Scuole, Latina tra i comuni italiani che spendono meno per la manutenzione

03/02/2017 di

Scuole vecchie, scarsa manutenzione, problemi che si ripresentano ciclicamente. E un numero che mette paura: 18 milioni di euro, tanto servirebbe per rimettere in sicurezza i 72 plessi di competenza comunale. In base ai dati del 2014 Latina risulta alla posizione 5.239 su 7.745 comuni italiani nella speciale classifica, elaborata da Openpolis, in riferimento alle spese sostenute annualmente per l’istruzione. Appena 60,53 euro pro capite l’importo della spesa inserita nel bilancio di esercizio di tale annualità. Somma ben distante dai 237,09 euro pro capite di Bolzano e i 209,73 di Forlì, realtà amministrative che si piazzano rispettivamente alla prima e alla seconda posizione della graduatoria standardizzata su comuni con una popolazione compresa tra le 50 mila e le 200 mila unità; classifica che registra una media di spesa pro capite pari a 75 euro e in cui il capoluogo pontino si inserisce tra le ultime posizioni: 79° su 126. Neanche spostando il punto di osservazione sul territorio laziale, lo scenario non sorride a Latina: 262° su 358. Una forbice abbastanza evidente con i 123,02 euro pro capite spesi ad esempio da Frosinone.

Trend al ribasso di spesa ed investimenti. Con gli anni le passività e i debiti dell’ente si sono accumulati, e tra le varie voci di spesa su cui si è andato progressivamente a tagliare c’è appunto quella dell’istruzione. Sono quasi 110 i milioni spesi a partire per dal 2005; ma se in quell’anno quel capitolo di spesa registrava un conto di 11.243.408, nel 2015 l’esercizio si è chiuso con 6.374.121 euro destinati a tale capitolo di spesa: quasi la metà. Sono queste le dimensioni di tale crollo verticale, con una matrice comune: oltre ad un ribasso della spesa corrente, gli effetti dell’austerity hanno interessato soprattutto la voce degli investimenti. Sebbene a Latina, visti i giochi di cassa destinati ad interessi dei soliti noti (vedasi Latina Calcio), venga quasi da ridere nel provare a giustificare tali restrizioni economiche inserendole in una logica di equilibri di conti, quello del capoluogo è altresì una traslazione territoriale della realtà nazionale italiana. Il Bel Paese infatti si attesta all’ultimo posto in Europa per somme stanziate nel campo dell’istruzione: solamente il 7,9% del Pil. Al netto del disinteresse amministrativo oramai certificato, sia a livello locale che nazionale, risulta difficile immaginare in che modo una realtà come Latina avrebbe potuto fare eccezione.

(Andamento di spesa per la funzione “Istruzione” dal 2005 al 2014 rapportato con la mediana della spesa media pro capite – clicca sull’immagine)

Soldi “spariti”. Ad ogni modo, risorse esigue fanno spesso il paio con l’assenza di programmazione. Il che porta a dover far fronte ad episodi emergenziali con degli aggiustamenti in corso, ovvero a colpi di variazioni di bilancio. Una prassi denunciata anche nell’ultimo Consiglio Comunale in cui quello della scuole è stato uno dei punti del contendere. Prendendo sempre in considerazione gli ultimi dodici anni, è accaduto in cinque casi: nel 2012, nel 2013, nel 2009, nel 2007 e l’ultimo proprio durante questi primi mesi dell’amministrazione Coletta, che ha corretto le previsioni per il bilancio 2016 redatto da Giacomo Barbato con altri 66 mila euro per arredi e piccola manutenzione, scongiurando il prelievo dal fondo di riserva paventato dalle opposizioni. Nelle restanti annualità, invece, – aspetto forse più rilevante – il rendiconto di esercizio non ha mai rispettato le voci di uscita messe nero su bianco nei vari bilanci di previsione. Con una variazione al ribasso, ovviamente. Ed ecco che, facendo due conti, emerge come le somme iscritte nei documenti di bilancio previsionale che non hanno trovato riscontro nel rispettivi consuntivi si aggirano sui 23 milioni di euro. Praticamente quella cifra che servirebbe ora per mettere in sicurezza e in uno stato di manutenzione ordinaria i plessi scolastici comunali.  Verrebbe da chiedersi dove sono finiti questi soldi, se e in quali capitoli di spesa sono stati indirizzati nei bilanci di fine esercizio. Un filo di Arianna che probabilmente nemmeno un intenso e certosino audit di un team di revisori dei conti riuscirebbe a dipanare.

Una strada in salita. Nicoletta Zuliani, consigliera Pd, nell’esporre la mozione sulle scuole, approvata all’unanimità dall’Assise, parlava di un milione e mezzo l’anno proprio per una riqualificazione degli edifici e la messa a regime dei servizi, a partire dal prossimo bilancio di previsione. L’ultimo consuntivo, a firma del commissario, ha toccato il minimo storico dal 2005, e il documento di previsione per il 2016 indica una spesa pari a 6.517.866 euro. Per intenderci, l’importo più basso dopo quello registrato nel rendiconto 2015. Gli stanziamenti da inserire nel prossimo previsionale dovranno superare lo scoglio delle verifiche di sostenibilità da parte del collegio dei revisori dell’ente, a cui spettare dunque l’ultima parola. Perché va bene la volontà di investire, ma amministrare vuol dire anche (spesso, in realtà) scontrarsi con la perentorietà dei numeri. Per ora di certo c’è solamente l’appiglio del tesoretto di 370 mila lasciato in bilancio dal commissario prefettizio per la manutenzione ordinaria e straordinaria. Ma i passi da compiere sono di ben altre proporzioni e la strada sembra piuttosto lunga, ed in salita.