Il Cipe approva la Roma-Latina, via libera alla nuova autostrada

18/11/2010 di
traffico_latina_gd6tc5r6cxg23

Il Cipe ha approvato il progetto della Roma-Latina. L’opera, ha spiegato Polverini, è stata inserita tra le infrastrutture strategiche, in base alla legge 43 del 2001. Quanto al contributo economico per la realizzazione, oltre ai 468 milioni di euro già sbloccati, i restanti 711 milioni di euro del contributo pubblico sono stati inseriti
nel piano programmatico per le infrastrutture 2011-2013 del governo.

«È nostra intenzione – ha aggiunto Polverini proporre alla commissione europea il cofinanziamento del collegamento Cisterna-Valmontone con i fondi Fesr».

Nel dettaglio l’intervento prevede la realizzazione dell’asse autostradale Roma Latina per complessivi 68,3 km, dell’asse autostradale Cisterna-Valmontone per complessivi 31,5 km ma anche di alcune opere connesse come la viabilità di adduzione alla barriera di Latina (Borgo Piave) per circa 20 km suddivisi in tangenziale di Latina per 12,4 km ed il miglioramento funzionale della provinciale Borgo Piave-Foce Verde per 8,3 km. E ancora, per la viabilità di adduzione al casello di Aprilia nord per 5,2 km e per quello di Aprilia sud (2,8 km), per la viabilità di adduzione allo svincolo Artena-Cori-Lariano per 17,5 km e per la viabilità al casello di Labico, per 5,8 km. Alla conferenza stampa a palazzo Chigi era presente anche l’assessore regionale alle Infrastrutture Luca Malcotti.

MALCOTTI: GRA DEL LAZIO – «Con questa opera si realizza il Grande Raccordo Anulare del Lazio, il cui tracciato è costituito da Autostrada del Sole, Cisterna-Valmontone, Roma-Latina e Orte-Civitavecchia». Lo dichiara, in una nota, Luca Malcotti, assessore alle Infrastrutture e Lavori Pubblici della regione Lazio. «Una infrastruttura di livello
europeo – aggiunge – che darà una boccata di ossigeno all’economia della Regione e grazie alla quale passeremo da un sistema infrastrutturale monoassiale a uno a rete, superando il sistema basato solo sull’autostrada del Sole. Come da nostra richiesta – continua l’Assessore – l’opera verrà realizzata in tre stralci: la Roma-Latina avrà la priorità e i lavori partiranno all’inizio del 2012, poi il collegamento Cisterna-Valmontone, ed infine il raccordo con l’A12. A questo punto – conclude – possiamo cominciare ad avere anche una progettazione preliminare per studiare, in prospettiva, il prolungamento dell’autostrada da Latina a Terracina».

VERDI: SARA’ UN INCUBO «Il progetto della Roma Latina, ora autostrada a pagamento, passato oggi al Cipe aprirà scenari da incubo per i cittadini delle aree interessate e per i pendolari. Il progetto, infatti, sposa la logica più retriva in materia di mobilità favorendo ulteriormente il trasporto passeggeri e merci su gomma, in controtendenza a tutta
Europa, ma la vera opera inconcepibile è il raccordo tra Tor De Cenci e l’A12 che sarà, per forza di cose un’opera faraonica e inquinante a uso e consumo del trasporto merci su gomma. Il raccordo, infatti, dovrà per forze di cose passare nell’area Protetta del Litorale e scavalcare, non si sa come, la Cristoforo Colombo, l’Ostiense e il treno Roma Ostia, proseguendo sulle aree golenali del Tevere a rischio esondazioni. È incredibile che anziché mettere in sicurezza la Pontina e sviluppare una metropolitana di superficie lungo l’asse Roma-Latina si mettano in campo opere dannose come questa, a uso e consumo delle lobby dei costruttori. Il costo previsto di 2,7 miliardi, infine, è assolutamente ipotetico visto che si dovrà procedere a espropri di territorio agricolo pregiato per centinaia di chilometri. Il 25 novembre noi Verdi saremo alla manifestazione indetta dai comitati, tra i quali il ‘Comitato no corridoio Roma-Latina per la metropolitana leggerà davanti alla Regione Lazio per protestare contro questo progetto». Lo afferma, in una nota, Nando Bonessio, Presidente dei Verdi del Lazio.

FAZZONE: BUONA NOTIZIA MA NON BASTA – «L’approvazione da parte del Cipe della Roma-Latina e della Cisterna-Valmontone e lo sblocco dei relativi finanziamenti è una buona notizia, perché si inizia finalmente a concretizzare il progetto del Corridoio Tirrenico. Ora però sarà ancor più importante l’impegno per giungere nei prossimi mesi al
finanziamento del secondo tratto che colleghi adeguatamente anche il sud della provincia di Latina e le sue importanti strutture industriali, turistiche e commerciali». Lo dichiara in una nota il senatore del PdL Claudio Fazzone. «Ci auguriamo inoltre – prosegue – che possa trovare soluzione anche l’annoso problema del traforo di Formia, la cosiddetta Pedemontana: un’arteria di vitale importanza non solo per i cittadini di Formia, ma anche per l’intera provincia e per il suo collegamento con la Campania. La scorsa settimana in Commissione al Senato il
presidente dell’Anas Pietro Ciucci ci ha comunicato che attualmente per la Pedemontana sono disponibili solo gli 85 milioni di euro stanziati alcuni anni fa grazie a un emendamento che io stesso presentai con i colleghi Forte e Ranucci. E quel che più preoccupa, è che a fronte di un preventivo iniziale di 450 milioni, a distanza di un anno ci è stato comunicato che per la realizzazione dell’opera servirebbero 750 milioni di euro: un incremento inspiegabile, quasi che si fosse alla ricerca di un pretesto per non costruire questa importante infrastruttura per la quale si dovrebbe invece procedere speditamente in project financing, magari estendendo il tracciato fino al Garigliano per trovare un maggiore interessamento da parte dei privati. Ci auguriamo che in tempi rapidi arrivino risposte favorevoli da
parte dei vertici dell’Anas e delle autorità competenti. Insieme al collega Ranucci – conclude Fazzone – monitoreremo quotidianamente la questione, e opereremo di comune accordo affinché si possa arrivare presto a reperire le necessarie risorse».

DI GIORGI: FORTE MESSAGGIO POLITICO – «Questa approvazione premia la programmazione e la concertazione fra Regione, Ministero e Cipe che hanno saputo tenere insieme le diverse esigenze approvando un’importante opera infrastrutturale come il Corridoio Intermodale Roma-Latina e i due collegamenti Cisterna-Valmontone. L’approvazione di oggi è frutto di un intenso lavoro durato anni, d’intesa con enti locali e sistema economico-produttivo del territorio, per cui il Corridoio sarà uno strumento fondamentale a garanzia di un ulteriore sviluppo».
Così in una nota il consigliere regionale Pdl Giovanni Di Giorgi, presidente della Commissione Mobilità e Trasporti, ha commentato la notizia dell’approvazione da parte del Cipe del nuovo raccordo autostradale, annunciata oggi nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi.  «Un forte e deciso messaggio politico – aggiunge Di Giorgi – che fa capire ancora una volta quanto la mobilità e il suo miglioramento siano prioritari nelle scelte politiche e programmatiche della Regione Lazio. È inevitabile che su tutto il territorio, in particolar modo per quello pontino, servano nuove e scorrevoli infrastrutture che favoriscano la viabilità e al tempo stesso la distribuzione del traffico sulla strada statale Pontina».

  1. Autostrada Roma-Latina e Cisterna-Vamontone
    Finalmente dopo anni di immobilismo politico portiamo a casa un risultato importante! Ora speriamo che tutti facciano la loro parte contribuendo a realizzare queste due opere importantissime per il nostro disastrato territorio. Queste opere sono l’unico viatico per sollevare la nostra carentissima economia e quindi dare un po’ di lavoro al nostro territorio e …. per favore non si facciano avanti gli ipocriti che parlano di impatto ambientale.

  2. Finalmente per andare a Roma da Latina (e viceversa) bisognerà pagare il pedaggio, altro modo per colpire i cittadini di Latina i quali fra poco debbino pagare anche la sosta pedonale in centro città.
    Se non ho capito male, secondo quanto si afferma la vecchia Pontina verrebbe tagliata in più punti e quindi inutilizzata per lo scopo.
    Io sarei stato d’accordo per il corridoio tirrenico al fine di avere un’autostrada a pagamento utilizzata per le lunghe distanze sgravando da una parte del flusso di traffico la Pontina, la quale comunque doveva essere messa in sicurezza adottando le misure necessarie.
    Certo è positiva comunque la realizzazione dell’opera.

  3. Qualcuno sa dirmi se la Roma-Latina sara’ una strada completamente nuova o se sara’ la Pontina rimodernata, grazie.

  4. un po è la vecchia sede allargata, ed in qualche tratto (aprilia e pomezia) sarà un nuovo tracciato. nuovi ovviamente i caselli di pedaggio

  5. ancora una volta si preferisce la soluzione piu’ complessa e meno conveniente;
    potenziare la linea ferroviaria e migliorare la viabilita’ gia ‘ esistente sarebbe piu’ semplice,economico ed immediato per tutti gli utenti…..ma non per le imprese interessate a tali grandi opere.

  6. Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella per il “Corriere della Sera”
    Tracciato pontina

    I soldi vanno spesi per l’asfalto o gli avvocati? Direte che è una domanda assurda. Se devi fare un’autostrada è ovvio che i soldi vanno spesi in lavori e non in cause giudiziarie. Eppure prima ancora che sia dato un solo colpo di badile, i denari appena stanziati per la Roma-Latina sono già ipotecati da due risarcimenti da capogiro per quasi un miliardo di euro. Sui quali destra e sinistra mantengono uno sconcertante silenzio.
    FRANCESCO STORACE

    Ma cominciamo dall’inizio. Siamo nel 2001. Dopo anni di denunce sulla pericolosità omicida della Pontina, di sospiri e maledizioni per gli ingorghi giganteschi, di bla-bla-bla sulla necessità di costruire finalmente una nuova arteria almeno a 4 corsie per far fronte a un traffico cresciuto a dismisura, la Regione Lazio governata dal centrodestra e presieduta da Francesco Storace decide di sbloccare finalmente la tanto attesa Roma-Latina.
    Piero MArrazzo

    Come? La risposta è nella formula magica: una joint-venture tra il pubblico e il privato. Viene costituita una società concessionaria destinata a progettare, costruire e gestire l’opera. Si chiama Arcea Lazio. Il 51% è in mano alla Regione Lazio, il 49% a un raggruppamento privato assolutamente trasversale, secondo i soliti schemi: un po’ a me, un po’ a te, un po’ a lui…

    Ne fanno parte la società Autostrade, il Monte dei Paschi e il Consorzio Duemilacinquanta. Il quale a sua volta tiene insieme una compagnia allargata. Dalla So.Co.Stra.Mo. di Erasmo Cinque (costruttore considerato vicino alla destra romana) alla «cooperativa rossa» Ccc, dalla stessa società Autostrade (attraverso la Spea) alla Ingegneri associati di Mario Salabè, fratello dell’architetto Adolfo Salabè coinvolto anni fa in una faccenda poi prescritta di fondi neri del Sisde.

    Non basta. Anche se non figurano tra i soci, hanno un piedino nel consiglio di amministrazione del Consorzio anche le «Condotte» con Duccio Astaldi e il gruppo Caltagirone con il manager Pasquale Alcini.

    Il tempo di mettere a punto i dettagli societari, definiti il 21 maggio 2003, e via all’operazione. Con l’incarico alla Spea di fare gli studi preliminari. Appena lo viene a sapere, Bruxelles pianta la prima grana. Secondo la Commissione europea l’Arcea avrebbe violato le norme comunitarie. Le quali consentono di affidare direttamente i lavori senza gare d’appalto solo alle società «in house». Cioè interamente controllate dall’ente pubblico. Cosa che la Spea, appartenente come dicevamo alla Società Autostrade, non è.

    La Regione Lazio non fa una piega. Anzi. Il 19 maggio 2004, in barba alle obiezioni di Bruxelles, l’Arcea incarica il Consorzio Duemilacinquanta, il raggruppamento privato che è suo azionista, di fare il progetto dell’opera. Un incesto amministrativo ribadito. E stavolta con un secondo contratto ancora più oneroso. Nell’indifferenza per gli eventuali contraccolpi legali.
    antonio di pietro idv

    Non è finita. Vinte le elezioni dell’aprile 2005, in Regione si installa la giunta di centrosinistra di Pietro Marrazzo. L’anno dopo, il centrosinistra subentra anche a Palazzo Chigi. E nel settembre 2006 il nuovo ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro annuncia che da Arcea escono i privati e subentra lo Stato: «Stiamo studiando le modalità per fare entrare l’Anas». Obiettivo: 60% alla Regione, 40% all’Anas. Spiega il governatore: «Questa proposta arriva dopo che l’Unione europea e l’Autorithy sulla concorrenza hanno negato all’Arcea il ruolo di società concessionaria a causa della presenza di privati».

    Ma le cose, evidentemente, non sono così semplici. Fatto sta che due anni dopo, a cavallo della caduta di Prodi, la giunta Marrazzo decide di azzerare tutto. Meglio, il 4 marzo 2008 fa un’altra società: la «Autostrade del Lazio spa». Non più con le Autostrade, ma con l’Anas. Stavolta le quote sono paritetiche: 50% ciascuno.

    A questo punto la Regione si ritrova con due società per fare la stessa Roma-Latina, una con le Autostrade e una con l’Anas. Un pallonetto alzato a chi avesse voglia di piantare grane. Cosa che puntualmente accade. Appena il centrodestra vince le elezioni politiche, pura coincidenza, parte la prima richiesta di arbitrato. Quella specie di giustizia parallela con corsia prioritaria più volte abolita e più volte ripristinata.
    GIUSEPPE MUSSARI

    Il Consorzio Duemilacinquanta pretende un risarcimento danni di 674 milioni. Nessuno fa una piega e i tre arbitri vengono insediati di comune accordo. Sono l’avvocato di Erasmo Cinque, Federico Tedeschini, per la società privata e l’ex ministro Angelo Piazza per la Regione. Che insieme scelgono come presidente del collegio l’amministrativista Arturo Cancrini.

    La faccenda però, di rinvio in rinvio, va a rilento. Come mai? Mancano i soldi? Inoltre c’è un problemino: le clausole contrattuali prevedono che a innescare un eventuale arbitrato non possa essere il Consorzio, ma l’Associazione temporanea di imprese dei privati, cioè il raggruppamento che ha in mano il 49% delle azioni dell’Arcea. Quindi anche le Autostrade e il Montepaschi. Autostrade non si fa pregare. E a sua volta, a gennaio di quest’anno, promuove un secondo arbitrato, chiedendo alla Regione altri 185 milioni di danni.

    Totale dei due arbitrati: 859 milioni e spiccioli, ovviamente senza considerare le parcelle (astronomiche) degli arbitri. Più del doppio delle penali che lo Stato avrebbe dovuto pagare cancellando il Ponte di Messina. Una somma pazzesca. Tanto più che l’intera autostrada (senza considerare l’«allegata» Cisterna-Valmontone) dovrebbe già costare, Iva esclusa, 1.668 milioni di euro. Per 55 chilometri: cioè 30 milioni e 327mila euro al chilometro, il triplo dei costi francesi o spagnoli. Quasi otto volte più di quanto costò in valuta attuale l’Autosole.
    GIAN MARIA GROSS PIETRO – copyright pizzi

    Un incubo. Le statistiche infatti non lasciano dubbi sul modo in cui vanno a finire queste cose. Nei primi nove mesi del 2009, per esempio, furono depositati 132 lodi arbitrali: nel 98% dei casi perse lo Stato. Tanto, non paga Pantalone? Nei 279 arbitrati fra il 2005 e il 2007 non era andata poi diversamente: 15 vittorie per lo Stato, 264 (pari al 94,6%) per i privati.

    Un andazzo tale da far scrivere dalla fondazione «Italiadecide» che le imprese si sono dotate di «apparati legali spesso più forti e attrezzati di quelli tecnico-operativi. Il principale ris ultato negativo è una sorta di indifferenza al risultato».

    Domanda: siamo sicuri che i 468 milioni che solo giovedì scorso, tra gioiose dichiarazioni di sollievo, sono stati finalmente sbloccati dal Cipe, finiranno in ghiaia, massicciate e asfalto e non verranno prosciugati dai risarcimenti?

    È quello che chiede, pressoché solitario, Giuseppe Rossodivita, il capogruppo dei Radicali in Regione che da settimane tempesta il Consiglio di interrogazioni. Rimaste tutte, misteriosamente, senza risposta…

  7. pensare di risolvere il problema del traffico allargando e costruendo nuove strade è come pensare di riempire una bottiglia con un imbuto più grande! L’unico risultato e che la riempi più velocemente!
    La corretta disamina del post di Vincenzo Serra fa comprendere come certi problemi vengono acuiti per creare emergenze speculatorie, le procedure di corsi e ricorsi giuridici sugli appalti pubblico-privati sono preventivate pensate prima, cioè ragionati studiati e messi a punto come bombe ad orologeria poi farli scoppiare a proprio vantaggio a discapito di tutti, ecco svelata la vera crisi italiana che nulla a che vedere con quella internazionale, i NOSTRI DENARI vengono DISSIPATI da CRICCHE di PROFESSIONISTI degli AFFARI BORDERLINE dove tutti e dico TUTTI sinistra centro e destra (ed altri poteri temporali) ci ficcano le mani per svuotare le tasche dei cittadini che ignari continuano a votare il signor tizio il partito caio e pagare il 5permille in opere pie.
    Mi dite perfavore a questo punto qual è la differenza tra gli pseudo politicanti amministratori e Wanna Marchi? Grazie per le risposte.