Campo Profughi di Latina, nuovi testimoni raccontano le loro storie

05/02/2016 di
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Ancora due giorni per sostenere il progetto su una pagina importante della nostra storia recente, quella del campo profughi di Latina. Guardate il promo con nuovo materiale filmato del 1973, trovato dopo una lunga ricerca.

campo-profughi-latina-storia-documentario-interviste-gasbarroniPre-acquistando il documentario con i contenuti extra si sostiene il lavoro di cameraman, fonici, montatori e di tutta la produzione impegnata in un progetto, che prevede anche la realizzazione di un libro, di un sito web dove i rifugiati possano caricare i loro documenti e storie e ritrovarsi. E anche di una performance teatrale con readings di documenti e testimonianze, fotografie, video e musica.

Dall’avvio della campagna, in coincidenza con il commovente e partecipato evento alla facoltà di economia dell’undici dicembre, tantissime sono le persone che mi hanno scritto da Latina e da tutto il mondo. I testimoni di Latina li ho invitati a parlare durante la serata, degli altri ho annotato ricordi, richieste e informazioni. Una esperienza umana ed emotiva struggente ed emozionante.

Thomas Wlodarek ad esempio aveva 5 anni quando nel 1987 è emigrato a Latina con i genitori e sono stati ospiti del campo per circa 2 anni. Vive ancora a Latina e ha tante storie e foto di quel periodo.

documentario-campo-profughi-latina-presentazione-emanuela-gasbarroniRoberto Berdowsky ci ha vissuto addirittura 10 anni con la sua famiglia. Sia lui che il figlio Marcello sono venuti la sera dell’evento e hanno raccontato. Vivono anche loro a Latina. Poi mi ha contattato Francesca Rolandi dopo aver letto la notizia del documentario . E’ una ricercatrice presso l’Università di Fiume e si occupa di un tema affine: richiedenti asilo stranieri in Italia, con un particolare focus sul quindicennio 1955-1970 e sui richiedenti asilo jugoslavi. Ha incrociato però anche il campo di Latina nei suoi documenti. Mi ha poi fatto un’intervista che è uscita su Qcode.

Mauro De Martino è invece un ragazzo di Latina che sta a Skopje. Mi ha scritto contento del progetto: “L’articolo che parla del passaggio di Tarkovskji mi ha molto emozionato. Negli anni 70 e primi 80, a Latina dopo le 8 di sera non si vedeva molta gente in giro, c’era un solo pub “da Rocco” dove ho passato molte serate. C’erano sempre i ragazzi del campo che ti raccontavano le loro storie, ti offrivano da bere , ti mostravano orgogliosi i jeans che finalmente si erano potuti comprare”. Mauro è un musicista, mi ha fatto ascoltare le sue composizioni e le musiche del mio film le comporrà lui.

documentario-campo-profughi-latina-presentazione-1Paola Di Lallo è di Latina e aveva un amico speciale che si chiamava Peter, che è poi andato in Francia. Ha conosciuto anche diversi profughi vietnamiti, li ha aiutati a trovare vestiti e cibo. E un paio di volte è stata loro ospite nel campo.

Sonia Manzi è una volontaria del centro Baobab di Roma e mi ha scritto perché molto colpita dalla mia ricerca nel passato che, forse, ha molto in comune col presente.

Giuseppe Bolognesi mi scrive che il padre ha lavorato come impiegato molti anni in quella struttura

E il dr. Salvatore Canzoniero mi ricorda che è stato il medico che ha gestito il servizio sanitario del centro emigrazione dai primi anni ’80 fino alla chiusura del centro.

Anche la ricercatrice Alessandra Mascia mi contatta e mi scrive “Il Museo del Contadino romeno di Bucarest, che oltre alla principale raccolta etto-folclorica del paese, ospita anche una sezione documentaria inerente agli anni della dittatura comunista, mi ha segnalato l’esistenza del suo documentario sul campo profughi di Latina, chiedendomi la cortesia di contattarla per avere, se possibile, una copia del film da mettere a disposizione del pubblico e degli studiosi che frequentano il museo. Peroro la causa molto volentieri, sebbene io non abbia titoli in merito, ma sarei molto felice di metterla in contatto con la direzione e in particolare con il professor Tudor Berza che ha avanzato la richiesta. Chissà che non sia possibile organizzare anche una proiezione del suo documentario a Bucarest; ho frequentato il museo durante un soggiorno di ricerca in Romania e sono stata impressionata dalle attività organizzate dalla sua cineteca, di cui sono stata un’assidua frequentatrice. Spero per altro di avere anch’io l’occasione di vedere in Italia o magari chissà proprio a Bucarest il suo documentario, sono molto curiosa di scoprire le storie di cui lei racconta.”

campo-profughi-latina-documentarioMi hanno poi scritto anche il prof Tudor Berza invitandomi per una proiezione a Bucarest. E Marco Manzi all’indomani dell’evento a Latina ha preacquistato il documentario con il crowdfunding e mi ha scritto: “Brava Emanuela. Ero in prima fila ieri sera. Mi sono emozionato. Non dimentico che negli utimi anni, quando il Campo non bastava più, c’erano profughi in tutti gli alberghi pontini. A me portarono fortuna. All’ hotel ristorante Casale delle Palme facevo il cameriere ai profughi per 800 mila lire al mese. Avevo 23 anni. Una fortuna per me e per quei tempi.

Guarda il mio indirizzo email: Marek. Come Marek Radke polacco, che alloggiava a Casale delle Palme. Dopo un appuntamento mancato all’aeroporto, ci siamo persi di vista. E’ un nome comune in Polonia. Non sono più riuscito a trovarlo. Australia, Germania. Niente.Finisci questo lavoro. Lo aspetto. In bocca al lupo!

campo-profughi-latina-refugee-campMaciej Michno è invece un disegnatore. Anche lui ha partecipato al crowdfunding e mi ha scritto: “Sono venuto a conoscenza del Suo progetto tramite un articolo della Repubblica. A proposito di questo tema: mia moglie è illustratrice, e abbiamo in “gestazione” un piccolo albo illustrato per bambini che racconti la storia della mia emigrazione dalla Polonia (ai tempi di Latina avevo 6 anni, era agosto 1987). Riguardo al campo di Latina in sé, ho pochi ricordi frammentari, e il campo in realtà non l’ho mai visto dall’interno. Quando siamo arrivati (con i miei genitori e mio fratello), un pomeriggio di inizio agosto 1987, il campo era pieno. Alcune  settimane dopo siamo stati trasferiti in Trentino, poi abbiamo avuto la fortuna di poter restare in Italia. Qualcosa però ovviamente lo ricordo.
Qualche anno fa, facendo ordine nei documenti, mi è venuto in mente di cercare qualche articolo del tempo che mi riguardi. Ho trovato qualcosa nell’archivio di Repubblica.

Rudy Svarosky dalla Repubblica Ceca in inglese mi scrive “Io ero al campo dal 1983 al 1984. So che tu stai cercando, io ho materiale video e fotografie. Sono tornato nel 2000 al campo con mio padre e c’erano gli uffici della Polizia. Molti i ricordi belli e brutti. Avevo sette anni.

E sempre dalla Repubblica ceca, ma in italiano “Le scrivo nel nome dei tre amici Cecoslovacchi (all’epoca), che stavano  insieme nel campo profughi di Latina nei anni 1987 – 1988. Io sono Ceca, mi chiamo Natasha M., oggi ho 53 anni, sono ex ballerina del Opera di Praga, oggi lavoro come manager per la compagnia Swarovski, un’altra ragazza è invece slovacca, abbiamo la stessa età e si  chiama Diana K. e il terzo amico e un ragazzo slovacco, oggi ha 47 anni, si chiama Lubomír B. Per la seconda metà di aprile stiamo organizzando un incontro a Latina, quindi se le fa piacere, ci possiamo incontrare e Le raccontiamo con grande piacere le nostre storie della vita”.

Sorin Sorescu mi scrive in inglese, ma mi chiede di rispondergli in italiano perché lo ricorda perfettamente. E’ stato al campo dal novembre 1980 al marzo 1981. Oggi è un docente alla Texas University.

Daniele Hohol mi scrive ” Non vedo l’ora di vedere questo film. Io sono nato al campo nel 1985. Mia madre era una profuga polacca. Oggi vivo in Canada”. E uno che si firma in inglese “L’avvocato del diavolo” commenta su youtube ” Io ero nel campo nel 1987, dove tutto è cominciato per molte persone che erano scappate. Un nuovo inizio. Un inizio difficile … Si ripartiva da un campo, che consisteva di capannoni squallidi e fatiscenti, sovraffollati, sporchi e vecchi nel mezzo di terreni agricoli incolti, nascosti alla vista dietro un muro … Qui rifugiati hanno condiviso la loro miseria, sopportando, la brutalità burocratica, mentre coltivavano il sogno di una vita migliore”.

campo-profughi-latina-storia-documentarioE Adam che mi rintraccia su facebook mi racconta “Sono stato nel campo tra giugno 86 e aprile 87. Tuttavia, ho trascorso solo un mese al campo. Poi sono stato trasferito in un motel chiamato “Il casale”. Tanti ricordi.

L’ultima in ordine di tempo l’altra settimana è Annalisa Gonnella è una fotografa prestigiosa a livello internazionale, con laurea in filosofia, che da piccola abitava accanto al Campo profughi. La sua baby sitter era polacca e la portava spesso dentro il campo dove lei giocava felice con gli altri bambini presenti. Ci siamo incontrate a Latina alcuni giorni fa con Annalisa e si è rinnovata l’emozione.

La ricchezza dei racconti di queste vite credo vada diffusa e condivisa. In questi mesi ho anche lavorato allo straordinario materiale in pellicola di Gianni D’Achille che ha filmato la Latina degli anni settanta ottanta e novanta. Gianni era sicuro di non avere materiale del campo, ma dopo tanta ricerca abbiamo trovato una quarantina di secondi.

La scorsa settimana sono stata a Trieste a presentare ai broadcast Internazionali dell’est europeo il progetto. Tantissima attenzione da parte delle televisioni, con cui sono stati avviati accordi.

Ho creato la pagina Facebook aperta dedicata al campo profughi di Latina e al film per chi volesse seguire le varie evoluzioni.

Il 7 febbraio, è il mio compleanno e a casa mia a Firenze ci sarà una festa con gli amici e un reading con l’amico attore Lorenzo Degl’ Innocenti, foto e racconti di questa pagina importante della nostra storia recente che molti ignorano.

Siamo al 90% delle riprese poi si passerà al montaggio. Finora le istituzioni non hanno fatto molto per sostenere questo progetto. L’investimento finora è stato enorme. La Fondazione Migrantes che fa un lavoro sulle tematiche migratorie ci sta sostenendo per la realizzazione di un libro.

L’Archivio di Stato di Latina con la nuova direttrice Marilena Giovannelli sta seguendo con grande attenzione il progetto, la cui narrazione è possibile anche grazie all’imponente materiale fotografico e documentale dell’archivio. Le foto del mio promo sono dell’Archivio di Stato di Latina. Si spera anche negli sponsor privati, perché bandi pubblici ed europei non bastano.

Il ritorno in termini esistenziali, affettivi ed emozionali finora è stato gigantesco. Una vera ricchezza. Che spero arrivi con gli sguardi, le parole e le immagini .

Emanuela Gasbarroni

  1. Complimenti, un lavoro eccezionale ….non c’è che dire.
    Io andavo a scuola all’Immacolata ,tutta la scuola del l’obbligo dal 1978 al 1990 e ricordo perfettamente che all’asilo venivano dei piccoli coetanei ch vivevano al campo uno era piu o meno mio coetaneo e ricordo che si chiamava come me,ho anche delle foto è una di queste vestiti da carnevale.
    Sono rimasto senza parole in positivo e questo non mi capita spesso,grazie.