dal proprio paese di ricostruirsi una vita libera. Un’esperienza che il Primo cittadino porta ad esempio di buona pratica di accoglienza e integrazione. Le donne rifugiate, assistite a Latina, hanno donato al Papa un turbante realizzato artigianalmente.

«Una grande emozione e un grande riconoscimento per tanti Amministratori che stanno lavorando nella convinzione che l’accoglienza è un dovere e una responsabilità». Così il sindaco Damiano Coletta ha commentato l’incontro.

«Ci vogliono coraggio e tenerezza nell’amministrare. La tenerezza di prendersi cura dei più deboli» ha detto Papa Francesco ai rappresentanti dei comuni presenti ricordando i quattro verbi «fondati sui principi della dottrina della Chiesa: accogliere, proteggere, promuovere e integrare» ed esprimendo parole di solidarietà nei confronti dei Sindaci che con coraggio e responsabilità stanno affrontando il tema delicato dell’immigrazione. «Le Sue parole – afferma Coletta – sono state di grande aiuto e conforto. Papa Francesco ci ha mostrato sincera ammirazione per l’impegno che stiamo mettendo per rispondere alle sfide poste dalle migrazioni contemporanee con generosità, prudenza e lungimiranza. Nella consapevolezza che c’è ancora tanta strada da fare per abbattere il muro dell’intolleranza, siamo fermi nel ribadire il valore del rispetto della persona e che questi uomini e queste donne possono essere un’opportunità per il nostro paese, non solo un problema, con l’obiettivo di garantire la sicurezza di tutti attraverso l’inclusione».

I rifugiati dell’Atelier Nuele dello Sprar di Santorso, Vicenza, hanno donato al Papa una stola realizzata a mano. Il laboratorio di sartoria Nuele (che in lingua kiswaili significa treccia) realizza borse e abiti sartoriali unici con i tessuti di alta qualità, avanzati dalle lavorazioni di aziende locali. Il cesto con vino, nocciole e marmellate arriva dal progetto Sprar della provincia di Alessandria. I piatti sono stati prodotti dall’impresa Terre di Monale, che lavora artigianalmente la ceramica e nasce su iniziativa dello Sprar di Chiusano d’Asti per l’inserimento lavorativo di giovani donne vittime di tratta.

Il Papa, durante l’incontro, ha rivolto un discorso a tratti poetico, contrapponendo Babele e la Gerusalemme celeste, e a tratti molto pragmatico, prendendo di petto i problemi della costruzione del bene comune e del disagio urbano, e delle paure di fronte ai migranti.

La città di cui ha parlato papa Bergoglio «è una città – ha spiegato – che non ammette i sensi unici di un individualismo esasperato, che dissocia l’interesse privato da quello pubblico. Non sopporta nemmeno i vicoli ciechi della corruzione, dove si annidano le piaghe della disgregazione. Non conosce i muri della privatizzazione degli spazi pubblici, dove il ‘noì si riduce a slogan, ad artificio retorico che maschera l’interesse di pochi».

Per costruire questa città, ha detto, «serve un cuore buono e grande nel quale custodire la passione del bene comune». «Non si tratta – ha spiegato – di alzare ulteriormente la torre, ma di allargare la piazza», di «promuove giustizia sociale, quindi lavoro, servizi, opportunità». «Comprendo, comprendo, eh, – ha anche spiegato il Pontefice – il disagio di molti vostri cittadini di fronte all’arrivo massiccio di migranti e rifugiati», spiegato dall’«innato timore verso lo ‘stranierò, un timore aggravato dalle ferite dovute alla crisi economica, dall’impreparazione delle comunità locali, dall’inadeguatezza di molte misure adottate in un clima di emergenza».

Ma il disagio «può essere superato attraverso l’offerta di spazi di incontro personale e di conoscenza mutua. Ben vengano allora – ha esortato il Pontefice – tutte quelle iniziative che promuovono la cultura dell’incontro, lo scambio vicendevole di ricchezze artistiche e culturali, la conoscenza dei luoghi e delle comunità di origine dei nuovi arrivati». «A voi sindaci – ancora un inserto a braccio – mi permetto di dire, come un fratello: bisogna frequentare le periferie».

Nei saluti, Decaro ha detto con forza che i sindaci non possono essere lasciati da soli ad affrontare l’emergenza dei migranti, che a loro volta non meritano di crescere in un Paese ostile. Il presidente dell’Anci ha ringraziato Papa Francesco: di fronte alla sfida del cambiamento e delle migrazioni «spesso ci capita di avere paura. Spesso vorremmo tornare indietro. Soprattutto quando ci sentiamo soli», ma «con la Sua parola, non lo saremo mai».

Da parte sua, il delegato Anci per l’immigrazione, Biffoni, che ha già incontrato papa Francesco nella visita a Prato, ha citato i progetti di accoglienza per immigrati attuati nell’astigiano per l’agricoltura, a Parma nei servizi, a Latina nella tessitura e a Caserta nel restauro dei mobili: «Noi sindaci – ha detto – non abbiamo intenzione di abdicare e faremo la nostra parte, ma senza un piano e il sostegno anche internazionale il nostro sforzo rischia di essere vano».

Prima dell’arrivo di papa Francesco, il sottosegretario per i migranti del dicastero vaticano per lo Sviluppo umano integrale, padre Fabio Baggio, ha ringraziato i comuni italiani per quanto fanno per i migranti, tanto più lodevolmente quando, ha detto, «atti terroristici hanno esacerbato paure e timore, e l’esaltazione da parte dei media di episodi di cronaca nera in cui sono coinvolti immigrati lasciano spazio a dichiarazioni e politiche che alimentano la fiamma del risentimento».

  1. Cosa non si farebbe per un pò di visibilità, pure un comunista (così si dice) che stringe la mano al papa.

  2. Mamma mia! Oltre alle piste ciclabili, uso dei canali di bonifica, e tante altre bellissime parole, adesso anche dal Papa con la storia dei migranti? Pensa agli Italiani, prima!