LA GUIDA Tre vini pontini ottengono le 5 stelle da Repubblica

06/09/2017 di

Sono 16 i vini laziali premiati con le 5 stelle nella nuova Guida di Repubblica ai sapori e ai piaceri di Roma e del Lazio. Tre i vini della provincia di Latina, come il Biancolella 2015 delle Antiche Cantine Migliaccio di Ponza. Una produzione che non supera le 10mila bottiglie, con le sue sfumature di agrumi, fieno, frutta secca e fiori gialli, “anticipazione di una beva profonda e nervosa”, come si legge nella Guida.

Conferme da Casale del Giglio, con in testa il Mater Matuta, il “fuoriclasse aziendale”. Il 2013 “esibisce una veste inchiostrata profonda e cupa, percorsa da bagliori violacei, che avvolge un mosaico aromatico composto da nitide tessere fruttate”, per una bevuta in cui acidità, tenore tannico e alcolicità giocano in equilibrio”.

Carpineti di Cori ottiene le 5 stelle con il Kius Brut Metodo Classico 2013, “da uve Bellone dalla luminosa veste giallo paglierino e dal sottile e persistente perlage. Sensazioni fruttate, fuse con note floreali, nuance agrumate, erbe campestri e percezioni minerali, introducono ad una fase gustativa equilibrata e complessa, ornata da un lungo finale”.

Rotta verso i Castelli per due punte di diamante del territorio. La prima è a Marino, con Colle Picchioni e il suo Il Vassallo 2014, rosso che “nonostante l’infelice millesimo sfoggia un tessuto olfattivo esente da imprecisioni, che espande con gradualità, un caleidoscopio di sensazioni”. Più in là, Grottaferrata, con Castel De Paolis a sfoderare un Frascati Superiore che per il 2016 “afferma la sua aderenza ai caratteri del territorio, dispiegando un luminoso e ampio ventaglio olfattivo. Mantenendo totalmente le promesse del naso, il palato mette in mostra profondità, vitalità, spessore e una rinfrescante acidità, che incanala il sorso verso un finale succulento e persistente”.

L’eremo Camaldolese di Monte Corona, sui ripidi pendii del Monte Tuscolo, a Monte Porzio Catone, si proietta sugli otto ettari di vigneto di proprietà di Valle Vermiglia, azienda che produce un bianco Frascati Superiore Eremo Tuscolano che nel 2015 “esibisce un corredo aromatico nitido ed ampio, che avvicenda note fruttate, di susina, pera e pompelmo, a sorridenti ricordi floreali”. Siamo ormai vicinissimi al Grande Raccordo Anulare; all’altezza di Ciampino, la nobile storia della Tenuta Fiorano. Alessandro Jacopo Boncompagni Ludovisi tiene le redini di una realtà elegante nella cui cornice prende forma il Fiorano Bianco, “a sublimare i caratteri sia del terroir che dei vitigni che lo compongono (Viognier e Grechetto), grazie ad un quadro olfattivo di pregevole definizione. La bocca, proporzionata e profonda, mantiene pienamente le promesse dell’olfatto esibendo dinamismo, profondità e una complessità non disgiunta da una sconfinata piacevolezza”.

Ci si sposta così a nord della capitale – scrive Repubblica – con le suggestioni della Tuscia ad accompagnare la scoperta di altri grandi calici. A Cerveteri è Casale Cento Corvi il regno della famiglia Collacciani, che sfrutta le particolari caratteristiche del territorio per restituire vini come il Giacchè Rosso 2012, nel quale il Grechetto si mostra “avvolto da una scura veste color rubino, attraversata da nuances violacee. Il palato, avvolgente e caldo, esprime un notevole equilibrio tra il fitto e levigato tessuto tannico, la proporzionata spina acida e una dotazione alcolica, priva di esuberanza, nonostante i 14 gradi, che accompagnano il sorso verso un finale di palpitante persistenza”.

Superato il lago di Bracciano, Blera ospita San Giovenale, azienda produttrice dell’Habemus 2014, il quale “mette in mostra un seducente quadro odoroso, con riconoscimenti di liquirizia, spezie orientali, tabacco, frutta rossa e sentori floreali, anticipazione d’una beva succosa e piena, enfatizzata da un armonioso contributo acido, da tannini aristocratici e da un inesauribile finale”. È arrivando sulle rive del lago di Bolsena che, a Montefiascone, si fa visita a un altro grande nome del vino laziale: Falesco. Prova tangibile della capacità dell’azienda di proprietà della famiglia Cotarella è il Montiano 2014, “riferimento qualitativo imprescindibile per tutti coloro che ambiscono a realizzare un grande Merlot. Generoso nella struttura odorosa, che dispiega un ampio ventaglio di percezioni fruttate: ciliegia matura, prugna e mora di rovo, fuse con note di sottobosco, spezie dolci, tabacco biondo, sottobosco, cacao e sfumature floreali, il vino propone una beva equilibrata e grintosa, sostenuta da un arrotondato tessuto tannico, e da un’armoniosa e proporzionata acidità, anticipazione di un finale prolungato ed avvincente”.

Dall’altra parte dello specchio d’acqua, a Ischia di Castro, Vigne del Patrimonio e il suo Ala d’Oro Brut, Chardonnay in purezza “reduce da una prolungata relazione con i lieviti, tratteggia un affresco aromatico spensierato ed elegante, che apre su toni di nocciola, pane tostato e frutti a pasta bianca, seguiti da  sentori di pompelmo, fiori gialli e sfumature minerali, prodromo di un sorso, ravvivato da una modulata carbonica, equilibrato e soavemente sapido”.

Viaggiando verso il Tevere e il confine con l’Umbria, invece, Sergio Mottura a Civitella d’Agliano ha riscritto la storia del Grechetto. Il bianco Latour a Civitella dell’annata 2014, maturato in barrique, esibisce così “una prestazione organolettica di ammirevole articolazione gusto-olfattiva, che lo colloca ai vertici di un’agguerrita compagine, composta da vini che volteggiano tra l’ottimo e l’eccellente”.

L’azienda Bottaccio apre poi la serie delle eccellenze di Castiglione in Teverina con il suo Pietra Dura 2013, fermentato in tini d’acciaio termo-condizionati e maturato in barriques di rovere francese per 18 mesi. Sempre in questo angolo della valle dei Calanchi è la Tenuta La Pazzaglia, con il Grechetto Poggio Triale 2014 “vinificato in serbatoi d’acciaio inox, che mostra, senza esitazione alcuna, un ammaliante patchwork aromatico”. E poi ancora Trappolini, azienda nata nei primi anni Sessanta e che oggi si esprime in vini come il Grechetto 2016, “vinificato in acciaio, che aggiunge ai descrittori aromatici riconoscimenti di miele, frutta tropicale, camomilla ed erbe campestri, anticipazione di un palato succulento e dinamico, caratterizzato da un indomito, ma non tagliente, nerbo acido, e da un finale di vibrante persistenza”.

Ci si sposta infine in Sabina, nello specifico a Poggio Mirteto, per fare la conoscenza con il Morrone 2013 di Tenuta Santa Lucia, Syrah in purezza maturato in barrique: “avvolto da uno scuro manto color rubino, attraversato da lucenti bagliori violacei, il vino dischiude un esteso ventaglio aromatico, con riconoscimenti di cacao, visciole, more, tabacco biondo, erbe aromatiche, bacche di ginepro, china e spezie dolci, che annunciano una beva, espressiva ed energica, che fonde vitalità, ricchezza estrattiva, volume e densità, pur mantenendo caratteri di scorrevolezza e di eleganza”.

LA GUIDA. La Guida di Repubblica ai Sapori e ai Piaceri di Roma e del Lazio nell’edizione 2018 si apre a sezioni completamente inedite, percorsi il lungo e in largo per la regione, itinerari tematici tra i quartieri capitolini e tanto altro ancora, oltre a dare un volto tutto nuovo ai capitoli già esistenti.

Sono infatti 1254, di cui 377 novità, i soli ristoranti segnalati, che affiancano le sezioni dedicate a 143 pizzerie, 365 botteghe del gusto, 107 indirizzi di street food, 56 negozi biologici, 99 dimore di charme e 75 caseifici in tutto il Lazio, oltre ai Premi alle Eccellenze, a un capitolo dedicato ai principali campi da Golf e a quello su 48 Produttori di Vino. Ma sono le sezioni speciali il cuore pulsante delle 744 pagine del volume. Per la prima volta infatti la Guida elegge il Quartiere dell’anno, il Pigneto, «quartiere che forse più degli altri in questo momento sintetizza la forza della città, la dinamica propensione al cambiamento nonostante tutto», spiega il direttore delle Guide di Repubblica, Giuseppe Cerasa, nella sua introduzione al volume. E allora il Pigneto è esplorato da ogni punto di vista con 9 itinerari ad hoc, dalla passeggiata a caccia di street art al tour delle osterie, dal focus dedicato ai music club ai consigli sui migliori indirizzi dove trascorrere un dopocena tra cocktail d’autore e finger food gourmet. I Racconti d’autore invece sono dieci racconti inediti di altrettanti scrittori, da Melania Mazzucco ad Erri De Luca, da Ascanio Celestini a Marco Lodoli, chiamati a tematizzare il mare di Roma, da Fregene a Capocotta. I loro scritti sono poi stati illustrati per l’occasione da artisti come Piero Pizzi Cannella, Andrea Aquilanti e Giuseppe Gallo, dando vita a pagine che rappresentano un connubio perfetto tra arte e letteratura.

Spazio anche a testimonial d’eccezione negli Itinerari d’autore, sezione in cui otto personaggi come Tommaso Paradiso dei Thegiornalisti, il cantante Fabrizio Moro e l’attore Giorgio Tirabassi svelano i propri luoghi del cuore della città, in interviste che entrano nell’intimità del rapporto tra Roma e i personaggi dello spettacolo. Gli Itinerari del Mito poi rileggono i luoghi della storia, dall’Appia Antica al Palatino, con uno sguardo inedito tra mitologia e gusto, presente e passato. Mentre i sette Cammini del Lazio conducono il lettore sui percorsi della fede, dal cammino di San Francesco a quello di San Benedetto, consigliando soste gourmet e chicche di bellezza nascoste tra i borghi più belli della regione. Nel volume inoltre, per la prima volta in una guida gastronomica, viene dato spazio agli storyteller del web, grazie alla rubrica “il tag”, con i contributi di 22 tra blogger e influencer della capitale che, uno per ogni quartiere di Roma, regalano al lettore la dritta giusta secondo un punto di vista inedito, fresco e contemporaneo, figlio dei social network e delle nuove tecnologie. Ciliegina sulla torna sono infine i testi a firma dei più grandi chef della regione, da Heinz Beck a Luigi Nastri, raccontano in prima persona i propri ristoranti e l’enogastronomia del Lazio. Le schede dedicate ai più importanti ristoranti sono state infatti reinventate con un format tutto nuovo, in cui è il padrone di casa a svelare la propria cucina e il proprio rapporto con Roma e con il Lazio. Insieme a loro, le mamme e le nonne romane e laziali raccontano la preparazione di nove Piatti della memoria, passo dopo passo, dalla trippa alla romana agli spaghetti cacio e pepe.