VIDEO Damiano Coletta, l’amore per Latina e quel rigore non calciato

24/06/2016 di

Spesso una metafora, può racchiudere un significato maggiore di mille concetti, congetture e confutazioni. La metafora è uno strumento della retorica che raggiunge dei meandri semantici inarrivabili tramite i classici congegni del lessico e dell’ars oratoria.

Ed è proprio tale figura l’ariete che Damiano Coletta – durante l’intervista condotta ieri a Piazza del Popolo da Egidio Fia per LazioTV –  utilizza per provare a scardinare gli ultimi pregiudizi celati nell’animo dei più scettici. Lo sfondo calcistico anche stavolta domina la narrazione. L’episodio risale al 1987, scontro diretto tra Latina e Cisterna, che entrambe si giocavano il tutto per tutto per evitare la retrocessione. Coletta militava tra le fila della compagine cisternese, di cui era il capitano e rigorista designato. Nei giorni precedenti la partita Coletta annunciò all’allenatore della squadra che in caso di calcio di rigore, non se la sarebbe sentita di batterlo. Lui, latinense doc, aveva il cuore nerazzurro e amava, oggi come allora, la sua città. Il destino volle che in quella partita, a dieci minuti dalla fine, l’arbitro fischiò quel fantomatico rigore: lui,preso dal senso di responsabilità, afferrò la palla e si diresse verso il dischetto, ma il vice-capitano lo salvò in extremis in extremis da quella indesiderata incombenza, offrendosi di calciarlo al suo pesto. Ovviamente quel penalty non venne segnato, forse proprio perché il fato a volte è beffardo.

Stavolta il rigore l’hai tirato”, è il messaggio che mister Merchiorre, l’allora commissario tecnico del Cisterna, al nuovo sindaco di Latina. Ma probabilmente era tutta la città, con lui dagli undici metri, che domenica ha messo a segno un rigore decisivo. Un rigore allo scadere dopo una partita passato all’angolo e giocata a centrocampo, che libera la squadra e i tifosi da tutti gli spettri della partita. Una partita che per Latina è stata più che combattuta e spigolosa, ma con un esito eclatante, che ha portato i latinensi domenica notte in piazza a festeggiare la caduta di un sistema amministrativo che ha ridotto la città nello stato attuale.

L’empatia dei cittadini con il nuovo sindaco sembra essere trasversale e forse supera anche quella che si ebbe con Ajmone Finestra quando ottenne il primo mandato. Un sentimento che pone le sue radici nel concetti di integrità e legalità, sponsorizzati dal leader di LBC sin dall’inizio della campagna elettorale, e rimarcati anche nell’incontro diretto da Fia. “Quando è scatta l’operazione ’Don’t touch’ abbiamo detto ‘finalmente!’  –  dichiara Coletta  –  La verità è che con queste cose la città ci ha convissuto, e si è girata dall’altra parte. L’ho già detto in occasione della campagna elettorale: l’integrità, l’etica, si misura anche dai comportamenti di tutti i giorni. E necessario prendere le distanze da certi personaggi ma anche atteggiamenti, come il voto di scambio. Una serie di reazioni a catena che ci ha portato nello stato di degrado in cui versa oggi la città. La risposta che è stata data indica la volontà di voler spazzar via tutto questo.”

Il dibattito ha riguardato anche le minacce ricevute da Coletta durante la campagna elettorale, un elemento tangente  al discorso di un sistema colluso con il malaffare, più volte denunciato da quest’ultimo. “La mia esperienza sportiva mi ha aiutato molto e mi ha insegnato a non reagire alle provocazioni, in questo caso premeditate. Ma sentivo un senso di responsabilità verso i cittadini. Rimanere con i nervi saldi era importante per la città. “

Ma il vero cavallo di battaglia, esempio appunto di moralità, integrità e dedizione sono stati i giovani di LBC, così quei giovani che hanno dato il loro sostegno a questa realtà del movimento. “I giovani sono una grande risorsa per questa città. Nel movimento sono stati loro la nostra forza, la nostra energia. Ed è da loro che bisogna ripartire.” Un elemento che deve far riflettere su quanto oggi Latina ha da offrire alle nuove generazioni, a partire dall’impiantistica usufruibile per attività culturale. La situazione di sovraffollamento della biblioteca Aldo Manuzio nei periodi di sessione d’esame è a tratti imbarazzante, come ha potuto direttamente constatare il neo sindaco: “Una biblioteca che non riesce a dare un posto a sedere agli studenti non può esistere”, le affermazioni dell’ex cardiologo del Goretti. E se si parla di spazi culturali non si può non far riferimento alla vicenda del teatro. “Ho già preso i contatti con il funzionario che se ne sta occupando. Non voglio sbilanciarmi e fare promesse che non possono essere mantenute, ma credo che ci sia possibilità di riuscire a riaprirlo per la prossima stagione”, annuncia.

Dunque giovani e cultura si configurano come aspetti centrali nella gestione amministrativa che ha in mente Coletta e la sua LBC. Il tutto, come già detto, posto sotto l’egida della trasparenza e dell’integrità.  Un concetto che Coletta va a riassumere ancora una volta con una metafora calcistica racchiusa nell’aneddoto che ha visto il figlio di Giacinto Facchetti  –  ex-capitano della Grande Inter di Herrera e, nei ultimi anni di vita, presidente della squadra milanese di cui il nostro sindaco è tifoso   – due giorni prima del ballottaggio, inviare al candidato di LBC una foto del padre che alza l’allora Coppa dei Campioni, con scritto “siamo con te”. “Facchetti è una figura al di sopra di tutto, aldilà della fede calcistica. Quella Coppa dei Campioni è un messaggio chiaro e mi ha fatto molto piacere.” Facchetti fece dello spessore morale la caratteristica che lo ha contraddistinto e che lo ha reso uno dei giocatori più amati del calcio italiano.

Il richiamo è forte. La metafora calcistica è efficace e fruibile. Il desiderio di trasparenza e legalità dei latinensi è tangibile, così come la speranza riposta nel nuovo leader civico della città.  Tutti insieme in un unico monolite politico e culturale che prescinde da precetti e dogmi ideologici. Affinché la tanto inflazionata “retorica della legalità”, con lo splendido rigore messo a segno dai cittadini e da LBC,  si traduca finalmente in azione politica, concreta e non metafisica.