Prodotto a Latina il nuovo farmaco Janssen contro l’Aids

25/02/2016 di
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Janssen_latinaNuova pillola “2 in 1” contro il virus dell’Aids. Janssen, azienda farmaceutica di Johnson&Johnson, annuncia l’arrivo sul mercato italiano di una nuova associazione a dose fissa in unica compressa di darunavir (inibitore della proteasi) potenziato con cobicistat (booster di nuova generazione) per il trattamento dell’Hiv. Il farmaco sarà prodotto in Italia per tutto il mondo, nello stabilimento di Borgo San Michele a Latina. Per questo Janssen ha recentemente avviato sul sito un investimento di 3 milioni di euro.

«Anche questo prodotto corrisponde alla precisa strategia di J&J di portare progressivamente a Latina tutti i farmaci per il trattamento dell’Hiv – afferma Luca Russo, direttore dello stabilimento Janssen di Latina – Questo grazie alla competitività del nostro impianto che garantisce affidabilità a pazienti critici come quelli affetti da Hiv, con ottimizzazioni anche sulle velocità di approvvigionamento ai mercati: Latina risponde al cliente in 6 settimane, contro una media di mercato di circa il doppio del tempo».

Il nuovo farmaco è indicato per il trattamento dell’infezione da virus dell’immunodeficienza umana-1 (Hiv-1), in persone dai 18 anni in su. «L’aspetto più rilevante – osserva Andrea Antinori, direttore Uoc Immunodeficienze virali dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma – è che per la prima volta è disponibile un prodotto della classe degli inibitori della proteasi», famiglia farmacologica «cardine nella gestione della terapia antiretrovirale, a dose fissa in singola compressa con cobicistat. Il farmaco è previsto in associazione a 2 inibitori nucleosidici della trascrittasi inversa, a loro volta combinati in un solo prodotto».

Gli inibitori della proteasi, come darunavir – ricorda Janssen in una nota -sono generalmente prescritti assieme a un booster o enhancer, cioè un farmaco che potenzia il loro profilo farmacocinetico. Nel caso specifico di questa nuova associazione, precisa Antinori, «cobicistat ha lo scopo di migliorare la concentrazione plasmatica di darunavir, in modo da favorirne l’efficacia terapeutica e migliorare il profilo di tollerabilità rispetto al precedente booster ritonavir».

Sono quindi attesi «vantaggi anche dal punto di vista dell’aderenza terapeutica», uno dei fattori chiave per l’efficacia della cura. «Il paziente cronico – sottolinea infatti l’esperto – è soggetto a potenziali resistenze ai trattamenti per svariati fattori: il numero di compresse quotidiane, la tollerabilità del regime terapeutico. L’aderenza, nonostante i progressi e le innovazioni degli ultimi anni, resta uno dei motivi determinanti del successo della cura e il numero di farmaci assunti nell’arco della giornata ricopre un ruolo importantissimo in questo senso».

Diversi studi sulle resistenze ai farmaci antiretrovirali hanno mostrato un fenomeno chiamato aderenza
selettiva, ossia «quella condizione – spiega Antinori – in cui una discreta quota di pazienti assume solo una parte del regime terapeutico, eliminando il farmaco percepito come più fastidioso. Tuttavia, va sottolineato che questa abitudine espone l’individuo a un rischio del 30-40% superiore di fallimento della terapia. Ad ogni modo, i regimi in singola compressa rappresentano una soluzione farmacologica al difetto selettivo di aderenza».