Anche il pesce diventa bio: al Circeo specie con qualità nutrizionali eccezionali

01/03/2017 di

[ad id=”108857″] Sempre più bio sulle tavole degli italiani. Il 2016, non a caso, ha registrato un incremento del 21% degli acquisti: ortofrutta, carne e formaggi. Ma il pesce? Spigole e orate da allevamenti biologici stentano purtroppo ad affermarsi, sia sul fronte dell’interesse dei produttori, sia su quello del gradimento dei consumatori.

Proprio per questo il Crea, con il suo Centro di Zootecnia e Acquacoltura, ha condotto, in collaborazione con l’Istituto di Ricerca sulla crescita economica sostenibile del Cnr, il Progetto Sanpei II – «Sano come un pesce biologico italiano II: valorizzazione dei prodotti da acquacoltura biologica italiana nella ristorazione collettiva pubblica». Lo rende noto il Crea, nel sottolineare che il progetto, durato 36 mesi e finanziato dal Mipaaf, ha inteso favorire l’adozione di modelli produttivi sostenibili in acquacoltura, a cominciare da quello biologico, nonché incentivare i consumi nella ristorazione collettiva pubblica.

I risultati sono stati presentati nel convegno conclusivo che si è tenuto a Roma, presso la sede centrale del Crea. Sul versante della produzione, Sanpei 2 ha affrontato e studiato per la prima volta una possibile futura fonte sostenibile di giovanili per avviare le produzioni biologiche locali, mediante la creazione di parchi riproduttori provenienti dalle numerosissime aree lagunari presenti sul territorio italiano.

Infatti, sono stati prelevati dai laghi costieri del Parco Nazionale del Circeo giovanili selvatici di specie marine di interesse commerciale per creare un parco riproduttori biologico e poi sono stati verificati gli effetti sulla qualità del prodotto, dopo un periodo di allevamento sperimentale in regime biologico.

Le analisi svolte hanno evidenziato come i giovanili selvatici di orata, provenienti da ambienti lagunari di alto valore ecologico, rispetto a quelli provenienti dagli allevamenti intensivi, presentino una qualità nutrizionale migliore in termini di valori più elevati di acidi grassi omega-3 come nel rapporto omega-3/omega-6 oltre che di alcuni macro e micro-elementi (sodio e magnesio, rame e ferro). Inoltre, in collaborazione con le associazioni di categoria del settore, è stato messo a punto e distribuito un questionario destinato alle imprese associate, volto ad inquadrare le problematiche che impediscono lo sviluppo dell’acquacoltura biologica in Italia, come ad esempio i costi di produzione e di certificazione, i mangimi poco performanti e la ancora scarsa domanda del mercato.

Per quanto riguarda il consumo, invece, Sanpei II ha effettuato un’analisi della filiera, dai produttori alle mense scolastiche e universitarie, in comuni metropolitani e costieri, sia valutando i costi di approvvigionamento, distribuzione e preparazione, sia verificando la fattibilità tecnica, logistica e organizzativa. I risultati mostrano che è fattibile e conveniente introdurre pesce fresco di allevamento invece di prodotto surgelato della pesca di specie intensamente sfruttate. E d’altronde, un’indagine effettuata su 1176 studenti, fruitori delle mense universitarie della Sapienza di Roma e del Politecnico di Torino, ha rivelato che il 20% del campione non prende mai pesce in mensa perché lo reputa di cattiva qualità, ma il 60% (il 27% tra quelli che non lo prendono mai) sarebbe disponibile a pagare di più per avere pesce di maggiore qualità. Sul campione, inoltre, è stato sperimentato con un buon gradimento il pesce intero al cartoccio (spigola a Roma e trota a Torino), una preparazione che permette di risparmiare i costi della lavorazione in filetti, per reinvestire sulla qualità del prodotto scelto.

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