Lollo torna a Perugia per l’interrogatorio. Amatore: Le sentenze erano scritte da altri

07/10/2015 di
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antonio-lolloOggi l’ex giudice Antonio Lollo sarà ascoltato nuovamente a Perugia durante l’incidente probatorio che ha fatto emergere già nuovi inquietanti dettagli sul giro di mazzette al tribunale di Latina. Oggi Lollo dovrà rispondere alle domande degli avvocati in sede di controesame.

Intanto sulla stampa emergono le dichiarazioni del giudice Roberto Amatore, recentemente trasferito in Cassazione, il quale fu sentito dai magistrati perugini nel marzo scorso subito dopo l’arresto di Lollo e suoi complici.

Amatore parla di comensi di 100.000 euro quando il massimo previsto era 7.179 euro. Amatore racconta di aver posto la questione al il presidente Giuseppe D’Auria che poi convocò un collegio  che dispose l’annullamento della liquidazione stabilendo poi un compenso di 28.900 euro per entrambi i Ctu.

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Roberto Amatore

Amatore racconta anche che «Lollo era solito redigere le sentenze di fallimento su un modello prestampato, contenente una motivazione standard e perciò solo apparente, da personale della cancelleria». Sentenze “preconfezionate” e in alcuni casi redatte da altre persone. «Ebbi conferma – dice Amatore riferendosi a una di queste sentenze – che era stata redatta da una dipendente del Tribunale». Da qui la segnalazione di Amatore a D’Auria il quale «ottiene conferma dall’ufficio della prassi di Lollo, ma tuttavia non fece nulla».

Stesso discorso per il successore di D’Auria, Catello Pandolfi, attuale presidente del tribunale. «Dinanzi alle mie doglianze – racconta Amatore ai magistrati – il presidente mi riferì che non se la sentiva di avviare un procedimento disciplinare nei confronti di Lollo in quanto tutto sommato si era limitato a proseguire una prassi invalsa negli uffici fallimentari di Latina da molto tempo».

Il Messaggero ricorda anche una dichiarazione di Lollo nel suo interrogatorio che conferma la prassi di far scrivere le sentenze ad altri. «E’ vero che l’avvocato Falconi mi ha aiutato a redigere provvedimenti giurisdizionali che io ho firmato e che in alcuni casi li ha scritti lui di suo pugno, ma ciò non avveniva nell’ambito di un accordo corruttivo come riferito a mia moglie in una intercettazione. Io mi fidavo di lui e gli affidavo la relazione di tali provvedimenti perché non avevo tempo e voglia perché io pensavo solo a fare soldi».

La domanda è ovvia: queste sentenze possono ancora considerarsi legittime?