Delitto del Circeo, la Procura di Roma riapre il caso: sarà riesumata la salma di Andrea Ghira

15/01/2016 di

andrea_ghira_circeoSi riapre il tragico caso del massacro del Circeo: la trasmissione di Rai3 Chi l’ha visto? rende noto che la Procura della Repubblica di Roma ha disposto la riesumazione della salma di Andrea Ghira, sepolto come Maximo Testa De Andres nel cimitero di Melilla.

Oltre al legale della famiglia di Rosaria Lopez, avvocato Stefano Chiriatti, autore dell’esposto, sono in Spagna la sua consulente genetica Marina Baldi e i professori Giuseppe Novelli e Giovanni Arcudi designati dalla Procura.

TECNICHE AVANZATE PER IL DNA. La procura di Roma ha disposto la nuova riesumazione dei resti di Andrea Ghira per verificare, alla luce delle più aggiornate e sofisticate tecnologie, se si tratti con assoluta certezza proprio di lui. Gli esami del dna eseguiti nel 2005, infatti, si conclusero con la dichiarazione che i resti erano, con buona approssimazione, di Andrea Ghira. Ora, con le nuove tecniche scientifiche, sarà possibile stabilire senza ombra di dubbio se l’uomo sepolto nel cimitero di Melilla, enclave spagnola in Marocco, è proprio del massacratore del Circeo. La riesumazione, decisa dal pm Nicola Maiorano, avverrà tra oggi e domani. Il dna prelevato dai resti sarà comparato con i campioni dei familiari già acquisiti nel 2005.

LA FAMIGLIA LOPEZ VUOLE RISPOSTE. «Ci aspettiamo che si dica una parola definitiva sulla vicenda». Così l’avvocato Stefano Chiriatti, legale della famiglia di Rosaria Lopez, commenta all’Adnkronos la decisione della procura di Roma di disporre la riesumazione della salma di Andrea Ghira, uno dei tre autori del massacro del Circeo, sepolto come Maximo Testa De Andres nel cimitero di Melilla. La sorella di Rosaria Lopez, «Letizia ha sempre manifestato dubbi sulla morte di Ghira – spiega il legale che si trova in Spagna – ha sottoposto la questione alla procura ed è stata disposta la riesumazione. Sulla base di due perizie tecniche di cui dispongo e che ho sottoposto all’attenzione dell’autorità giudiziaria ci sono alcuni dubbi e perplessità che possono essere sciolti oggi con nuove tecniche». «Ci aspettiamo un suggello definitivo sulla vicenda», conclude il legale.

COSA ACCADDE. E’ il pomeriggio del 29 settembre 1975 quando Rosaria Lopez e Donatella Colasanti si incontrano a Roma con Gianni Guido e Angelo Izzo per fare una gita verso il mare. A bordo di una FIAT 127 bianca, i quattro ragazzi giungono a Villa Moresca a San Felice Circeo, di proprietà della famiglia Ghira, dicendo che Andrea sarebbe arrivato dopo poco. L’arrivo alla villa coincide per le ragazze con l’inizio dell’inferno. Dapprima rinchiuse nel bagno, poi a turno torturate e seviziate. Dopo molte ore, Rosaria Lopez viene annegata nella vasca da bagno. Donatella Colasanti, dopo essere stata più volte colpita con molta forza, riesce a sopravvivere fingendosi morta. E’ oramai la sera del 30 settembre: Gianni Guido, Andrea Ghira e Angelo Izzo caricano le due ragazze nel baule dell’automobile e tornano a Roma. Parcheggiano in via Pola e vanno a mangiare. La salvezza di Donatella arriva nel momento in cui i suoi richiami vengono uditi da una pattuglia.

IL PROCESSO. Sono stati tutti condannati all’ergastolo con sentenza definitiva. Ghira riuscì a fuggire prima del processo; gli inquirenti hanno recentemente affermato di aver trovato la sua tomba in Spagna. Non è confermata l’identità della salma. Guido ha avuto la pena ridotta a 30 anni. Izzo, uscito dalla prigione, si è recentemente reso colpevole di un duplice omicidio.

IL MISTERO DI GHIRA. Andrea Ghira, classe 1953, è considerato l’ideatore del massacro del Circeo. Un giallo di cui ha custodito i segreti fino alla morte, o presunta morte. Perché da anni resta in piedi il dubbio che il cadavere individuato non sia il suo. Secondo la ricostruzione Ghira è morto a causa di una overdose da eroina il 2 settembre 1994 dopo che si era arruolato nel «Tercio», la legione straniera spagnola dalla quale era stato espulso, nel 1993, proprio a causa dei problemi di droga.

I dubbi crescono dopo una foto scattata dai carabinieri del Ros a Roma nord, davanti alla casa di una prostituta, il 16 novembre 1995, un anno dopo la presunta morte di Ghira. Si vede un uomo con la barba che assomiglia tanto a Ghira. Ma il medico legale Carla Vecchiotti all’epoca disse che il dna del corpo sepolto è proprio quello di Ghira. Un appello ad approfondire la vicenda arrivò da Donatella Colasanti, la donna scampata al massacro e poi morta di cancro. Il libro «Tre bravi ragazzi», di Federica Sciarelli, è un atto di accusa: «L’esame del dna è stato effettuato da persona non imparziale», riferendosi a legami del medico legale con la famiglia Ghira. L’esame della fotografia scattata al corpo di Ghira presenta anomalie che vanno dalla corporatura dell’uomo alla posizione scomposta in cui non dovrebbe trovarsi.

Ora la decisione di riesumare la salma a caccia di una verità che sembrava ormai impossibile.

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